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Rating Italia declassato a quasi spazzatura

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L’agenzia di rating Egan-Jones, considerata la migliore, piu’ indipendente e affidabile sul mercato finanziario dei capitali, ha tagliato il rating sul debito sovrano dell’Italia a CCC-plus da B-plus, citando la crisi finanziaria dei governi regionali (Sicilia), i problemi del sistema bancario e l’economia sotto pressione. Il declassamento e’ stato annunciato dopo la chiusura della Borsa di Milano.

“La capacita’ dell’Italia di supportare in modo indipendente le sue banche e’ da mettere in questione data la debole condizione delle banche e del paese”, scrivono gli analisti di Egan-Jones in un comunicato, specificando che il rating del paese comporta un “outlook negativo”. “Il paese e’ al momento in recessione con una contrazione economica negli ultimi due trimestri”.

Secondo l’agenzia di rating Usa, l’Italia e’ al centro della crisi nell’eurozona, con il costo per rifinanziare il suo enorme debito (quasi 2 trilioni di euro) balzato (“jumping”) sulle paure di un contagio mentre la situazione in Spagna si sta deteriorando.

Episodio emblematico delle crescenti preoccupazioni riguardanti i governi comunali e regionali del paese – si legge – la Sicilia ritardera’ il pagamento degli stipendi ai parlamentari della Regione e postporra’ i pagamenti delle pensioni fino a quando non ricevera’ il denaro promesso dal governo centrale di Roma.

Standard & Poor’s ha assegnato all’Italia l’ultima volta un rating di BBB-plus, Moody’s Investors Service ha dato un voto Baa2 mentre Fitch (francese) e’ l’agenzia che assegna all’Italia il rating piu’ alto: A-minus. Tutti e tre i rating sono accompagnati da un outlook “negativo”.

Poiche’ di solito Egan-Jones anticipa sempre le altre agenzie (e’ piu’ piccola, piu’ seria e non ha conflitti di interessi) secondo alcuni osservatori a New York e’ probabile che nel giro di 2-3 mesi anche le tre big (molto screditate) seguano a ruota con un giudizio sull’Italia negativo come quello espresso oggi.

Egan-Jones e’ indipendente perche’ non e’ pagata dalle aziende o dai paesi che emettono bond (corporate e sovrani), i quali quindi hanno “influenza zero” sul rating. Esattamrntr il contrario di cio’ che avviene per Standard & Poor’s, Moody’s Investors Service e Fitch. La missione di Egan-Jones – si legge sul website della societa’ presieduta da Sean Egan – “e’ di assistere i clienti istituzionali sul fronte buy (acquirenti dei bond) grazie a un rating creditizio accurato, avverso al rischio, attento alle esigenze del mercato e con valore predittivo. Saranno poi i clienti a preoccuparsi del resto”.

Ecco cosa hanno scritto, in sintesi, gli analisti di Egan-Jones sul rating dell’Italia (ATTENZIONE: WSI non pubblica questa notizia in Insider, come di solito accade per news esclusive riservata agli abbonati, perche’ riteniamo sia questione di interesse nazionale):

L’Italia con i suoi governi regionali ha bisogno di rifinanziare approssimativamente 183 miliardi di euro nel 2012 e 214 miliardi di euro nel 2013 e molto probabilmente, senza un intervento esterno, dovra’ far fronte a un aumento dei tassi e a difficolta’ di accesso al mercato dei capitali. I rendimenti del bond a 10 anni sono vicini al 6.5%; i tassi sono saliti nonostante precedenti acquisti della Banca centrale europea. Futuri interventi da parte della Bce e del Fmi metteranno a disposizione un po’ di liquidita’ ma potrebbero rendere subordinati i vecchi creditori. L’Italia non puo’ rifinanziare tutto il suo debito se l’economia Ue va in recessione. Il rapporto debito/pil continuera’ a salire e il paese rimarra’ sotto pressione.