di Chris Iggo (AXA IM)

Non è il 2008: i rischi ci sono ma non è uno shock sistemico

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Non è il 2008. Eppure la fiducia dei mercati nelle banche vacilla e gli investitori hanno dovuto assorbire perdite considerevoli, sia nell’azionario che nel credito. Potrebbero emergere nuovi problemi se gli investitori disinvestissero le attività bancarie e i timori per i depositi persistessero. C’è anche il rischio di assistere a perdite su crediti nonché in altri settori come quello immobiliare, mentre le banche stanno accantonando fondi per le perdite su crediti. Il mercato dei tassi sembra sapere come finirà, ovvero con tagli ai tassi. Se i tagli si concretizzassero, il rendimento del reddito fisso supererebbe il rendimento della liquidità.

Molti investitori sono preoccupati per il credito sulla scorta delle cattive notizie provenienti dal settore bancario. Eppure la storia ci insegna che un portafoglio ben diversificato produce rendimenti positivi ai livelli attuali (in termini di yield o spread). Gli investitori possono ottenere un’esposizione in titoli di credito di alta qualità sul mercato obbligazionario, in società con una situazione patrimoniale robusta, che non hanno bisogno di finanziamenti bancari e che hanno una buona copertura degli interessi passivi.

Sembra che gli investitori in questo momento stiano facendo l’opposto, prelevano dai fondi obbligazionari per trasferire la liquidità nei mercati monetari e in titoli del Tesoro. Mi sembra un comportamento dettato dal panico. Gli investitori rischiano di perdersi un rally robusto del credito se la fiducia diminuisce per via di una notizia o di un intervento politico. E può accadere velocemente.

I rischi ci sono, ma non si tratta di uno shock sistemico

Stare sulla difensiva è comprensibile, viste le preoccupazioni per altri istituti finanziari. La situazione potrebbe peggiorare nel breve termine. È difficile che i mercati azionari realizzino buone performance in uno scenario di questo genere. Da tempo temiamo che gli utili possano scendere ancora negli Stati Uniti, se consideriamo i problemi nel settore tecnologico, dell’energia e ora anche in quello bancario. Eppure, quando gli yield obbligazionari scendono, le valutazioni azionarie iniziano a risalire. Attualmente, il divario tra il rendimento degli utili e il rendimento dei titoli del Tesoro decennali è del 2,2%. Sulla base delle stime di consensus degli utili per azione 2024 e del rendimento decennale, a un anno, il divario sale al 2,82%, e per gli utili 2025 rispetto al rendimento decennale, a due anni, sale al 3,37%. Il calo degli yield obbligazionari e dei prezzi azionari in questa fase in cui si teme per la stabilità finanziaria migliora le prospettive di rendimento azionario in futuro. Al di là della crisi di fiducia attuale, i mercati dovrebbero riportare performance migliori, e il rischio sarà ricompensato, soprattutto perché non si tratta di uno shock sistemico come quello del 2008 o come quello che si prospettava all’inizio del Covid-19.