
NEW YORK (WSI) – Il Pil non è più sufficiente per misura la performance economica di uno Stato. Il progresso di una nazione non può essere solo quello economico, ma si deve anche tenere conto dell’aspetto sociale. D’altronde la crescita economica di un paese non basta per dare una misura del benessere della gente. Ecco perché l’indice del progresso sociale potrebbe essere considerato un giorno come l’equivalente del Pil per calcolare le attività economiche di un paese in proporzione al benessere della popolazione. È la speranza del suo inventore, l’economista britannico Michael Green.
Qualcosa si sta muovendo. Quest’anno la Commissione Europea svilupperà l’IPS (indice di progresso sociale) a livello regionale in tutta Europa. E grandi società come Coca-Cola e Natura utilizzano già l’indice per decidere le loro strategie di investimento sociale e avviare delle collaborazioni con i loro partner, nel privato e nel pubblico.
Da ormai mezzo secolo il Pil è il punto di riferimento per calcolare lo sviluppo economico di un paese, ma non tiene conto del progresso sociale. L’IPS vodrebbe diventare prima un indice complentare al Pil e in un secondo momento sostituirlo per calcolare le performance nazionali e non solo regionali. Alcuni stati sudamericani, come il Paraguay e il Brasile, e alcune città come Rio de Janeiro, Bogotà e Somerville nello stato americano del Massachusetts, se ne servono già.
Avere una misura del progresso sociale di un paese, permettete a cittadini e dirigenti di avere un quadro più preciso dello sviluppo del proprio paese, in modo da poter fare scelte migliori, creare comunità più forti e una popolazione più soddisfatta, dando una chance a tutti.
Il padre dell’IPS, Green, ha parlato a un incontro sull’orologeria di alta qualità, a Losanna in Svizzera, dove erano riuniti politici ed economisti di tutto il mondo, compreso l’ex premier italiano Enrico Letta, che ora risiede a Parigi dove lavora all’università di Scienze Politiche. SciencePo è l’ateneo in cui si formano la maggior parte dei futuri politici francesi.
L’ex segretario del PD ha esortato l’Europa a proiettarsi nel futuro uscendo dal «presenteismo» attuale. “Venti anni fa l’Europa rappresentava il 45% dell’economia mondiale, l’anno prossimo sarà scesa al 32%. Se vogliamo continuare ad avere un peso nelle relazioni internazionali, dobbiamo assumere la leadership in alcuni domini” fondamentali, ha detto facendo illusione all’ambiente e alla prossima conferenza di Parigi sul clima e sulle emissioni inquinanti (la COP 21).