Economia

Saccomanni mente: “In Italia recessione finita”

Questa notizia è stata scritta più di un anno fa old news

ROMA (WSI) – Fatto: nel corso del secondo trimestre il Pil italiano segna l’ottavo calo consecutivo – la serie più lunga dagli anni ’90 – e perde su base annua -2%.

Fatto: il rapporto debito/Pil italiano, destinato tra l’altro a crescere, è peggiore dai tempi di Benito Mussolini.

Altri dati di una lista lunghissima: tasso di disoccupazione al 12,2%, record dal 1977, ergo in 36 anni, con un esercito di disoccupati che ormai ha superato le 3 milioni di unità. Italiani che non vanno in vacanza, datori di lavoro che non riescono a pagare gli stipendi, aziende che falliscono a ritmi record, banche che continuano a non erogare credito, gente che non riesce ad arrivare a fine mese, tasso di povertà in ascesa.

Su Bloomberg, in un articolo intitolato “Se pensate che l’Europa vada bene, guardate l’Italia”, l’economista Simon Johnson si chiede in che modo il governo Letta troverà il denaro per ricapitalizzare il settore bancario: se infatti gli istituti di credito non sono in grado di prestare soldi, chi si impegnerà a farlo?

Ma in tutto questo scenario, il ministro dell’economia Fabrizio Saccomanni racconta una bella favola agli italiani (a cui non crede nessuno), affermando che “la recessione è finita” e continuando a dire che “l’economia entrerà in ripresa, siamo a un punto di svolta del ciclo”.

Ancora, Saccomanni ritiene che le previsioni di un Pil a -2% nel 2013 siano troppo pessimistiche. “Credo di sì – dice, intervenendo a Sky Tg24 Economia – e credo il dato risentisse della stasi politica che ha caratterizzato l’economia fino a maggio; a quel punto pero’ c’è stato l’effetto delle misure di rilancio”.

Ma come giustifica Saccomanni questa ventata di ottimismo? In che mondo vive? “Credo che il dato importante di oggi (ieri per chi legge, dato Pil), è che gli economisti stimavano un calo dello 0,4%, invece il risultato è stato -0,2%. Credo che se riusciamo ad avere un segno positivo nel quarto trimestre renderemo più semplice la gestione dell’economia e della finanza pubblica”.

Evidentemente, gli avvertimenti che arrivano da altri istituti mondiali, agenzie di rating, Fmi e Ocse, non hanno alcun valore. Proprio per uno strano gioco del destino, o meglio di tempismo, lo stesso Fondo Monetario, poi, ha appena lanciato un ‘profit warning’ sulla Germania.

Le prospettive di crescita nel 2013 e 2014 per l’economia tedesca restano “fortemente legate a una graduale ripresa dell’intera zona euro” e a una “riduzione dell’incertezza” sul piano finanziario. Se verranno a mancare queste caratteristiche saranno guai anche per la locomotiva d’Europa.

Le stime per l’anno in corso, osserva il rapporto diffuso ieri, sono proiettate “allo 0,3%, al di sotto del reale potenziale di Berlino”, mentre il 2014 tornerà a essere florido. La Germania, ricorda ancora il Fondo, è un Paese fondamentale per la ripresa duratura nell’area euro e per il riequilibrio” dell’economia globale.

Le autorità politiche italiane dimenticano anche la decisione di Standard & Poor’s di tagliare il rating dell’Italia con outlook negativo. Saccomanni dice che “gli economisti sono famosi per non cogliere a pieno i punti di forza del ciclo”. Per poi aggiungere però: “I soldi non ci sono. Abbiamo detto più volte che non vogliamo incrementare ulteriormente il debito dello Stato e non vogliamo aumentare le tasse”.

Favola dunque piena di contraddizioni, critiche agli economisti. Ma ne saprà qualcosa il Fondo Monetario Internazionale quando, tagliando le stime di crescita globale, ha detto che l’Italia farà peggio della Spagna?

Ne saprà qualcosa l’Ocse, quando afferma che la situazione in Italia rimane ancora fragile e quando dice che il debito è troppo alto?

Ma nel corso di una colazione di lavoro tra il premier Enrico Letta, il ministro Fabrizio Saccomanni e il Governatore di Bankitalia Ignazio Visco a Palazzo Chigi, si parla di segnali di ripresa dell’economia italiana, che “sono reali”, riguardo all’autunno. E si parla anche – questa è forse la parte più ridicola di tutta la relazione – delle banche italiane, a loro avviso in buona condizione di salute.