Società

Quando la creazione di moneta diventa un crimine contro i popoli

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New York – Il diritto di battere moneta e’ un “regalo reale”. Le banche centrali di Stati Uniti e Inghilterra mettono denaro a disposizione dei loro stati a tassi convenienti e quando ne hanno bisogno. L’Europa invece non ha ancora ben chiara la differenza tra liberalismo e perdita di sovranita’.

Per evitare che la politica demagogica defraudasse il cittadino formica in nome del cittadino cicala, l’Europa con l’articolo 123 del trattato europeo ha confiscato questo diritto (di battere moneta per aiutare lo stato), come denuncia un docente di Finanza ed Etica sul quotidiano Les Temps.

Il prestito a uno stato dipende dalla buona volonta’ del prestatore e il tasso di interesse cambia in funzione del rischio di default dello stato. Il regalo messo a disposizione ha un costo che non rappresenta il rischio di credito e puo’ essere fatto alle banche, alle imprese o agli Stati. La questione etica risiede nella scelta congiunturale del beneficiario del regalo.

A dicembre 2011, per esempio, la Bce ha prestato 489 miliardi di euro alle banche a tre anni, che secondo il Financial Times saliranno presto a 1.000 miliardi. Sono le cifre del regalo. In termini numerici, su un totale debitorio di oltre 270 miliardi di euro, gli aiuti alla Grecia ammontano a 145 miliardi di euro e prevedono l’intervento del braccio operativo della Bce, il fondo salva stati.

Se non fossero sostenute dalle acrobazie della Bce e accompagnate sotto braccio da Francoforte, le banche versebbero in questo momento nello stesso stato dell’Italia, o forse peggio, della Grecia, scrive il professore dell’Universita’ di Grenoble Denis Dupre’. Mille e 500 miliardi al tasso dell’1% invece del 7%, corrisponde a un regalo da 90 miliardi su tre anni.

Il vero problema e’ che questo meccanismo non e’ nemmeno produttivo. Le banche non prestano piu’ alle societa’, acuendo la crisi. Cinicamente possono persino pensare a riacquistare azioni proprie per far salire i livelli di capitale e attirare nuovi azionisti, quando vogliono e quando ne hanno bisogno. E dopo l’entrata in vigore delle norme di Basilea III succede sempre piu’ spesso.

L’ossessione della Bce per la salute delle banche, a cui va riservato il regalo, domina anche la questione della liberta’ democratica dei cittadini. L’Europa reagi’ mollemente alle violazioni della liberta’ di stampa in Ungheria nel 2010, ma ora che il governo vuole ristabilire una certa indipendenza dall’Unione economica e monetaria, aumentando i poteri della banca nazionale, Bruxelles ha condannato senza appello l’esecutivo di Budapest.

Il miliardario Soros ha chiesto che la Bce presti denaro all’1% a Italia e Spagna, non alle banche. Ma non e’ all’ordine del giorno. Senza questi aiuti, gli Stati in difficolta’ sono condannati di fatto al rimborso massimo cosi’ come calibrato e deciso dalla troika composta da Ue, Fmi e Bce.

Dopo la lettera della Bce inviata nell’agosto dell’anno scorso al governo Berlusconi per chiedere misure di austerita’, in Grecia i salari pubblici sono stati fatti scendere del 40%, il 25% delle piccole imprese e’ fallito e vengono chiesti ulteriori sforzi.

A gennaio 2012 la Germania ha persino proposto di mettere la Grecia sotto tutela, inviando un commissario europeo che disponga del diritto di veto sulle decisioni riguardanti il budget.

Le banche greche hanno 48 miliardi di dollari di bond ellenici in pancia e in caso di ristrutturazione andrebbero in crisi nera, visto che un’ipotetica perdita del 30% del capitale vorrebbe dire perdite per 15 miliardi rispetto a riserve di appena 28,8 miliardi di dollari. Altri 22 miliardi di bond sono in mano a Fondi pensione greci che andrebbero in rosso. Dei restanti 270 miliardi di debito del Partenone, 130 sono in mano a investitori pubblici (official creditors come Bce, Fmi, Ue e Banca Mondiale) mentre i restanti 140 miliardi sono in mano a privati, dove spiccano le banche francesi con 63 miliardi, le tedesche con 40 miliardi, le britanniche con 15,1, le portoghesi con 10,8 mentre le italiane hanno solo 4,7 miliardi di dollari, secondo i dati di fine 2010.

I cittadini e i manager d’impresa devono battersi perche’ questi 270 miliardi non siano versati nelle casse delle banche. O e’ forse meglio aspettare un ritorno dei colonnelli in Grecia per chiedere la modifica dell’articolo 123 del trattato europeo che vieta la creazione monetaria per gli stati?

Nel 2007, all’inizio della crisi, poteva essere letta come una sorta di sottomissione a una condizione di servitu’ volontaria, con l’obiettivo di non schiacciare gli interessi privati o non dover rinegoziare un trattato che di per se’ e’ molto complesso. Cinque anni piu’ tardi, si puo’ considerare a tutti gli effetti un crimine contro i popoli.

Denis Dupré e’ professore di finanza e etica, titolare della poltrona di manager responsabile dell’Universita’ di Grenoble