Società

FIGLIO
DEL FONDATORE

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*Fabrizio Tedeschi e´ editorialista di Panorama Economy. Consulente di grandi banche e gruppi finanziari, per otto anni e´ stato responsabile della Divisione Intermediari della Consob a Milano. Il contenuto di questo articolo esprime esclusivamente il pensiero dell’ autore e non necessariamente rappresenta la linea editoriale di Wall Street Italia, che rimane autonoma e indipendente.

(WSI) – «Il fatto che tu sia il figlio del fondatore non dovrebbe essere un impedimento, ma neppure essere un’automatica competenza. Il consiglio dice che di tutti i candidati tu sei il migliore?». Con chi ce l’ha Charles Elson, professore di corporate law all’Università del Delaware? Con Paul Jacobs, appena nominato a.d. di Qualcomm, azienda attiva nella tecnologia delle telecomunicazioni. Una nomina oggetto di tre anni di studio per assicurare una transizione aziendale trasparente verso un nuovo team di manager di comprovata capacità.

Gli analisti finanziari che seguono le vicende della società hanno difeso la scelta sostenendo che Jacobs junior ha conquistato il vertice aziendale sulla base di ciò che ha fatto per la compagnia. Qual è dunque il grave peccato originale, veramente originale, di questo signore che ha suscitato la pesante levata di scudi degli esperti di corporate governance americani?

Egli è, ovviamente senza alcuna responsabilità, il figlio di suo padre Irwin, fondatore della società, a.d. uscente e ora presidente. Inoltre, la famiglia nel suo complesso detiene una quota azionaria del 5%. Potrebbe sembrare la cosa più naturale di questo mondo agli occhi dei nostri esperti di corporate governance, magari anche di tutti i consiglieri indipendenti che affollano i consigli delle società quotate italiane. È figlio del fondatore e in più ha dimostrato sul campo di essere capace. Cosa pretendere ancora?

Tutto questo non ha rabbonito le vestali della corporate governance americana. A loro parere l’operazione rischia di dare l’apparenza (si badi bene, la semplice apparenza) di nepotismo all’interno di una società con azionariato diffuso e contendibile. Non vogliamo neanche immaginare quale giudizio questi professori potrebbero dare della situazione italiana. Forse si è arrivati al paradosso della trasparenza e autonomia delle scelte aziendali, ma teniamo presente che questo modo d’agire può dare più frutti di tutti i provvedimenti di incentivo studiati.

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