Economia

Fondo pensione, al lavoratore conviene anche dopo i cali del 2022

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La previdenza complementare resta la scelta migliore per un lavoratore, nonostante i crolli registrati dai fondi pensione nel 2022 (come avvenuto anche a tutti gli altri asset). Questo perché, al netto dei cigni neri che possono capitare e hanno un impatto su ogni tipo di investimento, decidere di puntare sul Tfr e rinunciare alla pensione integrativa offre ricavi minori nel tempo.

Un anno da dimenticare per i fondi pensione

Nel 2022 i rendimenti dei fondi di previdenza integrativa a causa del calo dei mercati azionari e del rialzo dei tassi di interesse sono stati fortemente negativi, mentre il Tfr si è rivalutato dell’8,3%. A rivelarlo è la Covip. I rendimenti netti sono stati pari al -9,8% per i fondi negoziali, al -10,7% per i fondi aperti e del -11,5% per i PIP (Piani pensionistici individuali) di ramo III. Valutando i rendimenti dal 2013 al 2022 il rendimento medio annuo composto, al netto dei costi di gestione e della fiscalità, è stato del 2,2% per i fondi negoziali, del 2,5% per i fondi aperti a fronte di una rivalutazione del Tfr del 2,4%.

Che cos’è la previdenza complementare

La previdenza complementare, disciplinata dal D.lgs. 5 dicembre 2005 n. 252, rappresenta il secondo pilastro del sistema pensionistico, il cui scopo è quello di integrare la previdenza di base obbligatoria o di primo pilastro. Essa ha come obiettivo quello di concorrere ad assicurare al lavoratore, per il futuro, un livello adeguato di tutela pensionistica, insieme alle prestazioni garantite dal sistema pubblico di base. La previdenza complementare è basata su un sistema di forme pensionistiche incaricate di raccogliere il risparmio previdenziale mediante il quale, al termine della vita lavorativa, si potrà beneficiare di una pensione integrativa.

Insomma, avere il supporto economico della previdenza complementare al momento della pensione può essere un qualcosa di molto positivo. Perché il tempo è il miglior alleato di ogni investitore, e può aiutare a cancellare anche annate negative come quella appena trascorsa. Garantendo la serenità finanziaria necessaria al lavoratore ormai in pensione.