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Consigli di investimento, l’esperto: “siamo contrarian!”

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A cura di Michael Clements, Responsabile Azioni Europee, SYZ Asset Management

L’Europa, intesa come spazio economico, è sempre più dinamica e gli investitori dovrebbero avere nel proprio portafoglio titoli adeguati. Tuttavia, in una regione così grande e variegata, non è sempre facile riuscire a individuare le azioni giuste. Un investitore che ci riesce costantemente è Mike Clements, qui presente in intervista.

Parliamo della sua filosofia di investimento. Come si applica in questi fondi?
Come detto prima, il nostro è un approccio di squadra. Dopo un’attenta ricerca iniziale e analisi fondamentali, scegliamo i titoli in modo mirato, affidandoci a idee di investimento non convenzionali, con un orizzonte di investimento dai tre ai cinque anni. Ci concentriamo su aziende di alta qualità che si trovano improvvisamente in difficoltà o in una fase di inversione di rotta. Per minimizzare il rischio di ribasso delle quotazioni è indispensabile conoscere molto bene le aziende e i rispettivi mercati, nonché svolgere analisi di scenario per poter valutare le conseguenze di eventuali avvenimenti negativi. Il portafoglio è costruito in modo da poter sfruttare le opportunità di investimento per un intero ciclo di investimento.

Ha appena parlato di qualità delle aziende. In base alle sue analisi, da cosa dipende questa qualità?
Ci sono aziende che fondano il loro modello di business su un vantaggio concorrenziale sostenibile. I marchi forti e conosciuti, per esempio. Spesso occupano una posizione dominante sul mercato e hanno il potere di fissare i prezzi. Vantano inoltre un bilancio sano.

A cosa deve prestare attenzione oggi un contrarian?
Per poter dominare il mercato è necessario disporre di informazioni migliori rispetto alla concorrenza, cosa però quasi impossibile nella maggior parte dei segmenti di mercato. Può essere utile, invece, avere un orizzonte temporale più lungo, per lasciare alle buone idee di investimento il tempo necessario per dare i risultati sperati. Comprare a prezzi bassi è più facile a dirsi che a farsi. Anche in questo caso bisogna avere pazienza e compiere analisi preparatorie aspettando il momento opportuno per agire. Poi, bisogna ancora aspettare, spesso perfino anni, che il mercato più ampio cambi opinione e che riconosca che l’azienda in questione è un investimento allettante. Inoltre bisogna evitare le cosiddette “trappole di valore”, vale a dire titoli di aziende il cui valore basso è giustificato, ad esempio quando le loro condizioni generali sono peggiorate leggermente a livello strutturale. Un gestore patrimoniale deve conoscere anche i vari fattori di rendimento e la qualità del bilancio dell’azienda, nonché simulare dettagliati “worst case scenario”.

Purtroppo le aziende di qualità che generano flussi di cassa non crescono sugli alberi.
Ha proprio ragione. Per questo motivo è fondamentale comprendere perché un’azienda in un momento ben preciso possa apparire conveniente. Fondamentalmente i motivi sono tre: in primo luogo, l’umore negativo degli investitori può investire un dato paese o settore come accaduto alla Spagna dopo il 2008. In secondo luogo, questi atteggiamenti negativi possono anche manifestarsi in modo ciclico, ad esempio quando gli investitori abbandonano il mercato azionario in seguito a un “flight to safety”. Il terzo motivo dipende dall’azienda stessa e dal suo modello di business, come spiegato prima.

Se osserviamo il ciclo del sentiment degli investitori, quali fattori spiccano?
Esempi di una fase calante possono essere la Brexit o l’economia italiana. Un altro esempio è costituito dai paesi emergenti che si riprendono lentamente e possono essere associati a una fase in ascesa. Lo stesso vale per il prezzo del petrolio o per l’edilizia europea e le aziende ad essa legate. Quando il ciclo del sentiment ha raggiunto il suo apice, un investitore di tipo contrarian sa che deve vendere. In linea di massima questo è quel che succede quando un settore o un mercato vengono valutati in modo generalmente positivo o le quotazioni delle azioni vengono ritenute corrette. Attualmente il settore automobilistico si trova, a nostro parere, in una situazione di questo tipo.

Da dove vengono le idee di investimento?
In questo caso, ancora una volta, è l’intero team a essere chiamato in causa. Ogni collaboratore sviluppa delle idee partecipando a conferenze di industrie o incontri con aziende, oppure effettuando delle analisi a proposito di catene di creazione del valore o, ovviamente, dei bilanci. Nell’ultimo caso resta irrisolta la domanda sulle capacità dell’azienda di generare denaro per tutta la durata del ciclo, o sulla possibilità che il bilancio rimanga stabile a lungo termine, o ancora sulla dinamicità dell’azienda sul mercato. Indicazioni importanti arrivano anche dalle short list dei gestori di hedge fund. Una volta terminata la seconda fase di selezione, inizia l’analisi dettagliata che include anche la valutazione e, di conseguenza, il rischio di ribasso.

Deduciamo che anche lei persegua una gestione del rischio rigorosa per i cosiddetti portafogli con elevate convinzioni.
È così. Siamo costantemente concentrati sul rischio di perdita che, in linea di massima, significa comprendere un’azienda, il suo modello di business e il mercato in cui opera. Gli stress test e i precedentemente citati “worst case scenario“, come anche le analisi delle quotazioni, fanno parte dei mezzi per determinare se un dato prezzo sia ingiustificato. Per i titoli già in portafoglio, inoltre, bisogna chiedersi anche quale sia il momento migliore per vendere e tenere a mente, soprattutto in un secondo momento, i rischi del portafoglio come le correlazioni indesiderate e le concentrazioni di rischi.

Per concludere, parliamo di un caso di investimento.
Volentieri. Prendiamo l’esempio di Burford Capital. L’azienda è un fornitore di servizi leader nel settore dei conflitti giuridici in campo finanziario. Questo vuol dire che Burford assiste finanziariamente gli studi legali e/o i loro clienti in caso di controversie legali e ottiene una parte dei guadagni in caso di esito positivo. Dal 2009 sono stati investiti capitali per una cifra corrispondente a oltre 600 milioni di USD. Per questo riteniamo che l’azienda sia attualmente sottovalutata. Il segmento di mercato è ristretto, in crescita e offre utili che fluiscono nel portafoglio insieme agli altri titoli senza avere alcuna correlazione con questi ultimi. Con il 71% del capitale investito, gli utili prodotti sono molto alti e il team è molto competente. Il loro modello di business è ad alta intensità di capitale, in ogni caso Burford può procurarsi il capitale necessario sul mercato obbligazionario a un prezzo relativamente conveniente. Quando siamo entrati il rapporto prezzo/utili era piuttosto basso, ma poi è cresciuto grazie al successo di Burford e oggi si attesta su un valore attrattivo di 14x. Il rapporto prezzo/valore si attesta invece a 1.65x. Il rischio del modello di business è rappresentato senza ombra di dubbio dall’eventualità di fornire il proprio supporto alle controversie sbagliate o agli uffici legali perdenti, ma anche le modifiche dei regolamenti possono avere delle conseguenze.

Signor Clements, lei gestisce insieme al suo team quattro fondi OYSTER diversi focalizzati principalmente sulle azioni europee.
Esatto. E il prodotto più importante è il fondo OYSTER European Opportunities, che vale circa 1 miliardo di CHF. Nel fondo OYSTER European Selection gestiamo circa 600 milioni di CHF. L’OYSTER Continental European Selection rinuncia a titoli britannici e l’OYSTER European Mid & Small Cap esclude i valori estremamente capitalizzati. Questi ultimi due fondi hanno superato nettamente la soglia dei 100 milioni di CHF. Per la gestione dei fondi lavoro con Claire Shaw, che amministra il fondo Small & Mid Cap. Insieme possiamo contare sull’aiuto di una squadra di cinque analisti, sebbene anche noi analizziamo in prima persona alcuni settori.

Quali sono le differenze tra i fondi European Selection ed European Opportunities?
Prima vorrei dire ancora due parole sulle caratteristiche che li accomunano: entrambi perseguono l’obiettivo di generare alpha tramite analisi fondamentali e una selezione convinta dei titoli, in un universo composto da aziende di tutte le dimensioni. Inoltre, entrambi si pongono come obiettivo un approccio contrarian fortemente focalizzato su rischi al ribasso. Il fondo European Opportunities è più ampio e ha come indice di riferimento lo Stoxx Europe 600. Contiene tra i 40 e i 70 titoli. Il fondo European Selection è invece un portafoglio estremamente concentrato di 30-40 titoli che viene gestito in modo agnostico rispetto al benchmark, perseguendo l’obiettivo di “High Alpha”. Il rischio attivo di solito è più alto, dato che il portafoglio è più concentrato e non ha alcun tracking error prestabilito. In passato entrambi i fondi presentavano molti titoli interessanti nei settori dell’industria e dei beni di consumo, ma erano sottoesposti a banche e utilities.

Cos’altro devono sapere gli investitori sui fondi flagship OYSTER European Selection e European Opportunities?
Entrambi i fondi cercano aziende allettanti con una capitalizzazione di mercato compresa tra 1 miliardo e 100 miliardi di euro. L’orizzonte di investimento è tra i tre e i cinque anni, mentre il tasso di rotazione dei titoli si attesta sul 30–50%. In entrambi i fondi deteniamo in media il 5% dei capitali. Per quanto riguarda i rischi non ci sono differenze: il tracking error ex-ante nel fondo European Opportunities si attesta al 4-5%, mentre quello del fondo European Selection ha un valore di oltre il 5%.