Editoriali

Passera sul FT: l’Europa ha bisogno di un piano di investimenti tech e green

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C’è tutto nell’articolo di Corrado Passera pubblicato sul Financial Times il 29 giugno 2020. Lucidità, analisi critica del periodo che stiamo vivendo, visione prospettica e soluzioni possibili.
Corrado Passera ci dimostra come non servano trattati impossibili da decifrare, ma un’attenta analisi della realtà per concentrarsi sulle effettive soluzioni necessarie in questo che è un contesto storico estremamente complicato.
Cina e Stati Uniti si contendono il dominio del Mondo? Solo un’Europa forte, coesa, può diventare l’ago di una bilancia che sarà necessario mantenere in equilibrio. L’Europa rappresenta il Vecchio Mondo? Proprio l’Europa ha le chiavi (come sottolinea Passera) per disegnarne uno nuovo. Complimenti ancora…

La traduzione dell’editoriale di Corrado Passera pubblicato su Linkedin ed estratto dal Fincial Times

A Bruxelles i litigi sul bilancio sono all’ordine del giorno, ma questa volta sono destinati ad acuirsi ancora di più man mano che i singoli Stati elaboreranno critiche e richieste rispetto al Pandemic Recovery Fund da 750 miliardi di euro proposto dalla Commissione Europea.

Su come finanziare e chi finanzierà questo programma, certamente ambizioso, si è acceso un dibattito che è destinato ad aumentare di intensità e ad aggravare un clima già teso. La diatriba sulla “solidarietà” – che per taluni è sinonimo di puro sussidio da parte dei paesi più ricchi a favore di quelli più poveri – dominerà le discussioni.

È invece “l’interesse comune” che dovrebbe spingerci a finalizzare il programma – con determinazione e rapidità – per poi andare oltre, approfittando di questo difficile momento per realizzare appieno il potenziale dell’intera Europa.
Quello che è in discussione è, infatti, il futuro europeo. L’Europa dovrebbe quindi velocemente raggiungere l’accordo sul Recovery Fund – anche riducendo gli importi, se ciò fosse necessario – per passare subito a elaborare un ulteriore piano in grado di innescare la crescita e basato su investimenti federali di diverse migliaia di miliardi di euro.

Perché dovremmo farlo? Perché l’Europa sta affrontando la più grave recessione degli ultimi cent’anni. Al contempo deve anche vincere la sfida esistenziale delle concorrenza di Cina ed America nei cui confronti il vecchio continente sta accumulando gravi ritardi, soprattutto nei settori tecnologici.

Se vogliamo fare il nostro interesse comune dobbiamo usare gli investimenti federali come “game changer”. E per farlo abbiamo bisogno di un ammontare di almeno il 20% del PIL europeo dei prossimi cinque anni, il che significa circa 4-5 trilioni di Euro. Un piano di investimenti federali finanziato da debiti federali.

La sola idea di creare debito federale può suonare blasfemo ad alcuni. Ma grazie alla proposta visionaria della Cancelliera tedesca, Angela Merkel e del Presidente francese, Emmanuel Macron, di emettere un ammontare significativo di debito federale per il Recovery Fund alcuni dei maggiori ostacoli sono già fuori campo.

Il programma di investimenti che propongo permetterà per la prima volta anche ai mercati finanziari di svolgere appieno un ruolo di impulso per l’Europa.

I fondi che verranno così raccolti dovranno essere destinati a costruire infrastrutture cruciali, sia fisiche che digitali, come ferrovie ad alta velocità o un data-cloud paneuropeo; a realizzare progetti europei strategici, come fatto con Airbus, in settori come la microelettronica o le telecomunicazioni e ad accelerare la transizione verso l’energia verde.

L’obiettivo è di far diventare l’Europa un leader globale nella tecnologia. Se riuscissimo a recuperare il ritardo accumulato nei confronti degli Stati Uniti nelle tecnologie digitali e nell’intelligenza artificiale, ciò potrebbe portare, secondo una stima di McKinsey, ad un’ulteriore crescita del PIL europeo di 3.6 trilioni di Euro entro il 2030.

I mercati finanziari guarderanno con interesse agli eurobonds federali. Prima di tutto perché potranno essere considerati sostanzialmente “risk free” grazie al sostegno della Banca Centrale Europea e alla forza combinata dei 27 Stati membri della UE. In secondo luogo, giocherà a favore degli Eurobonds la possibilità di diversificare i portafogli rispetto al dollaro americano.

Onde evitare fraintendimenti, questo grande progetto di investimenti non deve servire né per coprire debiti pubblici del passato né per salvare Stati in difficoltà. Nessuno Stato dovrà chiedere agli altri Paesi di farsi carico del proprio debito accumulato, ciascuno dovrà rimanere pienamente responsabile per i suoi attuali debiti.

La governance di questo programma sarà molto importante perché, come sappiamo, molte esperienze passate di programmi europei di investimento non sono stati esenti da forti criticità. Gli investimenti federali dovranno essere selezionati, gestiti e finanziati a livello EU e i fondi raccolti dovranno essere utilizzati esclusivamente per finanziare progetti di rilevanza federale.

Servirà una task force da affidare a un Super Commissario che dovrà anche garantire piena trasparenza sull’utilizzo dei fondi. La Banca Europea degli Investimenti potrà giocare un ruolo importante di supporto.

Il lancio di questo programma federale avrebbe una serie di benefici indiretti. Ridurrebbe la paura del futuro che sta comprensibilmente invadendo gli animi degli elettori di tutti i Paesi europei e attenuerebbe i pericoli che potrebbero scaturire dalle prossime elezioni. Dopo Brexit, che considero un grave errore storico, se sapremo muoverci con rapidità, potremo ridurre il rischio che altri Paesi seguano quell’esempio.

L’Europa può essere un attore di peso nella crescente competizione tra le superpotenze, sia in campo culturale, che economico, che militare. Può mettere in campo un modello vincente che contempera libertà e uguaglianza, merito e solidarietà, identità e apertura. Sono questi i tratti unici e distintivi della civiltà europea.

Ma per ottenere tutto ciò, i leader europei devono pensare in grande e agire prontamente. Come ha detto in Maggio Ursula von der Leyen, presidente della Commissione Europea, abbiamo bisogno di un’Europa “che agisca a piena velocità in questo momento difficile in cui la sensazione è che l’intero mondo si sia messo ‘in pausa’”.