Economia

Conti in rosso e sconfinamenti: l’Italia la più penalizzata dalle norme europee

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E’ entrata in vigore il 1° gennaio 2021 la nuova direttiva dell’EBA (European Banking Authority) sui conti correnti. In particolare gli addebiti automatici (pagamenti di bollette, finanziamenti, rate varie), se i correntisti non avranno sufficienti disponibilità liquide sui loro depositi bancari, non saranno più consentiti e questo porterà quindi ad una situazione di morosità da parte dei titolari.

Conti correnti in rosso, le nuove regole

Inoltre se la morosità si protrae per tre mesi con mancati pagamenti da soli 100 euro (persone fisiche) e da 500 euro (imprese), l’EBA impone alla banca di segnalare il cliente alla centrale rischi e di classificare tutta la sua esposizione come “crediti malati”, bloccando di fatto per quella persona o per quella impresa, ogni possibilità di accesso al credito.

Le banche italiane sono le più penalizzate dalle nuove norme europee su sconfinamenti e sofferenze. Se difatti fino allo scorso 31 dicembre, un debitore era considerato in stato di default se aveva pagamenti arretrati per più di 90 giorni in misura pari al 5% del suo debito, dal 1° gennaio 2021 la percentuale cala significativamente fino all’1% e si determina lo stop alle compensazioni tra linee di credito e stato di default raddoppiato.

Così rivela l’ufficio studi di Unimpresa secondo cui  tutto questo con danni enormi soprattutto per le piccole e medie imprese, per le quali la flessibilità in banca è essenziale.  Il quadro del settore bancario non è omogeneo e l’informazione è insufficiente: qualche banca, infatti, sembra orientata, almeno in una prima fase dell’applicazione delle nuove regole, a mantenere una linea più morbida, specie nei clienti conosciuti.

Come ricorda Unimpresa, cambia il significato di “rilevanza” del pagamento arretrato, in relazione al quale entrano in gioco anche altre due soglie per i conti: 100 euro per le famiglie e 500 euro per le imprese.

Non solo: oltre all’abbattimento delle soglie, le nuove regole europee non ammettono spazi di manovra per gli istituti di credito, mentre le “vecchie” regole consentivano alle stesse banche la possibilità di concedere, alla clientela, compensazioni tra linee di credito. E ancora: il cliente resta in stato di default, dopo la regolarizzazione dei pagamenti, per altri 90 giorni; fino allo scorso 31 dicembre, invece, lo stato di default terminava saldando i debiti pregressi. Per quanto riguarda la soglia degli arretrati, per fare un esempio, su una linea di credito di 100.000 euro, la soglia rilevante degli arretrati crolla da 5.000 euro a 1.000 euro.

 “Alla base delle scelte del regolatore europeo c’è la necessità di armonizzare gli ordinamenti bancari, in effetti assai diversi fra loro. Tuttavia, la ricerca ossessiva di un cosiddetto level playing field ovvero di un campo di gioco livellato in tutta Europa corre il rischio di penalizzare in prima battuta le nostre banche e, a catena, la clientela degli stessi istituti. Quella che, sulla carta, nasce come una misura di equità si trasforma in una punizione severa per il nostro Paese e arriva in un momento difficilissimo per la nostra economia, tra le più piegate dagli effetti della pandemia da Covid” commenta il vicepresidente di Unimpresa, Salvo Politino. “L’auspicio è che ci sia un intervento urgente da parte del governo affinché si faccia parte attiva, in sede europea, quantomeno per una sospensione temporanea delle nuove regole dell’Eba” aggiunge Politino.