Società

Legrenzi: il valore è nell’intangibile

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Questo articolo fa parte del lungo dossier “Uscire dal baratro” pubblicato sul numero di maggio del magazine Wall Street Italia

 

“Non c’è monopolio nella produzione dei beni di consumo, nella estrazione di petrolio, e così via. Solo l’immateriale concretizza idee inimitabili”.

Paolo Legrenzi, professore emerito di psicologia all’Università Ca’ Foscari, sintetizza con queste parole il crescente valore dell’economia “intangibile”, nelle vite, ma anche sui mercati finanziari. Un aspetto che sembra essere confermato una volta di più dal rapido recupero dell’indice tecnologico di Wall Street, il Nasdaq, che ha già recuperato tutto l’impatto del Coronacrash.

“Il vero salto” nella produzione di macchine rivolte al mondo immateriale, “avvenne con Alan Turing, un matematico e logico inglese che riuscì a costruire il primo computer, allo scopo di decifrare i messaggi inviati ai sommergibili tedeschi durante la Seconda guerra mondiale”, ricorda Legrenzi nell’ultimo numero di Wall Street Italia, “da allora le cose cambiarono sempre più rapidamente”.

Materiale vs Immateriale, i rapporti di forza a Wall Street

Nel 1982, scrive Legrenzi la quota di valore complessivo dello S&P 500 rappresentato dalle capitalizzazioni di mercato delle società attive nella produzione di beni tangibili era del 62% contro il 38% delle società attive nella produzione di asset immateriali. Dieci anni dopo, nel 1992 le proporzioni si erano già rovesciate. Nel 1999 l’immateriale prevaleva con l’84% del valore complessivo dello S&P500.

Il paradosso dell’immateriale ricorda da vicino il paradosso dell’invulnerabilità: ciò che si tocca, si vede e si conserva come oggetto concreto è considerato meno vulnerabile, perché ciò che è materiale non svanisce. E invece, con il sorriso sulle labbra, anzi la risata, il mondo delle idee intangibili e monopolizzate è sempre di più il regno del valore.

L’articolo integrale è stato pubblicato sul numero di maggio del magazine Wall Street Italia