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Finanza sporca, ex trader SocGen a piedi da Roma a Parigi dopo crack borsa

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MILANO (WSI) — A Jérôme Kerviel, 37 anni, simbolo per eccellenza della finanza senza scrupoli, non resta altro che pregare. E camminare: a piedi da Roma a Parigi, lungo un percorso di circa 1.400 chilometri, che ha intrapreso, da solo, lunedì 24 febbraio, dopo essere stato folgorato da papa Francesco.

Lo ha incontrato in Vaticano, dopo avergli scritto una lettera, all’Udienza generale del 19 febbraio. Kerviel era in prima fila, accompagnato dall’avvocato David Koubbi: il Pontefice si è avvicinato, gli ha preso le mani tra le sue, scambiando poche parole, che Kerviel porta con sé mentre percorre ogni giorno una trentina di chilometri, tappa dopo tappa, il cammino di Jèrôme, in attesa di sapere che cosa ne sarà di lui.

Tra due settimane la Corte di Cassazione francese deciderà se confermare il verdetto della Corte di Appello che nel 2012 aveva condannato l’ex trader della Société Générale a 5 anni di carcere (3 da scontare, dopo 2 anni sospesi grazie alla condizionale) e a pagare alla banca 4,9 miliardi di euro di danni e interessi, esattamente l’ammontare delle perdite provocate all’istituto, allora guidato da Daniel Bouton, nel gennaio 2008 con le sue scommesse spericolate sui derivati, prendendo posizioni sugli indici delle Borse europee fino a 50 miliardi.

«Caro Santo Padre, sono l’uomo più indebitato dell’umanità, perché sulle mie spalle pesa una condanna giudiziaria iniqua di 4.915.610.154 euro», scrive Kerviel nella sua lettera a papa Francesco datata 7 febbraio, in cui racconta la sua parabola e lancia un duro atto di accusa contro il suo mestiere di un tempo, e che altri continuano a fare, «senza alcuna morale».

«Ho scritto al Papa che aveva denunciato la tirannia dei mercati finanziari e l’ingiustizia, perché dopo 6 anni di battaglie legali ero esausto e senza speranza, privo di alternative. Ma dopo aver parlato con il Pontefice è successo qualcosa dentro di me. Mi ha dato la forza per mettermi in cammino, e riprendermi la mia vita», racconta al telefono da San Quirico d’Orcia, dove è arrivato ieri sera, da Abbadia San Salvatore, l’ottava tappa del suo viaggio, 27 chilometri di marcia coperti in circa 8 ore, seguendo le indicazioni che un comitato di sostegno, da Parigi, ogni giorno prepara e poi gli manda via email.

«Mi fanno male i piedi, le gambe, ho dolori dappertutto perché non sono abituato a camminare così a lungo, non facevo sport da dieci anni. Ma finalmente sto bene, con la testa. Mi sento libero: per la prima volta non è un poliziotto (Kerviel ha passato 37 giorni in prigione, ndr) o un giudice o un avvocato a dirmi quello che deve fare. Mentre cammino penso a tutto quello che mi è successo in questi ultimi anni, ma anche alle parole del Papa».

Bretone, figlio di un fabbro, deceduto nel 2006, e di una parrucchiera in pensione, oggi afflitta dal Parkinson, il nome di Kerviel evoca «ciò che di peggio la finanza ha potuto generare», scrive lui stesso nella lettera al Pontefice.

«Ho cominciato a lavorare alla Société Générale a 23 anni, a 28 sono stato promosso “trader junior”, oggi ho 37 anni e per aver creduto come un bambino che far parte di questo ambiente simboleggiava il successo ho firmato la mia condanna a morte».

Solo, incapace di progettare una famiglia, si sente «il mostro creato ed espulso dalla Francia ». Alla gogna e sotto accusa per «abuso di fiducia, falso e uso non autorizzato del sistema informatico». Ma «facevo quello che avevo imparato nella banca, e il sistema era praticato in tutta la banca». I capi sapevano. E alla fine del 2007, poche settimane prima che scoppi la bomba, riceve «un bonus di 60 mila euro lordi» oltre al «salario base di 40 mila euro lordi».

Adesso non ha più un soldo. I ricavi del libro di memorie scritto nel 2010, sono serviti a pagare gli avvocati dei primi due gradi di giudizio. «Cammino con 200 euro in tasca, e ho un budget di 30-40 euro al giorno ». Bastano per dormire, fare colazione e mangiare un piatto di pasta la sera, quando arriva esausto dopo aver camminato per 7-8 ore, con in spalla il suo zaino rosso che pesa una diecina di chili.

Dentro un cambio di vestiti, pomata di arnica, cerotti per le piaghe sui piedi, un iPad mini, un cellulare con il Gps, per orientarsi, con carta prepagata Vodafone. E una bottiglia d’acqua da un litro e mezzo, che rimpiazza a metà strada.

Il contenuto di questo articolo, pubblicato da Corriere della Sera – che ringraziamo – esprime il pensiero dell’ autore e non necessariamente rappresenta la linea editoriale di Wall Street Italia, che rimane autonoma e indipendente.

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