di Fabiana Fedeli (M&G Investments)

In vista dell’imprevedibile, meglio prepararsi

In ultima analisi, il compito dei gestori patrimoniali non consiste nel trovare risposta alle grandi domande macroeconomiche quanto nell’assicurarsi di preservare e accrescere in modo responsabile il capitale affidato loro dai clienti. Il segreto sta nel determinare le probabilità dei possibili scenari che potrebbero influenzare il comportamento del mercato, capire se siano già prezzati o se possano determinare movimenti più ampi e assicurarci che il portafoglio sia pronto a sfruttare le opportunità e a minimizzare l’impatto dei rischi. Attualmente sono due i fattori chiave che muovono i mercati:

  1. le imminenti decisioni delle banche centrali (e qualsiasi dato in grado di supportare la direzione di marcia in uno dei due versi);
  2. la probabilità, le tempistiche e la portata di una recessione.

Il mercato prevede che la Fed tagli i tassi nella seconda metà dell’anno, e questo ha continuato a sostenere i mercati azionari. Non credo che quest’anno un taglio dei tassi sia probabile. Se mi sbagliassi, a farne le spese sarebbero gli asset rischiosi, a cominciare dai titoli azionari, poiché i tagli sarebbero probabilmente determinati da una recessione pronunciata. L’altro evento che potrebbe scatenare un taglio, un calo dell’inflazione al 2% o meno nel corso di quest’anno, sembra ancora meno probabile.

A proposito dell’altro fattore chiave per il mercato, cioè la probabilità, le tempistiche e la portata di una recessione, è molto probabile che ci troveremo di fronte a un ulteriore deterioramento della domanda. L’andamento del mercato, e in particolare la performance relativa del segmento azionario rispetto ai mercati a reddito fisso, dipenderà dalla durata e dalla profondità del rallentamento rispetto alle attese attuali.

In questo contesto di incertezza, siamo convinti che la selezione resti il principale motore di alfa, la diversificazione continui a svolgere un ruolo cruciale e dobbiamo necessariamente imparare a convivere con la volatilità. Continuiamo a porre enfasi sulla ricerca differenziata di tipo bottom-up e il mercato sembra premiare questo approccio.

I nostri portafogli multi-asset continuano a mantenere una posizione neutrale tra azioni e reddito fisso e a operare tatticamente. Sul versante obbligazionario, abbiamo tagliato posizioni sulla porzione lunga della curva dei Treasury e continuiamo ad apprezzare selezionati titoli sovrani e valute dei Paesi emergenti, come Brasile e Messico. Abbiamo anche tratto vantaggio da alcune opportunità in termini sia di esposizione a spread che a duration in senso assoluto, in aree del credito investment grade europeo. Manteniamo poi livelli di liquidità superiori alla media per sfruttare le opportunità tattiche. In ambito azionario, abbiamo venduto alcuni titoli difensivi che avevano registrato buone performance e tratto vantaggio dalla volatilità di mercato per acquistare titoli ciclici di qualità superiore, tra cui banche di dimensioni importanti con un ottimo profilo di credito e di liquidità, regolamentate in modo rigoroso che tuttavia avevano subito un calo significativo dei prezzi a causa degli eventi negli Stati Uniti e in Svizzera. Inoltre, manteniamo una preferenza relativa per i mercati non USA, dove troviamo opportunità interessanti per le valutazioni in rapporto al profilo degli utili.

Dal punto di vista delle aree geografiche, continuiamo a individuare opportunità interessanti in Giappone. Le ultime vittorie dei sindacati sul fronte degli aumenti salariali potrebbero determinare l’inizio di una crescita autosufficiente per l’economia interna negli anni a venire, man mano che i consumi rispondono ai salari più elevati. I margini di profitto delle imprese saranno in grado di compensare l’impatto negativo dell’aumento dei costi salariali, grazie ai guadagni di produttività e ad alcuni elementi di trasmissione sui prezzi. Questo aspetto sembra non essere stato notato dalla maggior parte dei gestori. Continuiamo inoltre a individuare opportunità in Cina: abbiamo aggiunto partecipazioni core sul Paese a partire dal quarto trimestre del 2022 mentre di recente abbiamo ridotto l’esposizione ai titoli percepiti come “i vincitori” della riapertura del Dragone e ci siamo mossi verso aree di crescita strutturale a lungo termine, come alcune società di energia rinnovabile.

In conclusione, diversi rischi potrebbero concretizzarsi: un aumento dell’inflazione (favorito dai tagli alla produzione dell’OPEC+), un rallentamento della domanda prima del previsto e più profondo del previsto e ulteriori problemi nel settore finanziario. Nell’era del mobile banking sempre “on”, un crollo della fiducia nel sistema finanziario e una “fuga in massa dalle banche” potrebbero far crollare anche l’istituto di credito più solido. Fare previsioni precise è un esercizio inutile, molto meglio farsi trovare preparati.