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Pizzarotti scarica Grillo: serve un’opposizione diversa

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GENOVA (WSI) – Finora non ha concesso interviste, ligio al dettato di Grillo che dopo le Europee ha chiesto ai suoi, prima in via riservata e poi con uno di quei post che fanno giurisprudenza, di portare a zero i rapporti con la stampa. Qualcuna gli è stata attribuita: «Mi hanno avvicinato per strada o al bancone del bar, abbiamo scambiato due battute al volo e l’hanno titolata come fosse un’esclusiva. Neanche venti secondi di chiacchiere, capisce?».

Stavolta Federico Pizzarotti non ha fretta. Il palazzetto dello sport del Lido Valtermina di Traversetolo, provincia di Parma, s’è svuotato del tutto. Sono le 9 di sera e dentro sono rimasti solo lui e sua moglie, che resta in piedi ad aspettarlo a qualche metro di distanza dalle due uniche seggiole di prima fila occupate. Ha in mano la giacca blu del sindaco «ché fuori ha rinfrescato tutto assieme». Fino a dieci minuti prima, nella palestra ora sgombra, s’è parlato dell’inceneritore, di quel vistoso comignolo che a gennaio ha iniziato a sbuffare portandosi via un po’ del mito fondativo del Movimento, della sua radicalità primitiva. Casaleggio l’ha presa malissimo, dal “suo” sindaco si aspettava una crociata e invece lui si è messo a spingere forte su riciclo e riuso «per affamare la bestia».

Solo qualche mese fa sembrava che l’espulsione del primo cittadino ducale fosse dietro l’angolo. «Ma io con Grillo e Casaleggio non ho mai avuto problemi – spiega lui – semmai sono loro che ne hanno avuti con me. Ora, dopo le Europee, spero che abbiano capito e che la smettano di dare retta ai tanti cattivi consiglieri di cui si circondano». Qualcuno di loro fa il parlamentare? «Certo, che ne sono anche tra di loro, sono dappertutto».

Un passo indietro, ma giusto per prendere la rincorsa: nel suo comune la maggioranza ce l’ha avete voi. Cos’è per Pizzarotti il dialogo? Riesce ad averne uno con le opposizioni in consiglio comunale? «Nel Pd ci sono sia carrieristi che persone con le quali si può parlare. Deve vederli quando non ci sono i giornalisti sono tutti collaborativi, rilassati. Dopo si scatenano. Addirittura l’edizione online de la Repubblica di Parma ha aperto un blog parallelo nel quale confluiscono commenti anonimi finti e truci contro la mia amministrazione. Ho controllato, è una cosa fatta ad hoc per qui, in altre città non c’è. E così quando si arriva in consiglio non si ragiona più nel merito, si passa ai discorsi strumentali e si chiude ogni spazio di discussione».

Ma questa è la stessa accusa che viene rivolta ai Cinquestelle in parlamento. «Infatti vale anche per loro. Essere diversi vuol dire fare un’opposizione diversa. Non possiamo continuare a fare le stesse cose che facevano gli altri, ad adottare le stesse tattiche che ha sempre utilizzato la politica che siamo nati per criticare. Lo ripeto: adesso dobbiamo fare un’opposizione diversa».

È per questo che la campagna di Grillo per le Europee è andata così male? «Sì, bisognava cambiare chiave. Da una critica verso quello che non fanno gli altri bisognava passare alla proposta, al dire quello che intendiamo fare noi. Questo tra l’altro è un difetto tutto italiano di puntare il dito contro chi fa peggio di me invece di proporre un’alternativa credibile. Ma a balle sono tutti forti». In Italia si vota talmente spesso che, almeno qui in Emilia, avrete a breve la vostra occasione di rivincita. «Già, e non dobbiamo cedere alla tentazione di impostare una campagna elettorale per dire che Bonaccini, messo che sia lui il candidato, è peggio di noi. Viceversa dobbiamo spiegare che noi siamo più bravi e perché. E poi dobbiamo imparare a confrontarci: se ognuno va soltanto alle sue feste non ha senso».

Irrimediabilmente, la conversazione flette sul tentativo di mediazione portato avanti da Luigi Di Maio sulla legge elettorale. «A me l’idea di mediare piace a prescindere. Ma per portare avanti un discorso bisogna essere in due. Quando abbiamo chiesto al Pd di aprire una trattativa per il ripristino delle preferenze ci è stato detto di no». È anche vero che ora il premier è in una posizione di forza, come è un fatto che Renzi abbia molto appeal sull’elettorato Cinquestelle. Viceversa, cosa ha il M5S da offrire all’elettore Pd? «Offriamo esattamente quello che dice Renzi, ma facendolo davvero. In tanti casi il presidente del consiglio dice una cosa, ne fa un’altra e ne annuncia una terza. Noi diciamo le cose quando le facciamo, non prima».

Non potrà negare però che una fetta dell’elettorato del Movimento veda in Renzi un’alternativa più appetibile rispetto alla vostra offerta politica. «In questo momento il messaggio di Renzi è fortissimo. Rispetto a quella che c’era prima la sua leadership nel Pd ha rappresentato un cambio di passo in termini di dinamismo. Ma bisogna guardare sotto la scorza. Ha successo ma con un numero di votanti che continua a calare». Non vorrà mica che la disaffezione degli italiani alla politica è tutta colpa di Renzi. «No, è la gran parte dell’offerta politica che è un treno di balle».

Prima di cena un ultimo passaggio sul Circo Massimo. Ogni meetup è stato caldamente invitato via email a partecipare con la propria postazione, ma sono già partite le polemiche dopo che è arrivata la richiesta dall’organizzazione per una quota di 100 euro da ogni stand. Lo vedremo a Roma alla festa nazionale del Movimento? «Vedremo, se ci sarà il nostro stand ci sarò anch’io».

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