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La mano di Bilderberg nelle stragi degli Anni di Piombo

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ROMA (WSI) – Ferdinando Imposimato è uno dei più noti e storici magistrati italiani. Oggi presidente onorario aggiunto della Suprema Corte di Cassazione, si è occupato, in ambito processuale, di alcuni dei casi più controversi della storia italiana: dal rapimento di Aldo Moro all’attentato a Papa Giovanni Paolo II, dall’omicidio Bachelet a quelli dei giudici Palma e Tartaglione, occupandosi quindi di mafia, camorra, terrorismo politico. Un indiscusso e profondo conoscitore di quell’intrecciato fenomeno che alle cronache risponde comunemente al nome di “strategia della tensione”.

Nel breve video che vi presentiamo, Imposimato, con alcune secche dichiarazioni, delinea il quadro di una verità storica ormai accertata ma, è necessario dirlo, che si fatica a tradurre in azioni politiche per affrontare il sistema di potere ancora vigente in Italia.

Imposimato fa anche riferimento al famigerato Gruppo Bilderberg, ormai noto a tutti i complottisti che frequentano il web (e non solo), ma lo fa portando un elemento di estremo interesse. Il primo ad aver trovato un legame tra il Bilderberg e la strategia della tensione italiana fu il magistrato Emilio Alessandrini, ucciso nel 1979 da un gruppo terroristico di estrema sinistra contiguo alle Brigate Rosse, Prima Linea.

Le semplici note di wikipedia, dedicate a questo autentico e misconosciuto eroe della storia contemporanea italiana, suggeriscono in maniera limpida il contesto in cui è avvenuto l’omicidio di Alessandrini: “L’omicidio di Emilio Alessandrini è stato un atto terroristico avvenuto a Milano il 29 gennaio 1979, ad opera di militanti dell’organizzazione comunista Prima Linea. […] Il 27 febbraio 1972, Alessandrini fu assegnato con Gerardo D’Ambrosio al processo sulla Strage di Piazza Fontana. […] Oltre a Piazza Fontana, Alessandrini era stato molto impegnato nella lotta al terrorismo, soprattutto quello legato agli ambienti della destra estrema e della sinistra militante. Nell’ambito di queste indagini, arrivò a scoprire alcune attività di depistaggio del Servizio Informazioni Difesa, [… ovvero i servizi segreti militari istituzionali italiani…].

Alessandrini collegò il SID […] ad alcune azioni terroristiche di ispirazione neofascista. Alessandrini, al momento dell’omicidio, stava lavorando per creare un pool antiterrorismo che raccogliesse magistrati da diverse procure, per coordinare meglio il lavoro. Già il 13 settembre 1978 durante un’irruzione nell’appartamento in Via Negroli del terrorista Corrado Alunni, era stata rinvenuta una scheda su Alessandrini: quel tipo di scheda, nel quale venivano raccolti tutti gli elementi necessari a organizzare un agguato, era in genere il primo passo verso un’azione violenta. La scheda era tanto dettagliata che Alessandrini sospettava fosse stata fornita dagli stessi servizi segreti”.

Nel caso di Alessandrini, il “io so” pasoliniano appare esemplificato in maniera cristallina, come si vede in questo video:

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