La Cina viene spesso accusata di pubblicare dati macro gonfiati – o sgonfiati nel caso dell’inflazione – e c’è anche il sospetto che le sue aziende falsifichino i conti fiscali, ma le accuse non hanno sinora trovato il riscontro delle prove. Almeno fino a ieri, quando un insider di una società statale ha deciso di venire allo scoperto. Le ripercussioni sono enormi: a pagare per la malefatta sono più di 70 manager, che sono stati licenziati oppure che hanno dovuto subire tagli dello stipendio punitivi.
Il gigante pubblico Unicom Group, attivo nel settore delle telecomunicazioni in Cina, ha ammesso di aver falsificato i conti finanziari per cinque anni di tempo. Si parla dei risultati in termini di fatturato registrati dal 2012 al 2016 e che fanno riferimento a un giro d’affari di 1,8 miliardi di yuan ($261 miliardi). Si tratta di una “falsificazione dei ricavi senza precedenti“, come ha osservato la stessa azienda della Cina. Sono le indicazioni presenti in un documento fatto recapitare a Bloomberg da una fonte interna China United Network Communications. I titoli hanno perso il 3,2% ieri a Hong Kong, per il calo peggiore in un mese, attestandosi a 10,24 dollari di Hong Kong.