PRETORIA (WSI) – Il pericolo che scoppi il caos nel Sudafrica c’e’, dal momento che a detta di media e autorita’ il paese non si è mai veramente preparato alla morte del suo leader piu’ carismatico di sempre. Anche se Nelson Mandela non ricopriva piu’ un ruolo politico nello stato piu’ ricco d’Africa, era la sua presenza ingombrante, simbolo della rivoluzione contro l’apartheid, a tenere unita la popolazione.
Successore di Mandela alla guida della nazione e del partito principale African National Congress (ANC) e’ dal 2009 Jacob Zuma, personalita’ dalle politiche controverse che ha mostrato sin qui due facce opposte tra loro. Ad esempio, da quando e’ presidente del Sudafrica si e’ impegnato per rafforzare le condizioni economiche dei neri, ma al contempo ha imposto una linea dura contro chiunque abbia intenzione di manifestare il proprio dissenso.
“Non avremo tolleranza verso coloro che commetteranno crimini nel nome delle relazioni sindacali. Costoro affronteranno la piena applicazione della legge”, ha fatto sapere Zuma.
Ribilanciare gli squilibri rispetto alla minoranza bianca che risalgono al periodo dell’apartheid e’ stata da sempre la battaglia principale combatutta dal suo predecessore Mandela, conosciuto nel suo clan tribale con il nome di “Madiba”.
“Come figlia, prego perchè il trapasso sia dolce”: questo l’auspicio espresso da Makaziwe Mandela, figlia dell’eroe della lotta all’apartheid, ricoverato in ospedale a Pretoria da due settimane per infezione polmonare. Ieri sera, la presidenza sudafricana ha riferito di un peggioramento delle condizioni di Nelson Mandela, definite “critiche”.
Quando il vincitore del Premio Nobel per la Pace era stato ricoverato l’8 giugno per un’infezione polmonare, le autorita’ avevano in un primo momento definito le sue condizioni stabili. Ma la situazione e’ andata peggiorando.
“Lui è in pace con se stesso – ha detto la figlia alla Cnn – ha dato così tanto al mondo. Io credo sia in pace”. I medici stanno “facendo il possibile”, ha sottolineato il presidente Jacob Zuma in un comunicato, precisando che l’eroe della lotta all’apartheid è “in buone mani”.
Mandela, 95 anni il prossimo 18 luglio, si trova in ospedale per il suo terzo ricovero da inizio anno. Al suo capezzale, spiega la nota, vi sono in queste ore la moglie, Graza Machel, il Jacob Zuma e il vicepresidente dell’Anc – il suo partito, al potere dal 1994 – Cyril Ramaphosa.
Il nuovo, drammatico bollettino su Mandela arriva solo un giorno dopo che la stessa presidenza era stata costretta a rompere un silenzio durato una settimana, dicendo che le sue condizioni permanevano “gravi ma stabili“.
Una precisazione resa inevitabile da dichiarazioni dell’emittente Cbs, secondo la quali le sue condizioni sarebbero state “molto più gravi di quanto facessero trasparire i comunicati ufficiali”, affermando che al suo arrivo in ospedale Mandela aveva dovuto essere rianimato, che le sue funzionalita’ epatica e renale erano ormai ridotte del 50%, che in realta’ l’anziano statista “non reagiva più alle cure”.
E rivelando anche che al momento del trasporto in ospedale, l’8 giugno, l’ambulanza era andata in panne e Mandela, nell’angoscia della moglie e dei suoi cari, aveva dovuto aspettare 40 minuti ai bordi dell’autostrada perchè ne arrivasse un’altra.
Di recente la tensione attorno all’ospedale di Pretoria era calata, buona parte dei giornalisti che l’affollavano da settimane aveva cominciato ad andarsene in buon ordine perche’ i rassicuranti bollettini ufficiali, fino a una settimana fa, avevano ripreso a dire che Madiba “reagiva bene” alle cure e faceva “progressi”.
Ma che le cose stessero peggiorando drammaticamente lo aveva in un certo senso comunicato in modo affettuoso un vecchio amico personale di Mandela, Andrew Mlangeni, che commosso aveva detto che è arrivato il tempo in cui bisogna “lasciarlo andare”.
Ora il Sudafrica, ormai rassegnato da tempo alla sua morte imminente, torna a pregare per il leader amato dal suo popolo, ammirato dal mondo democratico, visto come esempio dai terzomondisti di tutto il mondo, stimato dalla stessa minoranza bianca alla quale Mandela e l’Anc, malgrado tre secoli di dominazione bianca e 40 anni di regime razzista segregazionista, ha saputo assegnare un posto nella societa’ multirazziale e democratica.
Poi ci sara’ da riempire un vuoto socio-politico e non solo nell’immaginario collettivo.