Economia

Crypto, il CEO di Binance Zhao si dichiara colpevole di riciclaggio e si dimette

La bufera giuridica di Binance che ha travolto il mondo degli exchange di criptovalute si è conclusa con le dimissioni del fondatore e CEO Changpeng Zhao e con la sua ammissione di colpa di riciclaggio di denaro. La società, oggetto di indagini negli Stati Uniti dal 2020, si impegna a pagare sanzioni superiori a 4 miliardi di dollari. Mentre Zhao dovrà saldare personalmente una somma di 50 milioni di dollari, come parte dell’accordo raggiunto con il Dipartimento di Giustizia americano e la Commodity Futures Trading Commission (CFTC).

L’accordo mette sì fine all’inchiesta della giustizia americana sulla violazione delle leggi anti-riciclaggio, ma non risolve l’indagine della Sec sulla violazione delle leggi sui prodotti finanziari, che resta aperta e in attesa di una soluzione e continua quindi a pesare sulle prospettive della società.

Il procuratore generale, Merrick Garland, ha dichiarato: “Binance è diventato il più grande exchange di criptovalute al mondo in parte a causa dei crimini che ha commesso. Ora sta pagando una delle più grandi sanzioni aziendali nella storia degli Stati Uniti“. Nonostante l’accordo, le autorità statunitensi stanno cercando di infliggere a Zhao la pena massima di 18 mesi di carcere, secondo quanto riportato dal New York Times.

Su Binance pendono accuse sia penali che civili. In particolare, Binance è accusata di violare leggi statunitensi sul riciclaggio di denaro, evitando di segnalare oltre 100.000 transazioni sospette con organizzazioni considerate terroristiche dagli Stati Uniti, tra cui Hamas, Al-Qaeda e l’ISIS. Analogamente, ha nascosto transazioni con siti web di materiale pedopornografico e ricevuto molto denaro ottenuto tramite ransomware, cioè dei malware che limitano l’accesso al dispositivo infettato e chiedono un riscatto. Attraverso tutte queste azioni Binance ha facilitato operazioni illegali e consentito a molti soggetti criminali di spostare sulla piattaforma denaro ottenuto in modo illecito.

La notizia della sanzione a Binance ha influenzato le oscillazioni nel mercato delle criptovalute e causato un crollo temporaneo, in particolare di Bitcoin che, tuttavia, è già tornato sopra quota 36.000 dollari, mantenendo i livelli elevati raggiunti alla fine di ottobre. La notizia segue l’incriminazione dei vertici di un altro exchange di criptovalute, FTX, tra cui il fondatore Sam Bankman-Fried che, messo fuori gioco, aveva temporaneamente favorito la rivale Binance.

“L’ammissione di colpevolezza da parte di Binance e del suo amministratore delegato Changpeng Zhao (CZ), ieri nell’aula di tribunale a Seattle, non ha sorpreso il mercato. È la conferma di evidenze che erano note tra commentatori ed esperti del mondo cripto: violazioni delle norme antiriciclaggio e delle sanzioni internazionali. La notizia arriva a poche settimane di distanza dalla condanna di Sam Bankman-Fried per il crack FTX e conferma che nel Far West del mondo cripto è arrivato lo sceriffo e la vita si fa dura per criminali e truffatori. Restano ancora alcuni nodi opachi da sciogliere, sia sul futuro di Binance adesso che CZ si è dimesso sia su altri operatori ancora “chiacchierati”, ma il mercato apprezza queste operazioni di pulizia e lo conferma il prezzo di Bitcoin, crypto-asset per eccellenza, che continua a crescere proprio in queste settimane. L’unica cosa di cui il mercato ha paura sono eventuali crack finanziari, buchi ed ammanchi, che possano venire fuori sulle piattaforme di scambio. Non è stata, infatti, ancora metabolizzata fino in fondo l’evidenza che non si possono lasciare i propri crypto-asset sulle piattaforme di scambio, ma vanno affidati a quegli intermediari che si sottopongono ad audit indipendente, hanno garanzie assicurative e sono in grado di fornire prova di riserve. Come noi di CheckSig”, ha commentato Ferdinando Ametrano, amministratore delegato di CheckSig, una fintech italiana che offre soluzioni Bitcoin e cripto per investitori privati e istituzionali.