Investimenti

Consulenti finanziari ottimisti sul futuro, il 47% degli italiani guarda al risparmio gestito

Più della metà dei consulenti finanziari italiani (il 67% per la precisione) è ottimista sul futuro prossimo di risparmi e investimenti degli italiani mentre il 90% si dice positivo sulla capacità della consulenza finanziaria di garantire supporto appropriato ai risparmiatori nell’attuale fase di mercato. Una fase in cui sono sempre più evidenti tra gli italiani le preoccupazioni sugli eventi globali. Sono alcuni dei risultati emersi dal rapporto “Perché gli italiani investono come investono” realizzato dal Censis in collaborazione con Assogestioni, l’Associazione italiana del risparmio gestito, presentato ieri al Salone del Risparmio di Milano.

Consulenti finanziari ottimisti

Anche i consulenti finanziari vivono dunque gli effetti della nuova attenzione sociale alla globalità: all’83,2% è capitato che propri clienti chiedessero di modificare decisioni sull’utilizzo dei soldi a causa di notizie su eventi globali (guerre, crisi internazionali, ecc.). Sul futuro prossimo dell’economia italiana, il 45,0% dei consulenti finanziari si dichiara incerto, ma il 43,4% è ottimista e l’11,6% pessimista.

“In un contesto in cui il crescente interesse per gli eventi globali genera uno stato diffuso di incertezza, il risparmio rappresenta una delle principali fonti di sicurezza” ha spiegato Giorgio De Rita, Segretario Generale del Censis. “A cambiare è l’intenzione di destinazione del risparmio degli italiani: se in passato la liquidità rappresentava la principale destinazione, oggi c’è un maggiore interesse per i Titoli di stato, mentre i prodotti del risparmio gestito conservano una loro specifica attrattività”.

Italiani si confermano risparmiatori, ma guardano al futuro con ansia

Il Rapporto ha confermato che il 76,7% degli italiani risparmia, abitudine che coinvolge tutti i gruppi sociali. Risparmia il 77,3% dei residenti al Nord-Ovest, il 77,3% al Nord-Est, il 77,2% al Centro e il 75,7% al Sud e Isole. Varia ovviamente l’intensità della creazione di risparmio: il 39,3% degli italiani risparmia al massimo il 5% del proprio reddito annuo, il 33,2% tra il 6% e il 15%, il 17,2% tra il 15% e il 20%, il 10,3% oltre il 20%.

Gli stati d’animo prevalenti sul futuro del proprio risparmio sono però cautela (38%), preoccupazione (31,6%) e ansia (18%). Solo il 22,8% prova un senso di sicurezza. Più preoccupati i risparmiatori con bassi redditi (40,7%) rispetto a quelli ad alto reddito (18,9%). È invece condivisa trasversalmente la paura di subire in questa fase perdite in caso di investimento: coinvolge infatti il 76,7% dei risparmiatori.

Paure globali

Oltre 9 italiani su 10 seguono ormai gli eventi globali quali guerre, crisi economiche, anche in altri Paesi. L’attenzione preoccupata è rivolta soprattutto alle guerre in corso dall’Ucraina al Medio Oriente (47,6%) di cui si teme l’espansione e al cambiamento climatico (37,5%). Le paure globali condizionano anche le decisioni sui soldi: al 44,2% dei risparmiatori è capitato di modificare decisioni sull’utilizzo dei propri soldi a causa di notizie su eventi globali come le guerre: al 7,0% è capitato spesso e al 37,2% qualche volta.

Gli eventi globali rinforzano l’incertezza dei risparmiatori: il 45,7% pensando al futuro prossimo dei risparmi si dichiara incerto, il 34,3% pessimista, il 20,0% ottimista.

Destinazione Italia, il trionfale ritorno dei Btp

Di fronte a questo stato di incertezza, il 69,6% dei risparmiatori pensa sia meglio investire su strumenti finanziari italiani. Ne sono più convinti l’81,9% con la licenza media, il 73,8% dei diplomati e il 60,5% dei laureati. Il 48,6% dei risparmiatori per investire in Italia accetterebbe rendimenti minori. L’opzione Italia è una risposta psicologica rassicurante di fronte alle nuove paure globali.

In questo contesto, tra i risparmiatori pronti a investire in strumenti finanziari, il 41,3% vorrebbe farlo in titoli di Stato, il 37,7% in fondi comuni, il 28,3% in Buoni postali di risparmio, il 26,8% in obbligazioni, il 23,9% in polizze assicurative.

Perde nel frattempo appeal, il contante. Il 45,8% dei risparmiatori in questa fase opterebbe per strumenti finanziari, il 32,4% terrebbe le risorse liquide, il 21,8% investirebbe in immobili. Nel febbraio 2020, in epoca pre-Covid, gli italiani pronti a tenere le risorse liquide erano il 45,0% (-12,6 punti percentuali tra il 2020 e il 2024). Evidente la minore attrattività del contante: il 78,5% dei risparmiatori  – spiega il rapporto – ritiene che non sia garanzia di sicurezza come in passato.

Le potenzialità del risparmio gestito

Dal Rapporto emerge infine un potenziale di crescita del risparmio gestito. Il 46,9% degli italiani si dice intenzionato a investire di più o di iniziare a investire in prodotti del risparmio gestito (sono 11 milioni gli italiani che adesso detengono fondi comuni), mentre il 14,4% è indeciso e il 38,7% non vuole tali strumenti.

Cosa convincerebbe i refrattari a investire nel risparmio gestito? Il 35,6% indica la possibilità di capire meglio di cosa si tratta, il 23,8% la certezza che sono prodotti in linea con le proprie convinzioni etiche, il 22,0% costi più bassi per i servizi, il 19,0% i consigli e le spiegazioni di interlocutori di fiducia, il 18,5% prodotti più attraenti e più convincenti.

“L’osservatorio fotografa la comprensibile apprensione dei risparmiatori” ha aggiunto Fabio Galli, direttore generale di Assogestioni. “La risposta a scenari complessi non può essere però solo un arroccamento sull’immobilismo del conto corrente. Il 46,9% dei risparmiatori che investono o vogliono investire in fondi comuni è la migliore testimonianza dei risultati ottenuti dall’industria in 40 anni di attività ma deve rappresentare un punto di partenza. Trasparenza, professionalità, educazione sono le chiavi per fare in modo che questa percentuale cresca ancora e con essa la consapevolezza che una pianificazione patrimoniale orientata al lungo periodo è fondamentale per raggiungere gli obiettivi che ci poniamo come singoli e come collettività”.