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Gaia Bermani Amaral. La mia vita sul set

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L’attrice italo-brasiliana, protagonista con Riccardo Scamarcio del film L’ultimo paradiso, si racconta: i suoi personaggi, la passione per la scrittura e i progetti futuri

A cura di Margherita Calabi
Foto di Keila Guilarte

Styling: Michela Caprera
Trucco: Luciano Chiarello, Julian Watson Agency; C
apelli: Simone Prusso, Julian Watson Agency

Un mondo immaginifico, una carriera di successo e un grande amore per la scrittura. L’attrice italo-brasiliana Gaia Bermani Amaral, protagonista con Riccardo Scamarcio del film L’ultimo paradiso, parla in esclusiva a Wall Street Italia.

Gaia Bermani Amaral indossa un abito in chiffon di N.21 by Alessandro Dell’Acqua

È nata a San Paolo del Brasile e cresciuta in Italia, ha un doppio passaporto e un amore per entrambi i Paesi. Cosa ricorda della sua infanzia?
“La natura. Era un elemento onnipresente nella mia vita quando ero piccola, sentivo la sua presenza viva, palpitante. Ero come una sorta di Alice nel Paese delle Meraviglie, tra alberi giganti e frutti esotici di ogni tipo. Ho sempre viaggiato molto, nelle fazendas nel nord del Brasile andavo a cavallo senza sella e mangiavo il miele direttamente dai favi degli alveari. È a queste origini che devo il mio mondo immaginifico che caratterizza il mio nucleo creativo più prezioso, è qui che vado ad attingere quando devo creare qualcosa di importante, sia nella scrittura che nel mio lavoro di attrice. Il Brasile è un Paese di forti contrasti, di passioni, di magia, di saudade. Credo che dalle contaminazioni nasca sempre il meglio”.

Un aneddoto curioso di quel periodo, il bagno con un coccodrillo, è diventato un episodio autobiografico nel suo libro per bambini Le Fiabe dell’arcobaleno e il mistero delle cinque lune
“Nella fazenda di amici da cui andavamo spesso in vacanza c’era un laghetto con un unico coccodrillo. I pescatori lo conoscevano benissimo, il lago era pieno di pesci e lui non ha mai dovuto preoccuparsi per il cibo. I miei amici ed io facevamo il bagno con lui in lontananza, era qualcosa di assurdo, sembrava una scena tratta da uno dei romanzi di Gabriel García Márquez. Ho poi scritto un libro di favole per bambini, pubblicato qualche anno fa, che parla di un coccodrillo vegetariano ispirato proprio a lui”.

Gaia Bermani Amaral indossa un abito di Albino Teodoro

Ha una passione per la scrittura: se non è sul set scrive in continuazione. A breve uscirà il suo primo romanzo. Ce ne può parlare?
“Ancora non posso rivelare molto, quello che posso dire è che è ambientato in Sicilia nel 1945, poco dopo la Seconda Guerra Mondiale, in un monastero”.

Gaia Bermani Amaral indossa un abito lungo con ricami di Alberta Ferretti

Torniamo alla sua giovinezza: a Milano, per andare a scuola, passava sempre davanti al Piccolo Teatro. Quando e come nasce il suo amore per la recitazione?
“Quando andavo al liceo classico Giuseppe Parini passavo sempre davanti al Piccolo, è stato come un richiamo. Così ho deciso di varcare la soglia di quel teatro per chiedere delle informazioni per l’iscrizione alla scuola di recitazione. Ero molto timida e questa mi era sembrata una grande impresa. Quando ero più piccola volevo fare l’attrice per sperimentare emozioni che ancora non conoscevo attraverso i personaggi ideati dai grandi scrittori. Oggi invece faccio questo lavoro per affermare la mia identità di persona e di donna. La recitazione e la scrittura sono i due elementi più importanti della mia realizzazione personale”.

Come è cambiato, se è cambiato, il suo modo di lavorare come attrice da quando ha cominciato a scrivere?
“Creando storie di fantasia si costruisce il destino dei propri personaggi, la loro psicologia, le virtù, le manie, le fragilità, le ossessioni, le vittorie e le sconfitte. È un esercizio continuo di analisi e di enorme pazienza, la scrittura richiede molto tempo. Questo mi ha portato ad avere lo stesso approccio nei confronti dei personaggi che interpreto al cinema. Ho un carattere molto impulsivo e questo esercizio di analisi mi ha arricchito sia come persona che come attrice”.

Gaia Bermani Amaral indossa un abito in pelle di Alexander McQueen

Sembra avere la stessa grinta di Bianca, il personaggio che interpreta nel film L’ultimo paradiso prodotto
da Riccardo Scamarcio e diretto da Rocco Ricciardulli. Chi è Bianca? Cosa rappresenta per lei e cosa avete in comune?
“Bianca è un personaggio che ho amato follemente, è una donna che lotta per un futuro migliore e per un amore vero. Io credo che per l’amore vero valga sempre la pena di lottare. Bianca ha tante sfaccettature: è pura, indomabile, coraggiosa, è una guerriera ma ha anche un’estrema dolcezza, è una sognatrice ma è anche concreta perché agisce per realizzare i propri sogni. Questo non è un dettaglio da poco, perché nella vita non basta sognare, bisogna fare si che i propri sogni diventino realtà. Ed è quello che cerco di fare io: credo nell’impossibile e mi lascio sorprendere quando poi si avvera. In comune Bianca ed io abbiamo una necessità di riscatto, di far sentire la nostra voce. Oggi non aspetto più, cerco di crearmi le opportunità: con la casa di produzione che ho con il mio compagno Rocco Ricciardulli, la Silver Productions, abbiamo sviluppato il progetto de L’ultimo paradiso. Ci abbiamo creduto fortemente, abbiamo lottato per tre anni e siamo finalmente riusciti a portarlo a termine co-producendolo con Riccardo Scamarcio. Netflix si è subito appassionato alla storia. Questo rappresenta una grande vittoria per me, sia come attrice che come donna”.

Gaia Bermani Amaral indossa un abito con stampa floreale di Albino Teodoro e sandali di Giuseppe Zanotti

Come è stato lavorare con Riccardo Scamarcio?
“C’è stata molta empatia non solo tra me e lui, ma anche tra lui e Rocco: sono quasi conterranei [Rocco Ricciardulli è lucano, Riccardo Scamarcio è pugliese, ndr], hanno lo stesso linguaggio, le stesse origini. Con Riccardo è avvenuto tutto in modo molto naturale, sembravamo davvero Bianca e Ciccio, i personaggi che interpretiamo. È stata una magia. Mi sono molto divertita perché Riccardo sul set gioca molto e ti mette a tuo agio”.

Il film parla di un amore impossibile fra Ciccio, contadino sposato e ribelle, e Bianca, bellissima e intoccabile figlia di Cumpà Schettino, perfido e temuto proprietario terriero. Il loro amore fa della voglia di ribellione e della libertà il suo motore generatore. Cosa vuole dire per lei la parola ‘libertà’?
“Vuole dire poter fare, vuole dire movimento, poiché senza movimento non c’è vita: se gli atomi che costituiscono il nostro corpo e tutto ciò che ci circonda non avessero il loro moto che da origine alla materia noi non saremmo qui. Libertà, per me, vuole anche dire conoscere sé stessi: se conosci te stesso sai esattamente che persona vuoi essere, sai chi vuoi diventare e dove vuoi arrivare”.

Dove si vede da qui a dieci anni?
“Non so dove sarò fra dieci anni, sto imparando a vivere nel presente, ma mantengo sempre tanti progetti per il futuro”.

Quali sono le cose a cui tiene di più?
“Il mio computer, che uso per scrivere, custodisce tutto il mio mondo. E poi i miei diari: da ragazzina e prima di cominciare a scrivere professionalmente mettevo i miei pensieri su carta. In qualche modo è un percorso, una traccia che ho lasciato nel corso degli anni. È un ricordo prezioso”.

Gaia Bermani Amaral indossa un abito stampato in seta e sandali di Lanvin

Quali sono i suoi libri preferiti?
Un Uomo di Oriana Fallaci è un libro che mi ha segnato e colpito enormemente, così come Il codice dell’anima di James Hillman”.

Il prossimo film che vuole girare e interpretare?
“È un film che ha scritto Rocco, una storia molto forte ambientata tra l’Italia e l’estero. Non vedo l’ora di iniziare”.

Lei è una donna bellissima con una carriera di successo e un grande amore. Cosa le manca oggi?
“Non mi manca nulla, ma c’è ancora molto da fare. Questo è solo il punto di partenza”.

 

L’articolo integrale è stato pubblicato sul numero di marzo 2021 del magazine Wall Street Italia.