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Mediobanca-Banca Generali: le prossime mosse per la creazione del nuovo polo nel wealth management

Dopo il lancio dell’ops da 6,3 miliardi di Mediobanca su Banca Generali, adesso i riflettori sono puntati in primis sull’assemblea ordinaria di piazzetta Cuccia che il 16 giugno dovrà approvare l’operazione e poi su Generali (proprietario di poco più del 50% di Banca Generali) che dovrà decidere se accettare o meno la proposta di Mediobanca e dovrà capire cosa fare delle proprie azioni che riceverebbe con il successo dell’operazione (possibile che le possa cancellare per fare aumentare notevolmente i propri indicatori di redditività).

Assemblea del 16 giugno: il primo banco di prova

Come detto, il primo snodo cruciale sarà l’assemblea degli azionisti di Mediobanca, convocata per il 16 giugno. In quell’occasione i soci saranno chiamati ad approvare il piano strategico, che richiede una maggioranza semplice — il 50% più un’azione — dal momento che non prevede modifiche statutarie né aumenti di capitale. Con un’affluenza stimata al 70%, il fronte favorevole dovrà superare il 35% del capitale.

Secondo voci che si rincorrono sul mercato, a sostenere il progetto del ceo Alberto Nagel potrebbe essere lo zoccolo duro del patto di consultazione, che riunisce circa l’11,9% del capitale e include nomi storici come i Doris, i Ferrero, i Lucchini, oltre a new entry come Falck e Aspesi. A questi si aggiungono i grandi investitori istituzionali, che da soli controllano circa il 35% del capitale di Piazzetta Cuccia, con nomi di peso come BlackRock, Vanguard, Fidelity e la Banca di Montreal.

Più incerta appare invece la posizione di Delfin e Caltagirone, che insieme pesano per oltre il 28% di Mediobanca. Entrambi sono noti oppositori della linea Nagel e protagonisti anche della controffensiva di Mps, che a sua volta ha lanciato un’OPS su Mediobanca. Vicine a questo fronte anche alcune casse di previdenza, come Enpam, mentre i Benetton, forti di un 2,2%, potrebbero decidere di astenersi, come già avvenuto nell’assemblea di Generali lo scorso aprile.

Tempistiche e prossimi passi

Sul fronte operativo, Mediobanca è attesa a breve al vaglio delle autorità: serviranno i via libera della BCE, dell’Antitrust e del comitato Golden Power. Le autorizzazioni sono attese entro settembre, con l’adesione all’offerta che dovrebbe svolgersi tra la fine di quel mese e ottobre. L’obiettivo è chiudere l’intera operazione entro l’autunno.

Il destino delle azioni Generali in mano al Leone

Tutto questo mentre gli occhi restano puntati su Generali, che detiene il 50,17% di Banca Generali e che riceverà dunque circa la metà delle azioni Mediobanca previste nella proposta. Una volta scaduto il vincolo di un anno (lock-up), il Leone triestino avrà diverse opzioni: potrà mantenere la partecipazione, redistribuirla agli azionisti con operazioni di buyback o cederla a terzi. E proprio il destino del 6,5% di azioni proprie di Generali potrebbe diventare il nuovo oggetto del desiderio. Sul mercato si fanno i nomi di Unicredit e Intesa Sanpaolo.

L’offerta di Mps ora è in bilico

Nel frattempo, l’OPS di Mediobanca su Banca Generali potrebbe scombinare i piani del Monte dei Paschi, che attende l’ok della Vigilanza per lanciare la propria operazione su Mediobanca. Il ceo Luigi Lovaglio, forte del mandato ricevuto in assemblea, punta ad avviare l’offerta a fine giugno e a chiuderla entro luglio. Ma un cambio rilevante nel perimetro di Mediobanca – come l’integrazione con Banca Generali – potrebbe far scattare una clausola di uscita per i soci rilevanti, a partire dal Tesoro. Se però Mps decidesse di procedere, potrebbe addirittura ritrovarsi a dover eseguire in prima persona l’acquisizione di Banca Generali. Uno scenario surreale, che aggiunge ulteriore incertezza a una partita già complessa.

Al momento è difficile capire e poter prevedere quale possa essere l’evoluzione del risiko bancario in un intreccio di mosse e contromosse. Ci sono alcuni punti che sono tuttavia evidenti, secondo Filippo Diodovich, Senior Market Strategist di IG Italia:

  • tutte le operazioni del risiko bancario sono sempre carta contro carta e senza l’ombra di un euro cash;
  • gli interessi “politici” (soprattutto su Generali) sembrano essere più importanti di quelli economici.