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Fiat-Mirafiori, Berlusconi sta con Marchionne: “Accordo storico”

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Il presidente del Consiglio, Silvio Berlusconi, definisce “un accordo storico e positivo” quello firmato ieri al Lingotto. “Speriamo” che l’accordo di ieri in Fiat, dice alla telefonata di Canale 5, “serva a garantire la permanenza in Italia della produzione, perché quello della delocalizzazione è un problema di tutta l’Europa. L’intesa di ieri, comunque, conforta, è innovativa, crea un investimento importante per il Paese perchè riprende a lavorare uno stabilimento simbolo dell’Italia. E’ un accordo storico e positivo”.

Immediata la replica del leader dell’Italia dei Valori Antonio di Pietro. “Questa mattina Berlusconi – ha detto l’ex pm – ha consegnato agli operai un panettone imbevuto di veleno esaltando l’accordo su Fiat Mirafiori. Evidentemente il presidente del Consiglio non sa che si tratta dell’ennesimo accordo separato che trasforma l’azienda in un reparto separato della Chrysler, spostando di fatto la testa tecnologica e progettuale negli Stati Uniti”. “In questa trattativa – aggiunge Di Pietro – il governo ha fatto da zerbino alla Fiat, che, per tutta risposta, sta chiudendo lo stabilimento di Termini Imerese e continua a perdere sul mercato il doppio della media europea”.

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(WSI) – Dopo venti giorni di stallo, arriva l’accordo su Mirafiori. La Fiom, il primo sindacato nella fabbrica simbolo della Fiat, non ha firmato. “Per quanto ci riguarda, faremo partire gli investimenti previsti nel minor tempo possibile”, assicura l’amministratore delegato della Fiat, Sergio Marchionne. “E’ un gran bel momento per tutti quelli che hanno faticato per raggiungere un’intesa, ma soprattutto per i lavoratori e per il futuro dello stabilimento. Mirafiori inizia oggi una nuova fase della sua vita”.

Fuori la Fiom.

Il sindacato dei metalmeccanici della Cgil pagherà il prezzo più grosso dell’accordo: quando nel 2012 nascerà la newco di Mirafiori, in base all’intesa firmata oggi, la Fiom resterà fuori. La rappresentanza sindacale infatti sarà permessa solo alle sigle che hanno firmato l’accordo. Durissima la contestazione della Fiom: “Marchionne immagina un sindacato fornitore di consenso come se fosse un fornitore della componentistica e pensa di poter scegliere lui il proprio fornitore. Questo ci porta fuori dall’esperienza dei sindacati europei”, denuncia il responsabile auto della Fiom Giorgio Airaudo.

Sacconi soddisfatto.

Soddisfatto il ministro del Welfare Maurizio Sacconi: “Come avevamo auspicato l’accordo si è realizzato prima di Natale, confermando da un lato la volontà di Fiat Chrysler di realizzare un importante investimento a Mirafiori e, dall’altro, la volontà dei sindacati riformisti di accompagnare quest’intesa con la piena utilizzazione degli impianti e una migliore remunerazione del lavoro attraverso un contratto più vantaggioso. Fermi restando i diritti di libera associazione sindacale garantiti dallo Statuto dei lavoratori, che la stessa ipotesi di Statuto dei lavori conferma, per la prima volta firmatari e non firmatari di un contratto non saranno sullo stesso piano rispetto alla controparte aziendale, perchè la firma ha un valore”.

L’accordo verrà votato dai lavoratori.

L’accordo ora sarà sottoposto al voto dei lavoratori, probabilmente nella seconda settimana di gennaio, l’unica in cui la fabbrica non sarà svuotata dalla cassa integrazione a ripetizione. I punti chiave dell’accordo riguardano: il pieno utilizzo degli impianti sui sei giorni lavorativi, il lavoro a turni avvicendati che mantiene l’orario individuale a 40 ore settimanali, le assenze (ci sono misure contro gli assenteisti), gli straordinari, pause e mensa a fine turno. In cambio della firma da parte di Fim, Uilm, Fismic e Ugl la Fiat conferma l’investimento di un miliardo per trasformare la fabbrica simbolo del gruppo nell’avamposto europeo del gruppo Chrysler: nei piani di Marchionne, infatti, l’azienda di corso Agnelli dovrà produrrre i Suv realizzati su una piattaforma americana con i marchi Alfa-Chrysler.

Le ragioni del no della Fiom.

Queste, in dettaglio le ragioni per le quali la Fiom non ha firmato: “Ci sono 120 ore di straordinario obbligatorio, come a Pomigliano, – spiega Airaudo – un sistema di turnazioni che può portare il dipendente a fare sei giorni di lavoro con 10 ore per turno. C’è poi la riduzione di giorni di malattia pagati dall’azienda, che sono tre negli altri contratti di lavoro: a Pomigliano non ne viene pagato più neanche uno, a Torino solo uno. C’è la cancellazione di dieci minuti di pausa: erano 40 minuti per 8 ore di lavoro, adesso sono 30. La mensa: l’azienda a differenza che a Pomigliano, spostata a fine turno, a Mirafiori si sono dichiarati disponibili a tenerla all’interno del turno. I lavoratori firmeranno un contratto individuale con delle clausole con le quali di fatto vengono di fatto dissuasi a scioperare, altrimenti sono sanzionabili”. L’accordo di Mirafiori, infine, conclude Airaudo, è fuori dalle regole dell’accordo interconfederale del luglio 1993, che consente a tutti i sindacati di presentare liste e avere rappresentanti nelle Rsu se ha il 5% dei lavoratori: “Così rendono impossibile la presenza dei metalmeccanici della Cgil. Siamo di fronte al tentativo di un’azione della Fiat per semplificare il pluralismo sindacale italiano, espellendo la Cgil e riducendo all’impotenza anche i sindacati consenzienti. E’ una lesione alla quale pensiamo debba rispondere l’insieme della Cgil”.

Opposta la posizione della Uilm e della Cisl..

Diametralmente opposto il commento del segretario generale della Uilm, Rocco Palombella: “Ci sarà lavoro diretto per più di diecimila addetti con ricadute per tutto il sito di Mirafiori e per l’indotto. Ora la parola passa proprio ai lavoratori, che a metà di gennaio, al loro rientro in fabbrica dovranno esprimersi sull’accordo e confermare di fatto investimento e livelli produttivi”. E della Cisl: “Si tratta di un accordo utile e necessario all’economia e alla coesione sociale del territorio torinese”, commenta Nanni Tosco, segretario generale Cisl Torino.

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