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Giornalisti addetti stampa delle aziende: Sole 24 ore, un buco da 50 milioni nel 2012

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MILANO (WSI) – Il 21 gennaio questo giornale ha sottolineato il rilancio del Sole 24 Ore con una titolo che riportiamo: “RISPOSTA INNOVATIVA ALLA CRISI DEL COMPARTO: IL SOLE 24 ORE inaugura la nuova era dell’informazione digitale. Al via la nuova organizzazione integrata carta e digitale e il nuovo sito www.ilsole24ore.com, punto di partenza per la rinnovata offerta multipiattaforma del Gruppo”. Questa risposta è dettata dalla crisi che attanaglia tutti i media italiani e non solo Il Sole 24 Ore. Mondadori chiude 5 testate e pensa di collocare in pensione 100 giornalisti. Rcs periodici medita una mossa simile; entro fine mese gli azionisti dovranno ricapitalizzare Rcs Media Group sborsando almeno 400 milioni di euro, mentre qualcuno parla di un fabbisogno di 700/800 milioni.

Le redazioni del Corriere e della Gazzetta dello Sport dovrebbero subire una sforbiciata di 100/150 posti. In verità le edicole piangono e la pubblicità è crollata in base agli ultimi dati di Fcp (il calo è del 16% nei primi dieci mesi del 2012). Sulle vendite e sui bilanci delle società editrici di quotidiani quotate in Borsa si impone, però, una grande “operazione verità”. I dati delle vendite sono circondati dal mistero più fitto. La diffusione è una realtà, le vendite in edicola sono un’altra realtà.

E’ il momento di pensare a una autorità (l’Agcom?) alla quale conferire il potere di condurre accertamenti penetranti. Gli stessi contributi pubblici vanno rapportati ad elementi sicuri e certificati. la libera stampa è il perno del sistema democratico e non può tollerare zone opache e tenebrose. Gli inserzionisti si possono recuperare con una politica improntata alla trasparenza.

La situazione del Sole 24 Ore non è lontana da quella critica degli altri Gruppi editoriali. In questi giorni circola un documento nelle redazioni di Business Media, un settore giuridicamente autonomo del Gruppo che edita riviste professionali e tecniche. E’ emerso innanzitutto “un peggioramento della situazione economica generale, purtroppo i dati dell’ultimo trimestre 2012 sono peggiori rispetto alle attese.

Il Gruppo ha chiuso i primi nove mesi del 2012 con una perdita pari a 35 milioni e per l’ultimo trimestre le previsioni sono anche peggiori”. La perdita annuale non dovrebbe essere lontana da una cifra mostruosa: 50 milioni?.

Nella redazione del Sole 24 Ore di via Monte Rosa 91 circolano voci inquietanti sulle disponibilità di cassa a breve, tanto che si imporrebbe una ricapitalizzazione cospicua entro fine febbraio e prima della nomina del nuovo Cda prevista per aprile. Al 30 settembre 2012 la posizione finanziaria netta del Gruppo era positiva per 28,0 milioni.

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L’azionista Confindustria si trova davanti a nodi tremendi: servono probabilmente manager nuovi e più sensibili sacrifici che non possono essere scaricati soltanto sulle redazioni. Ma in Confindustria non vogliono sentir parlare di quattrini da destinare al quotidiano, anche perché non ne hanno molti (il “tesoretto” interno sarebbe di 70/100 milioni).

Le prospettive diventano drammatiche. Per quanto riguarda i giornalisti della testata Il Sole 24 Ore va sottolineato che sono sottoposti allo stato di crisi e al contratto di solidarietà. Affiora, però, una contraddizione clamorosa nei numeri riportati: al 30 settembre 2012 la perdita è di 35 milioni secondo il documento del CdR di Business Media, mentre il bilancio al 30/9/2012 diffuso il 12 novembre 2012 parla di una “perdita netta di gruppo di 22,7 milioni in peggioramento rispetto allo stesso periodo del 2011 (-10,2 mln)”. Qual è la verità?

Di seguito Il documento del CdR di Business Media (Gruppo Sole 24 Ore)

Milano, 18 gennaio 2013. Dall’odierno incontro del Cdr con Bruno Lommi, direttore generale di Business Media, Alberto Allegranza, responsabile del personale, e Mattia Losi, direttore editoriale, è emerso innanzitutto un peggioramento della situazione economica già delineata nel precedente incontro. “È prematuro in questo momento entrare nel dettaglio dei numeri –ha detto Allegranza – ma purtroppo i dati dell’ultimo trimestre 2012 sono peggiori rispetto alle attese. Il gruppo ha chiuso i primi nove mesi del 2012 con una perdita pari a 35 milioni e per l’ultimo trimestre le previsioni sono anche peggiori. Business Media si inserisce in questo contesto negativo, comportando due decisioni: da un lato, investire sulla professionalità di un nuovo direttore generale, visto che, data la situazione e la complessità di Business Media, l’interim dell’Ad non era più sufficiente; dall’altro, intervenendo drasticamente sulla riduzione dei costi concretatasi con l’uscita di due figure dirigenziali (Nicola Ligasacchi, Area Retail, Horeca, Casa, e Fabio Franzoni, Building).

Chi è Bruno Lommi

Lommi ha presentato il proprio percorso professionale: l’attività di marketing è stata il suo principale focus lavorativo, esplicato in diversi settori, pur concentrandosi soprattutto sul largo consumo (è stato vent’anni in Nestlé Italia, arrivando al ruolo di direttore comunicazione) e nell’editoria (Mondadori, Corriere della Sera e City, free press che ha lanciato in Italia, e successivamente chiuso, Il sole 24 Ore, dove ha ricoperto dal luglio 2012 il ruolo di direttore marketing). Lommi ha, quindi, precisato che il suo lavoro dovrà passare necessariamente attraverso quattro fasi:

1) comprensione dell’area di business

2) formazione della squadra

3) elaborazione della strategia

4) approvazione da parte dell’azienda.

“Il modello di business sul quale si è sviluppata la stampa professionale fino ad oggi è completamente da rivedere –ha precisato Lommi –e se anche usciremo dalla crisi i meccanismi del mercato, in primis quelli commerciali (raccolta pubblicitaria), difficilmente ritorneranno come prima”.

Prossime mosse

In questo contesto, ci sarà dunque una riorganizzazione in termini funzionali e operativi della quale non sono stati forniti dettagli. Alla domanda specifica: “Chi subentrerà a Nicola Ligasacchi?”, la risposta è stata: “Per il momento non siamo in grado di fornire alcun dettaglio”.

Nessuna indicazione neanche sui tempi necessari: brevi, ma non immediati, visto che è stato detto “Non meno di quindici giorni”.

Considerando il peggioramento dei conti e l’inasprimento delle condizioni di mercato, l’azienda non prevede, comunque, di chiudere testate con la presenza di giornalisti, ma ha dichiarato la volontà di estendere anche al personale giornalistico di BM la formula dei contratti di solidarietà considerati strumenti meno traumatici che preservano i posti di lavoro e permettono di rimettere in sesto i conti. “Del resto –ha sottolineato Allegranza– Business Media è stata finora l’unica area non toccata da tali misure di contenimento costi, misura chiesta anche all’Rsu in un recente incontro”. Allegranza non ha specificato né esattamente quando verrà attivata la solidarietà né la sua entità, anche se ha parlato di quantità minime. Si è riservato di contattarci a tempo debito.

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