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Azioni: il 2022 parte male. Gli indici che hanno perso di più a gennaio

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Dopo un 2021 eccezionale, il 2022 ha avuto un inizio più turbolento per le borse mondiali, anche se gli indici sono ancora vicini ai loro massimi storici sia negli Stati Uniti che in Europa.
Nel mese di gennaio, le Borse mondiali, con pochissime eccezioni (tra queste Londra, Ftse 100 +1,43%), mostrano un saldo negativo, il peggiore dell’inizio della pandemia.

 

Diversi i fattori che hanno fatto scattare le vendite in queste prime settimane del nuovo anno. A partire dall’annunciata decisione della Federal Reserve di alzare i tassi di interesse (si parla di quattro rialzi in un anno). C’è stata poi l’incertezza causata dalla pandemia: l’impennata dei contagi, causata dalla variante Omicron ha alimentato un sentiment di incertezza sulla fine della pandemia.
Non ha aiutato l’impennata dell’inflazione, che rischia di frenare i consumi. E, infine, la crisi tra Russia e Usa sulla questione Ucraina. Tutto questo, in un mercato, da molti considerato sopravvalutato ha rimescolato le carte.

Ma tra i principali indici mondiali, quali hanno fatto peggio?

  • Russell 2000 -12%
  • Nasdaq -11,98%
  • Shanghai -7,65%
  • S&P 500 -7%
  • Nikkei 225 -6,22%
  • Aex – Amsterdam -5,5%
  • Dow Jones -4,4%
  • Ftse Italia -3,35%
  • Dax -2,6%
  • Cac 40 -2%
  • Ibex 35 -0,54%

Le prospettive per le Borse nel 2022

Buy the dip, ovvero approfitta della debolezza per comprare. È il suggerimento che arriva dagli strategist di Goldman Sachs e Citigroup, mentre le Borse mondiali si apprestano a chiudere il mese peggiore dall’inizio della pandemia. “A nostro avviso, ogni ulteriore calo dei mercati dovrebbe essere visto come un’opportunità di acquisto, ” ha scritto in una nota Peter Oppenheimer, strategist di Goldman Sachs, spiegando che la correzione a cui stiamo assistendo “non si trasformerà in un mercato ribassista”. La banca d’affari americana spiega, a questo proposito, che i cicli di rialzo del costo del denaro sono associati di solito ad un’alta volatilità, a rendimenti azionari bassi, ma pur sempre positivi.

Della stessa idea gli analisti di Citi, che consiglia di acquistare titoli fuori degli Stati Uniti per via della doppia sfida: aumento tassi e forte economia in rallentamento.

Secondo il parere di Eric Bertrand, CIO e CEO e Jean-Marie Mercadal, Direttore delle strategie di investimento di Ofi Asset Management, il sentimento generale del mercato è cambiato dal periodo di euforia che ha prevalso verso la fine del 2021. Questo è in parte dovuto al fatto che la nuova variante Omicron si sta diffondendo e sta limitando l’attività commerciale, in particolare in Cina. Ma la preoccupazione maggiore è che l’inflazione stia tornando in auge e che la Federal Reserve stia diventando più aggressiva.

“Nonostante tutti i fattori di rischio, i fondamentali delle aziende sembrano essere su un terreno solido. Crediamo quindi che i mercati potrebbero diventare più volatili, ma non ci aspettiamo grandi fluttuazioni, cioè movimenti superiori al 10%-15%. Se il nostro scenario centrale si avvera, assisteremo a un leggero aumento dei tassi d’interesse a breve e lungo termine, senza rendere i mercati azionari meno attraenti di quelli obbligazionari. Con una crescita economica globale prevista tra il 4,5% e il 5,0%, gli utili per azione delle aziende americane ed europee dovrebbero aumentare rispettivamente dell’8% e del 7% circa quest’anno. Il nostro scenario centrale non tiene conto, ovviamente, di un’improvvisa ricomparsa della pandemia di Covid, che si ripercuoterebbe sulla crescita economica e quindi sulla crescita degli utili. L’altro rischio è che l’inflazione possa persistere, il che eroderebbe i margini se le aziende non riuscissero a trasferire i costi di produzione più elevati sui prezzi di vendita”.