Economia

JP Morgan: “Parità eur/usd quest’anno”

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ROMA (WSI) – Ora che la Bce ha lanciato il tanto atteso bazooka monetario del Quantitative easing, cosa può fare ancora per sostenere e rilanciare l’economia dell’Eurozona? L’interrogativo è d’obbligo, nel giorno in cui il Consiglio direttivo si riunirà a Nicosia, Cipro per annunciare la decisione sui tassi e successivamente, per dare ulteriori informazioni sul QE da 1.000 miliardi di euro circa, lanciato lo scorso 22 gennaio.

E JP Morgan ha anche una teoria tutta sua su quanto la Bce sarà costretta a fare: “La Bce taglierà gli interessi sui depositi a -3% e il dollaro si apprezzerà del 20%, raggiungendo la parità con l’euro nel 2015”, prevede Robert Michele, responsabile globale della divisione di reddito fisso di JPM. Da segnalare che al momento il tasso sui depositi è già negativo, a -0,20%, a fronte deltasso di rifinanziamento pronti contro termine, al minimo storico dello 0,05%. Invariato il tasso marginale allo 0,20%.

Un articolo del Financial Times intravede due limiti ben precisi nel QE della Bce.

“Abbiamo due limiti – aveva spiegato lo stesso Draghi – Il primo è un limite sull’emittente che è del 33%, il secondo e’ un limite sull’emissione che e’ del 25%. In altre oparole non compreremo piu’ del 25% di ogni emissione e non piu’ del 33% del debito di ciascun emittente””. Fondamentale poi ricordare che alle banche centrali andra’ l’80% del rischio e per il restante 20% la Bce fara’ da cuscinetto.

L’FT sottolinea che tuttavia i limiti rispettivamente del 33% e del 25% sugli emittenti e le emissionid el debito potrebbero essere raggiunti nei “worst case scenarios”, ovvero nell’eventualità in cui si concretizzi uno scenario tra i peggiori.

Uno di questi potrebbe essere un nuovo shock deflazionistico globale, scatenato da un indebolimento della Cina più forte delle attese o da un forte calo nella crescita del Pil Usa. Situazioni del genere avrebbero come conseguenza una guerra valutaria più feroce, con le banche centrali che farebbero a gara per espandere i propri bilanci, acquistando asset e iniettando liquidità. Ma in questa competizione, la Bce si troverebbe in una posizione di svantaggio, dal momento che non avrebbe molti margini per aumentare in modo significativo il suo programma di acquisto di bond. Per esempio, se gli acquisti su base mensile dovessero salire dai 60 miliardi di euro attuali a 100 miliardi, il limite del 25% verrebbe toccato solo dopo otto mesi, nel caso di emissioni di debiti da parte del governo tedesco.

Il secondo tipo di peggior scenario possibile sarebbe un evento stile Grexit. Secondo l’FT ci sono pochi dubbi sul fatto che l’introduzione di una valuta alternativa alla moneta unica, porterebbe i mercati a reinterpretare l’euro come una moneta che non rappresenterebbe più una Unione monetaria irrevocabile.

Saxo Bank ha fatto il punto della situazione in tema di guerra valutaria. La parola nel conflitto internazionale passa alle banche centrali. Solo il Brasile ha alzato i tassi, mentre la FED di Janet Yellen continua il suo atteggiamento “patient” fino a quando non decideranno di alzare i tassi di interesse (non prima di due riunioni del FOMC).

Secondo la banca “sorprese potrebbero arrivare dalla BoE e dalla Banca Centrale Russa. Tutti gli altri policy-maker rimangono in attesa, studiando ulteriori tagli o misure straordinarie per combattere la debolezza dell’economia e la caduta dei prezzi del petrolio”.

In Europa si apre il 9 marzo il varo del “QE all’Europea”, con l’acquisto di €1,1 trilioni di titoli di debito governativi, che “per molti membri del Governing Council rappresentava l’unica soluzione possibile per combattere lo spettro della deflazione”.

“I livelli di tasso d’interesse sono rimasti invariati, con quello principale settato al minimo storico dello 0,05%. Il Governatore Draghi ha recentemente dichiarato al Parlamento Europeo che il QE porterà effetti positivi, tale piano continuerà fino a quando l’inflazione non raggiungerà livelli prossimi a quelli stabiliti dal mandato”.

Nel dettaglio le banche Centrali dei singoli paesi membri del blocco a 19 acquisteranno l’80% dell’ammontare, mentre il restante 20% verrà iscritto nei bilanci di Francoforte.

(Lna-DaC)