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Filantropia, la strategia per fare del bene

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di Michela Guicciardi

In un mondo sempre più frenetico si stanno affrontando grandi sfide sociali ed economiche destinate a modificare il modo in cui ci si relaziona e si interpreta l’ambiente circostante. Il crescente indebitamento degli stati fa sì che siano diminuite le risorse da investire in politiche di welfare ad ampio spettro e siano in aumento invece le diseguaglianze sociali. In questo contesto è importante accompagnare i possessori di grandi patrimoni a essere modello per una restituzione filantropica più strategica e consapevole.

Filantropia per la crescita. Da molti vissuta come un gesto personale e guidato dal cuore, la filantropia, può diventare uno strumento di crescita economica e di raccolta di risorse se viene approcciata con logiche imprenditoriali di costo-opportunità e di performance di investimento.
Questo ruolo assume un valore ancora maggiore in una situazione dove si assiste a un ridimensionamento dell’attività svolta dalle istituzioni pubbliche e dal Terzo settore, abituati a competere su progetti rispondenti ai bandi indetti dai donatori istituzionali i quali, a fronte di temi sociali sempre più sfidanti, invocano una riduzione dei costi operativi.
Lo scarso investimento di capitali verso il mondo del non profit ha provocato una dispersione di sapere e disincentivato la permanenza di personale e talenti all’interno delle organizzazioni stesse. Ne deriva un panorama frantumato, composto da innumerevoli entità di piccole dimensioni, incapaci di scalare il proprio modello di intervento per aumentare i servizi offerti ai beneficiari e investire nelle proprie strutture per garantirne la sostenibilità economico-finanziaria.

Approccio strategico alla donazione. Aifo Advisory, nella sua missione di valorizzazione e protezione dei capitali intangibili, ha creato Family Philanthropy per affiancare i donatori istituzionali e i singoli nella scelta delle destinazioni filantropiche a maggior impatto sociale e ambientale positivo.
L’approccio strategico di Family Philanthropy accompagna i donatori nella prima fase di screening e selezione delle iniziative target attraverso il modello valutativo Aifo Philanthropy Standard, creato appositamente per una mappatura consapevole delle opportunità, anche senza l’iniziale coinvolgimento diretto delle stesse organizzazioni non profit. Questo modello di valutazione permette di effettuare una prima analisi di rispondenza dell’organizzazione a criteri di solidità economica, sostenibilità progettuale e continuità di governance, oltre a valutare i fattori di rischio dei progetti promossi e la capacità degli stessi di rispondere ai bisogni dei beneficiari individuati, generando un impatto sociale positivo e misurabile.

Impatto sociale e sostenibilità economica. La metodologia Aifo Philanthropy Standard parte da un’analisi di dati di tipo qualitativo e quantitativo, raccolti attraverso fonti primarie e secondarie e si incentra su sette aree di analisi: obiettivo chiaro e allineato alla missione del veicolo prescelto; scopo e strategia principale; sostenibilità finanziaria; governance e capacity building; trasparenza; sostenibilità ambientale; impatto. A ciascuna area viene attribuito un peso diverso.
L’attenzione a componenti di impatto sociale positivo si accompagna all’analisi di piani di sviluppo realmente sostenibili e alla valutazione del capitale umano e relazionale delle organizzazioni, oltre alla loro volontà di rendere chiare procedure, criteri di scelta e risultati misurati dei progetti promossi.

Risultati da condividere. Con l’utilizzo di 76 indicatori chiave di performance suddivisi nelle diverse aree, viene riportato un valore numerico espresso anche in termini percentuali, che viene calcolato dal potenziale donatore stesso, in un processo di consapevolezza dei punti di attenzione. Il punteggio finale determina la capacità dell’ente di attrarre capitali di terzi. Tale modello può anche essere condiviso dal donatore con l’ente non profit che intende sostenere, al fine di contribuire alla crescita dell’ecosistema del terzo settore attraverso la circolazione di criteri condivisi di misurazione.

L’articolo integrale è stato pubblicato sul numero di aprile del magazine Wall Street Italia