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Giovanni Vernia: storia di un manager che diventa comico

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di Daniela La Cava

L’attore genovese Giovanni Vernia, conosciuto dal grande pubblico per i personaggi di Zelig, si racconta. Ieri, oggi e domani: la parola d’ordine è far ridere

Un passato da manager dopo avere ottenuto una laurea in ingegneria elettronica col massimo dei voti, un presente da comico, attore e conduttore radiofonico e un futuro proiettato negli Stati Uniti, dove si prepara a sbarcare la prossima estate e dove spera di restare. Atipico e originale. Non può essere definito in altro modo il percorso professionale compiuto fino a questo momento da Giovanni Vernia.

Ieri oggi e domani: la parola d’ordine è l’ironia16

Chi l’ha seguito sin dai suoi esordi in tv con Zelig, associa il suo nome ai personaggi con cui ha conquistato il grande pubblico: uno su tutti è quello di Jonny Groove con i suoi pantaloni maculati, il chiodo fisso per la musica house e il suo tormentone “ti stimo fratello”. Proprio con Zelig esplode la sua incontenibile comicità, che ha sempre fatto fatica a tenere a bada fin dall’infanzia, quando imitava i parenti del sud.

“C’è una sorta di spiritello dispettoso in me, che si manifesta da sempre nei momenti meno opportuni. Appena sente odore di divertimento esplode”

racconta Giovanni Vernia a WSI. Un diavoletto che diventa sempre più invadente durante la sua carriera da ingegnere.

“Sul lavoro intrattenevo i miei colleghi con le parodie dei miei capi. Il risultato? Loro si divertivano molto, i miei capi meno. Per questa ragione spesso ero costretto a cambiare azienda”.

All’ennesimo cambio, la svolta

Nonostante i frequenti e obbligati cambi di lavoro, in quegli anni il suo onnipresente senso dell’umorismo gli permette di sviluppare rapporti lavorativi molto forti.

“Durante un progetto di consulenza, agli inizi della mia carriera, che è durata dieci anni come uomo d’azienda, avevo fatto amicizia con un collaboratore che nel 2007 mi propone di fare un colloquio per una società, con sede a Portland, in cerca di un country manager per l’Italia”

ricorda Vernia che dopo il colloquio a Londra, nel giro di poco tempo riceve una proposta che definisce “pazzesca”. Che fare?

“In Italia sarei stato l’unico e per di più passavo da una importante società di consulenza a una realtà che si sarebbe potuta rivelare un fuoco di paglia. Proprio per questo, visto che sono un po’ matto, ho accettato”.

All’età di 33 anni approda in WebTrends:

“Lavoravo molto di più, ma avevo una maggiore indipendenza che mi permetteva di coltivare l’hobby del cabaret in modo più proficuo, partecipando a corsi di recitazione o a laboratori per testare gli sketch”

spiega Vernia che da lì a poco sarebbe stato notato durante una serata in un locale a Milano e chiamato per partecipare a Zelig.

“Dopo un anno, ho deciso di fare un altro salto nel vuoto, lasciando il lavoro da manager e abbracciando il mestiere che avevo sempre sognato di fare, ovvero quello di far ridere”.

Gli inizi non si dimenticano

Anzi, ha realizzato un workshop per le aziende in cui da personaggio del mondo dello spettacolo, con un passato da manager, spiega quanto sia importante l’uso dell’umorismo come leva per il business. E al suo bagaglio professionale continua ad attingere anche oggi.

“La mia fonte d’ispirazione è la realtà ed è possibile intercettarla – precisa – solo se le antenne sono sempre tirate su per cogliere le situazioni. Poi bisogna sedersi a un tavolo e martellare con la scrittura. Senza una metodologia e una disciplina si rischia di fare un lavoro approssimativo”.

Per rendere bene l’idea cita Mark Twain: “Mi ci vollero oltre due settimane per preparare un perfetto discorso improvvisato”.

Alla fine, se si improvvisa si rischia di piombare nell’approssimazione: per fare un buon lavoro bisogna prepararsi e quando si è preparati si può anche improvvisare. Da buon intrattenitore guarda anche alla satira d’attualità: nel suo format “#ungiornocapirai” spiega a suo figlio i (paradossali) fatti del nostro Paese.

Il futuro? Lavori in corso

Dopo il passato da manager, il presente da attore comico, Giovanni non ha dubbi sul futuro: lo vede negli Usa.

“Ci sto lavorando, perché in Italia mala tempora currunt sia dal punto di vista economico sia dell’intrattenimento e del buongusto. Ci lamentiamo molto dell’aggressività delle persone, dei social che creano dei mostri, però se si apre un qualsiasi quotidiano online dedica più spazio alle liti che allo show. Viene ripreso sempre il becero perché è il becero che funziona”.

Una premessa per spiegare perché ha deciso di lavorare negli Stati Uniti. “How To Become Italian” è il suo spettacolo in lingua inglese sui vizi degli italiani: un viaggio autoironico sul nostro Paese, sul nostro modo di essere, non dimenticando il fatto che siamo tra i più comici del mondo. La prima tappa dello spettacolo sarà a Manhattan a giugno. “È questo il mio futuro”, ammette Giovanni Vernia spiegando che non intende abbandonare l’Italia.

Sul denaro non si scherza mai (o quasi)

Il mio rapporto con il denaro? È molto rispettoso”, ammette Vernia che è cresciuto in una famiglia ‘normale’, con papà che era il maresciallo della Finanza e la mamma casalinga. “Non faccio scelte avventate, cerco piuttosto formule per garantire un futuro ai miei figli con piani di previdenza alternativi”.
“E poi sono cresciuto a Genova, e sono sensibile alla spesa”, ride il comico che alla fine non può fare a meno di concedersi una battuta.

L’articolo integrale è stato pubblicato sul numero di dicembre del magazine Wall Street Italia.