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Penhaligon, essenza aristocratica

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La celebre Maison di fragranze inglesi ha conquistato personalità illustri dal Duca di Marlborough a Franco Zeffirelli

A cura di Francesca Gastaldi

Era il 1860 quando il giovane William Henry Penhaligon, lasciata la Cornovaglia, decise di trasferirsi a Londra per inaugurare un negozio da barbiere in Jermyn Street. In questo quartiere londinese, epicentro dell’eccellenza sartoriale vittoriana, i gentlemen dell’epoca amavano concedersi impeccabili abiti su misura e qualche vezzo estetico. Per soddisfare le esigenze della sua ricca clientela, nel 1870, Penhaligon incluse nella sua attività la vendita di eau de toilette, gettando così le basi per quella che sarebbe diventata una delle più illustri Maison di profumi.

 L’Heritage Flagship store di Penhaligon’s in Wellington Street a Londra

Due anni dopo naque Hammam Bouquet, la prima fragranza creata per i raffinati habitué dell’Hammam Turkish Bath, poco distante dal suo negozio. Il profumo, ancora oggi prodotto secondo la formula originale, diventò così famoso da procurare a Penhaligon nuove commissioni da parte dell’aristocrazia inglese. Nel 1902 Walter, il figlio del fondatore, ereditò l’attività paterna e lanciò il profumo destinato a diventare la fragranza simbolo della Maison: Blenheim Bouquet, ideato per il Duca di Marlborough e così chiamato in onore di Blenheim Palace, la maestosa residenza nell’Oxfordshire dove era nato. La fragranza, caratterizzata da note di testa agrumate e aromatiche mescolate a note di fondo speziate, finì per conquistare anche un diretto discendente dei Marlborough, Sir Winston Churchill. Uno dei più grandi estimatori di questo profumo, nel tempo, fu anche l’Avvocato Agnelli.

A consacrare il prestigio dei profumi Penhaligon’s furono i riconoscimenti ottenuti dalle case reali: la regina Alexandra, nel 1903, assegnò alla Maison la prima patente reale, ovvero il primo attestato di qualità. Seguirono nel 1956 e nel 1988, quelle concesse dal Duca di Edimburgo e dal Principe del Galles. Negli anni, la storia della Maison si intrecciò anche con quella di personalità illustri: uno dei proprietari del brand fu il regista Franco Zeffirelli, appassionato di profumi Penhaligon’s, che insieme alla sua assistente Sheila Pickels acquistò nel 1970 la società e allargò la produzione, includendo la linea femminile, ma anche fragranze per la casa, articoli da barba e accessori da viaggio.

Da più di 150 anni ormai Penhaligon’s è considerato uno dei brand più esclusivi nel panorama dell’alta profumeria, interprete audace del tipico stile british nonché della più ricercata eleganza. Il segreto è lo straordinario heritage che si tramanda intatto da generazioni: anche dopo la cessione del controllo da parte della famiglia, il brand è rimasto fedele ai metodi tradizionali di produzione. Le ricette alla base delle fragranze, prodotte esclusivamente in Inghilterra, sono ancora ispirate a quelle del fondatore e restano caratterizzate dall’attenta scelta di ingredienti rari e preziosi.


La fragranza Heartless Helen della collezione Portraits

Oggi i profumi più celebri sono quelli della linea Portraits, lanciata nel 2016. Come in una sorta di romanzo olfattivo, ogni fragranza della collezione è dedicata ad un personaggio dallo spirito tipicamente british, tra humour e provocazione. The Tragedy of Lord George, a base di brandy, sapone da barba e fava Tonka, è pensata per l’aristocratico decisamente tradizionale, per il quale le apparenze sono tutto; The Revenge of Lady Blanche è invece il profumo con polvere di giglio fiorentino, narciso e giacinto, immaginato per la consorte di Lord George, una donna raffinata e devota, dalle eleganti intenzioni criminali.

La collezione include anche Much Ado About The Duke, incarnato dall’immagine del dandy decadente e affascinante a cui vie- ne dedicato un mix di rosa pepata, gin e accordo di cuoio boisé e The Coveted Duchess Rose, ispirato alla moglie un po’ annoiata del duca, raccontata da un boisé delicato e femminile a base di mandarino, rosa e muschio. A rendere la collezione ancora più esclusiva sono i flaconi delle fragranze, caratterizzati da una testa di animale lucidata a mano, ispirata a ciascun personaggio.

L’irriverente racconto olfattivo di Por- traits, che con le ultime due fragranze Heartless Helen e Terrible Teddy è arrivato al capitolo 7, è stato affidato ai più celebri Maître Parfumeur, tra cui Alberto Morillas, Daphne Bogey e Christophe Raynaud. Ed è proprio a Raynaud che si deve anche la creazione di Cairo, l’ultima fragranza maschile firmata Penhaligon’s. Il profumo, che fa parte della collezione Trade Routes, rende omaggio alle atmosfere orientali in una sorta di viaggio nel tempo alla scoperta dell’affascinante città egizia. Alla base si trovano gli ingredienti simbolo dell’antica Via delle Spezie, come zafferano e legno, mescolati con una predominanza di Rosa Damascena.

L’Heritage Flagship store di Penhaligon’s in Wellington Street a Londra

Della stessa collezione fa parte As Sawira, una fragranza esotica con note di bergamotto, davanna, zafferano e assenzio, il cui nome trae origine da Essaouira, il primo porto del Marocco a sviluppare nel XIX secolo collegamenti commerciali con Londra. La Maison propone infine fragranze made to measure, da personalizzare secondo i propri desideri. È poi possibile rendere unica ogni boccetta grazie ad elegantissime incisioni con finiture in oro o in argento.

Il fascino dei profumi Penhaligon’s rivive oggi nell’Heritage Flagship store di Londra situato al numero 41 di Wellington Street, a Covent Garden, indirizzo che compare anche sull’etichetta di molti flaconi di profumo della Maison. Inaugurato nel 1975, lo store è stato di recente completamente rinnovato ed è proprio qui che viene conservato l’autentico mandato reale concesso dal Principe del Galles. Se l’indirizzo di Covent Garden continua ad essere il punto di riferimento per gli acquisti dei gentlemen inglesi, i gentlemen milanesi possono ritrovare i raffinati profumi del brand nella boutique Bar à Parfums in via Brera 5. A cominciare da Blenheim Bouquet, il preferito dell’Avvocato.

 

L’articolo integrale è stato pubblicato sul numero di maggio del magazine Wall Street Italia.