16:59 martedì 4 Agosto 2015

AZIONARIO CINA: FONDAMENTALI E VALUTAZIONI CONTANO PIU' DEI SELL

A cura di Michael Lai, gestore dei fondi GAM Star China Equity, GAM Star Asian Equity e GAM Star Asia-Pacific Equity

Il massiccio sell-off di fine giugno e di luglio sul mercato cinese delle azioni A-shares ha fatto sì che molte società quotate a Hong Kong siano andate sotto pressione a causa delle vendite obbligate. Dal nostro punto di vista, siamo stati in grado di avvantaggiarci di questo danno collaterale e abbiamo incrementato le nostre posizioni nel portafoglio del fondo GAM Star China Equity con prezzi vantaggiosi. E questa di certo è una buona notizia, in quanto un mercato che tratta già a sconto è diventato ancora più scontato, mentre i fondamentali delle società su cui abbiamo investito sono rimasti positivi. Abbiamo comprato utilizzando i ricavi registrati sulle nostre esposizioni alle azioni A-shares, posizioni che abbiamo completamente chiuso dopo aver visto gli effetti degli ultimi interventi del governo sul mercato. Il nostro portafoglio rimane altamente liquido, e non abbiamo nessun titolo tra quelli attualmente sospesi dalle contrattazioni.

La preoccupazione degli investitori riguarda la portata degli interventi del governo sul listino azionario A-shares. Per noi, tale questione è meno rilevante dato che oggi investiamo nel molto più trasparente mercato di Hong Kong, sebbene siamo consapevoli che ci potranno essere ulteriori ricadute. Continueremo a focalizzarci sui fondamentali e sulle valutazioni, fattori che prevalgono sempre nel lungo periodo. L’attuale stagione delle trimestrali dovrebbe permetterci di capire se gli investitori stanno ancora una volta iniziando a differenziare tra migliori società e utili, e quelle di minore qualità. Investiamo in quelle società che hanno una certa capacità di determinazione dei prezzi, nel settore dei servizi ad esempio, che presentano forti barriere all’ingresso e che sono in grado di generare forti flussi di cassa che vengono poi redistribuiti agli azionisti. Anche nel ventaglio dei nostri settori preferiti, tecnologici e manifatturiero avanzato, non bisogna investire in maniera indiscriminata, perché la chiave è la diversificazione.

Ad esempio, Baidu, il più diffuso motore di ricerca cinese paragonabile a Google, ha riportato numeri abbastanza fiacchi la scorsa settimana ed ha anche pubblicato una forward guidance abbastanza conservativa. La società sta provando a raggiungere Alibaba e Tencent in alcuni settori, come ad esempio i servizi online-to-offline (O20) che dirige gli utenti online nei negozi fisici. Interventi statali in Cina non sono certo un elemento di novità e hanno sempre comportato una sfida per il mercato azionario A-shares. Il lato positivo è che la maggior parte delle inefficienze che si erano accumulate sul mercato adesso è venuta meno. Stiamo notando un significativo processo di riduzione della leva finanziaria tra gli investitori, con il margine sul debito in essere in calo del 40%, da 2.400 miliardi a 1.400 miliardi di renminbi. L’ultima cifra è pari più o meno al livello precedente all’impennata dello scorso marzo/aprile.

In seguito alla correzione, il mercato azionario cinese H-shares ha attualmente un rapporto prezzo/utili intorno a 8,7x, mentre lo stesso indicatore per il portafoglio del fondo GAM Star China Equity si attesta attorno a 11x (era 13x a fine giugno). Guardando ai valori del passato, riteniamo che le attuali valutazioni siano nella parte più bassa del range di scambio tanto per il fondo quanto per il mercato.

In sintesi, vediamo notizie più incoraggianti provenienti dalla Cina nel primo semestre del 2015, che rispetto a qualsiasi altro momento negli ultimi 25 anni. E riteniamo anche che questo flusso di notizie sia sottovalutato, a causa dello scenario delle ultime settimane dominato dalle svendite sul listino A-shares. Del resto, la Cina è solita fare due passi avanti e uno indietro e, in questo caso, l’intervento sul mercato azionario A-shares ha rappresentato un passo indietro particolarmente lungo. E’ interessante notare come l’allargamento della banda di oscillazione del renminbi della scorsa settimana sia stato interpretato come negativo, mentre, in realtà, rappresenta chiaramente una decisione estremamente positiva. Ciò significa che il renminbi si sta avviando verso una piena convertibilità, senza però che questo voglia dire necessariamente che la moneta si svaluterà. Il punto principale è che ciò rappresenta un prerequisito per il Fondo Monetario Internazionale per accettare il renminbi come unità di scambio per quanto riguarda i diritti speciali di prelievo (SDR).

La lezione da portare a casa è che il governo sta combattendo come mai prima gli elementi negativi che fiaccano l’economia. Naturalmente, l’estensione eccessiva dei prestiti a margine sarà sempre un problema. E questa, dal nostro punto di vista, ci appare una correzione salutare necessaria. In un contesto in cui i fondamentali sono immutati, l’attuale livello delle valutazioni rappresenta un punto di ingresso interessante su aziende con modelli di business solidi.

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