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L’Arabia Saudita manda i carri armati in Barhein?

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L’Arabia Saudita manda 15 carrarmati nel vicino Bahrein, uno staterello dove si giochera’ con ogni probabilita’ il futuro di tutta la regione mediorientale. L’intento e’ quello di aiutare a sedare le proteste antigovernative di matrice sciita che stanno prendendo forza nel paese. Lo ha riportato un’agenzia di stampa locale, che ha citato testimoni oculari.

Nonostante la smentita dei sauditi, come riportato da Reuters, i mercati non ci credono e i prezzi del greggio e delle commodity continuano a salire. La paura e’ che le tensioni e le rivolte potrebbero presto coinvolgere anche il regno saudita, il paese piu’ ricco del mondo in termini di risorse petrolifere.

La situazione in Bahrein, un’isola che si trova a est dell’Arabia Saudita, interessa da vicino i sauditi perche’ li’ le rivolte sono di matrice sciita (il 70% della gente in Bahrein). Il popolo sciita saudita (che rappresenta circa il 20% del totale) risiede proprio nella parte orientale della nazione.

Se le indiscrezioni si dovessero rivelare veritierie, la situazione si fara’ sempre piu’ critica, con la componente religiosa che potrebbe entrare in gioco in un impeto rivoluzionario che sinora e’ stato motivato dalla disoccupazione e dal rincaro degli alimentari.

Oggi la borsa saudita ha perso alla chiusura alle 15:30 locali il -6,8%, il maggiore calo dal novembre 2008, ai tempi della crisi finanziaria globale (con un calo dell’8%, sui minimi intraday). La settimana scorsa il Re Abdullah ha varato un piano da $36 miliardi di benefit nei settori di istruzione, assistenza medica e infrastrutture dedicati alla popolazione piu’ povera, nel tentativo di prevenire eventuali rivolte.
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L’indice della borsa di Riad, il Saudi Arabia Tadawul All Share
Index, ha perso -6.8% a 5,538.72. Al-Rajhi Bank e’ scesa ai minimi da un anno, e Saudi Basic Industries, la piu’ grande azienda di prodotti petrochimici del mondo, ha accusato un crollo di -7.8%, secondo Bloomberg. L’indice Tadawul All Shares e’ ufficialmente entrato da oggi in territorio “orso”, avendo perso il 20% dai picchi del 2010: e’ la griglia che definisce un mercato ribassista. Anche i Credit Default Swaps legati all’Arabia Saudita sono saliti, a quota 140.

“La performance della borsa saudita esemplifica come il rischio geo-politico rimanga ancora non risolto nella regione”, ha detto a Bloomberg Omair Ansari, equity strategist per Gulfmena Alternative Investments a Dubai.
“Abbiamo ancora rumors di proteste previste nel Regno per l’11 e 12 marzo, fatto che causa incertezza. I mercati contineranno a capitolare, per l’incapacita’ di prezzare correttamente i rischi”. Le proteste di piazza in atto in Oman e Bahrain seguono quanto accaduto in Tunisia ed Egitto, dove le popolazioni, con proteste di piazza, hanno cacciato leader dispotici al potere da decenni. Adesso sul web circolano convocazioni di un “Day of Rage” in versione Arabia Saudita enttro le prossime due settimane.