ROMA (WSI) – Chiunque sia stato a Roma in vacanza avrà sentito almeno una volta raccontare episodi di corruzione, sprechi e imprenditori collusi con la mafia nella capitale italiana.
I racconti di tassisti, autisti del bus, anziani al bar sono pieni di storie del genere. Dirigenti di municipalizzate, assessori, imprenditori: nessuno è escluso.
Ebbene, 37 persone appartenenti alle categorie sopra citate sono state arrestate dalle forze di polizia, passando dalla gogna dell’opinione pubblica al carcere oppure agli arresti domiciliari.
Tra gli arrestati e gli indagati ci sono numerose persone vicine all’ex sindaco della capitale Alemanno – la cui giunta ha governato Roma tra il 2008 e il 2013 – tra cui un dirigente della sua fondazione politica.
“Alcuni degli uomini più vicini ad Alemanno sono componenti a pieno titolo dell’organizzazione”, ha detto il procuratore capo di Roma Giuseppe Pignatone, secondo cui invece “con la nuova amministrazione (guidata da Ignazio Marino) il clima è cambiato”. Anche se il capo dell’organizzazione, in alcune intercettazioni telefoniche, rivendicava “di avere amici” anche nel governo locale di centrosinistra.
A chiedere la misura coercitiva sono stati i magistrati della Dda della procura e i carabinieri del Ros, che hanno ottenuto il parere positivo dal gip Flavia Costantini.
I reati non si possono contare nelle dita di una mano: estorsione, corruzione, usura, riciclaggio, turbativa d’asta e trasferimento fraudolento di valori.
Le persone fermate farebbero parte di una rete di stampo mafioso che ha fatto affari con imprenditori collusi, con dirigenti di municipalizzate ed esponenti politici, per il controllo delle attività economiche in città e per la conquista degli appalti pubblici.
L’organizzazione, chiamata dai procuratori “Mafia Capitale”, non aveva legami con Cosa Nostra, ma ricorreva al metodo mafioso per ottenere favori e assegnazioni di appalti a società ad essa legate.
A guidare questa organizzazione è un volto noto alla giustizia, l’ex terrorista dei Nar, Massimo Carminati, ritenuto colui che “impartiva le direttive agli altri partecipi, forniva loro schede dedicate per comunicazioni riservate e manteneva i rapporti con gli esponenti delle altre organizzazioni criminali, con pezzi della politica e del mondo istituzionale, finanziario e con appartenenti alle forze dell’ordine e ai servizi segreti”.
Tra gli almeno 100 indagati ancora a piede libero figura anche l’ex sindaco di Roma, Gianni Alemanno. Coinvolti anche il commercialista Marco Iannilli, l’uomo d’affari Gennaro Mokbel e il consigliere regionale del Pdl, Luca Gramazio.
“Dimostrerò la mia totale estraneità a ogni addebito e da questa incredibile vicenda ne uscirò a testa alta”, ha risposto alle domande incalzanti dei giornalisti Alemanno.
(DaC)