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Caso omicidio Ilaria Alpi si riapre, teste chiave ritratta

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ROMA (WSI) – Si riapre improvvisamente il caso sulla morte della giornalista Ilaria Alpi, assassinata a Mogadiscio, in Somalia, nel 1994. Ahmed Rage, un teste chiave dell’inchiesta che a 22 anni di distanza presenta ancora tanti punti oscuri, ha infatti ritrattato la sua versione dei fatti.

Il voltafaccia del supertestimone, detto “Gelle”, potrebbe fare chiarezza sugli innumerevoli depistaggi della vicenda. Un uomo è stato ritenuto colpevole dell’omicido della giornalista del Tg3 e del suo collega, l’operatore tv Miran Hrovatin: si tratta del somalo Hashi Omar Hassan, che ha trascorso 16 anni in carcere.

Come spiega Daniele Mastrogiacomo su La Repubblica “la sua condanna definitiva a 26 anni si basa su due fragili prove che, con il tempo, si sono rivelate inconsistenti”. A parte un vago riconoscimento fotografico, era proprio l’accusa di “Gelle” a tenere in piedi la versione dell’accusa. Con il suo passo indietro ora tutto cambia.

Omar Hassan, che già gode del regime di semilibertà, può sperare di venire scagionato dopo che il testimone suo compatriota è tornato ufficialmente sui suoi passi, sostenendo di “essere stato pagato dalle istituzioni italiane per incastrare il suo connazionale”.

Dopo essersi rifiutato in un primo momento di accusare il connazionale, il testimone dice di aver alla fine ceduto il 10 ottobre del 1997, dopo un incontro tra i dirigenti della Digos e l’ambasciatore Giuseppe Cassini, a quei tempi emissario per il governo in Somalia.

“Pagato dalle istituzione italiane” per mentire

Le nuove rivelazioni potrebbero scoperchiare il vaso di Pandora delle tante verità nascoste nel caso dell’assassinio della giornalista, morta a causa di un pestaggio brutale. In settimana Hassan ha la possibilità di rifarsi l’immagine e la vita, quando la Corte d’appello di Perugia rivedrà il maxi processo.

Dopo una serie di rinvii, infatti, i legali difensori Douglas Duale e Antonio Moriconi hanno ottenuto la riapertura del caso contro Hassan. Già 16 anni fa, al momento della condanna dell’uomo, il super testimone raccontò alla Bbc di aver “accusato qualcuno che non c’entra nulla con l’omicidio dei due giornalisti. Per farlo sono stato pagato dalle istituzioni italiane“.

Ahmed Rage ha dato un resoconto dei fatti analogo anche il 18 febbraio 2015 durante un’intervista concessa a una giornalista della trasmissione “Chi l’ha visto?”. Ha fatto lo stesso qualche giorno fa ai procuratori di Roma che si erano recati in Inghilterra per una rogatoria.

A rendere sospetta la vicenda, i cui fatti risalgono alla fine del mega scandalo delle tangenti di Mani Pulite, è sopratutto il fatto che l’inviata della Rai stesse indagando su un traffico di armi e rifiuti tossici illegali, in cui probabilmente la stessa Alpi aveva scoperto il coinvolgimento di esercito e autorità italiane.