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Masseria del Fano: Salento di charme

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Un antico podere dove ancora oggi si produce l’olio d’oliva dei monaci basiliani tra raffinata accoglienza e tradizione secolare

A cura di Francesca Gastaldi

Nel cuore della Puglia, in un territorio conosciuto per la sua ricchezza naturale, si trova l’Antica Masseria del Fano, affascinante podere che all’ospitalità di charme unisce una secolare tradizione agricola.

Immersa negli ulivi, il verde della campagna di Salve e l’azzurro della marina di Pescoluse, la Masseria porta avanti un’usanza nata centinaia di anni fa, precisamente nel VIII secolo d.C. È qui che i monaci basiliani, in fuga dalle persecuzioni dell’imperatore bizantino Leone III, cominciarono a scavare grotte in cui nascondersi e ritirarsi in preghiera, dedicandosi con meticolosa cura alla coltivazione degli ulivi, dando vita alla produzione di un pregiato olio d’oliva. In onore di questa antica pratica e con la stessa dedizione, oggi alla Masseria del Fano si coltivano 1.500 piante di ulivi secolari che si estendono su 40 ettari di terra resa particolarmente fertile dalla vicinanza del mare.


La corte interna della Masseria

L’olio qui prodotto, che ha ricevuto numerosi premi e riconoscimenti, nasce nel rispetto delle usanze di una volta e dall’attenzione per ogni più piccolo dettaglio, dalla materia prima alle tecniche di lavorazione delle olive. La raccolta viene ancora eseguita a mano secondo il metodo della ‘brucatura’, che permette di mantenere intatte le proprietà originali dell’olio. Le olive, riposte in apposite cassette areate che le preservano dal rischio di alterazioni, attraversano la fase della ‘molitura’ in caratteristici frantoi.
La tipica tradizione della ‘granulazione’ separa  poi i liquidi dalla materia solida, mentre la filtrazione viene ancora effettuata attraverso l’utilizzo di materiali naturali quali cellulosa e cotone.


La reception della tenuta

La Masseria del Fano, il cui nome deriva dal latino ‘fanum’, ovvero ‘luogo degli dei’ (questo era anche il nome della divinità più importante degli orfici Phanes), offre un’ospitalità raffinata: 8 camere, 5 delle quali poste all’interno della corte e 3 allestite nella caratteristica Torre, un fortino fatto erigere dai Gonzaga di Mantova nel ‘500. La ristrutturazione dell’edificio, avvenuta 7 anni fa, ha valorizzato quella che era l’originaria dimora rurale: all’interno, pareti lasciate in parte a vista e rivestimenti in coccio pesto accolgono un arredamento costituito da mobili ottenuti da legno di recupero.

Tra le camere, in un’atmosfera rustica e insieme raffinata, spicca la Suite vista mare. Situata nella Torre è caratterizzata da finissimi corredi realizzati con materiale sostenibile e da un caminetto rivestito in pietra leccese. La camera è collegata attraverso una scala del ‘500 alla cima della Torre dove si trova un romantico bersò, una libreria, un angolo destinato all’ascolto della musica, oltre a una terrazza con una vista scenografica dove rilassarsi al tramonto.


Alcuni ulivi di Masseria del Fano

Lungo il giardino, che si affaccia nelle gole del Canale del Fano dove gli ulivi si alternano alla classica macchia mediterranea, vi è anche una suggestiva piscina. Nel pomeriggio l’appuntamento è sulla terrazza, dove è possibile sorseggiare un aperitivo scegliendo tra un’accurata selezione di vini pugliesi. Escursioni nel territorio salentino, visite guidate per scoprire da il processo di produzione dell’olio e raffinate colazioni a base di prodotti agricoli locali completano il soggiorno.


Una veduta dall’alto della Masseria

Prodotti d’eccellenza. Oltre all’olio extra vergine di oliva dei monaci basiliani, l’Antica Masseria del Fano vanta altre piccole produzioni alimentari d’eccellenza destinate a soddisfare i palati più raffinati. Tra queste, la passata ottenuta con pomodori biologici lavorati a poche ore dalla raccolta, il paté di olive nere e il miele integrale. Quest’ultimo racchiude l’essenza dei fiori caratteristici dell’Italia meridionale come i fiori d’agrume, l’acacia, il trifoglio e altri arbusti tipici della macchia mediterranea.

L’articolo integrale è stato pubblicato sul numero di ottobre del magazine Wall Street Italia.