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Elezioni USA: il tormento dei candidati in attesa

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La conta manuale delle schede procede in tre contee della Florida, mentre George W. Bush e Al Gore ostentano nervi d’acciaio in attesa della sentenza della Corte suprema. I giudici sembrano divisi.

Un portavoce della Corte ha appena fatto sapere che non è stata fissata nessuna scadenza per decidere e la discussione in camera di consiglio prosegue a oltranza.

I sette giudici si sono ritirati ieri, dopo aver ascoltato le argomentazioni degli avvocati, per decidere se i risultati della verifica a mano debbano essere utilizzati ai fini del computo definitivo in base al quale sarà proclamato il vincitore delle elezioni in Florida.

La Florida, con un peso di 25 grandi elettori, è decisiva per la conquista della Casa Bianca.

Il vantaggio del repubblicano Bush, secondo il conteggio provvisorio che il segretario di stato, Katherine Harris, avrebbe voluto certificare, è di 930 voti.

I democratici sono convinti che la verifica sia destinata a far prevalere Gore, ma i primi dati che giungono dai seggi non sono incoraggianti.

A Palm Beach, su 104 seggi scrutinati su 531, il vantaggio per Gore è di soli 3 voti.

A Miami-Dade, su 67 seggi scrutinati su 614, il vantaggio di Gore è di 46 voti.

A Broward, su 554 seggi scrutinati su 609, il vantaggio di Gore è di 117 voti.

La squadra di Gore sta facendo pressione perché gli scrutatori considerino votata ogni scheda che presenti un segno o almeno un tentativo di perforazione, accanto al nome del candidato. Un’interpretazione estensiva che sembra avvantaggiare Gore.

Le schede considerate “bianche” sono quindi accantonate per una successiva eventuale revisione.

Il vicepresidente Al Gore ha deciso di trascorre giovedì la tradizionale festa del Ringraziamento, Thanksgiving, a Washington anziché nella casa di famiglia nel Tennessee.

George Bush, attuale governatore del Texas, dalla sua residenza di Austin, ha fatto sapere di non avere ancora programmi. “Vediamo cosa succede”, ha detto ai cronisti in assedio permanente.

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