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Caos Borsa Milano e ondata di sell sulle banche. Ftse Mib: -1,6%

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Milano – Giornata campale a Piazza Affari, un venerdi’ ad altissima volatilita’, crolli repentini, rumor selvaggi, guadagni superiori all’1% in mattinata, ribasso feroce fino a -1,7% con chiusura finale del Ftse Mib a -1,61%. Verso mezzogiono l’indice e’ stato investito da un’improvvisa e massiccia ondata di sell su tutti i titoli bancari, che ha provocato panico e il crollo a candela delle blue chips come Unicredit (-8,9%) e Intesa (-7,5%), sospese per eccesso di ribasso. In pratica, le quotazioni di banche, assicurazioni e comparti collegati sono tornate ai livelli della primavera 2009, quando partì il lungo rally post-crisi finanziaria.

Il tutto e’ accaduto all’indomani della nota di Moody’s, che ha messo sotto osservazione 16 banche italiane.

Diversi rumor sul mercato, nessuno confermato: si e’ parlato di un imminente taglio del rating sul debito sovrano italiano (nel weekend?), ma anche dell’impossibilità di qualche istituto di superare gli stress test. Ultima indiscrezione: che alle 12 siano scadute alcune opzioni sulle blue chips bancarie italiane, e che grossi hedge funds a New York e Londra si siano inseriti con ordini al ribasso, perdendo poi il controllo per lo scatto degli ordini computerizzati di vendita. Ma i gestori affermano: se così è stato, non è avvenuto sui mercati regolamentati. Si e’ parlato infine di un errore tecnico nell’emissione di certi maxi ordini, poi smentito dalla Consob.

Altri operatori hanno attribuito il nuovo, improvviso scivolone alle parole di Josè Manuel Gonzalez-Paramo: il membro del board Bce ha detto che la crisi del debito della zona euro “è tutt’altro che finita” (come se il mercato non lo sapesse). Di certo i problemi del debito sovrano Italia non aiutano, con lo spread Btp/Bund salito di nuovo sui massimi di periodo, testando i 214 punti base.

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In chiusura, il FTSE Mib ha perso l’1,61%, a 19.154,36 punti; intraday, l’indice ha toccato quota 19.067,84 punti, nuovo minimo dell’anno. Va sottolineato che il FTSE Mib si trova sopra quota 19.000 punti dal 6 luglio 2010. L’AllShare ha lasciato sul terreno l’1,47%, a 19.881,65 punti, dopo essere scivolato sino a 19.832,73 punti; l’indice non scendeva sotto la soglia dei 20.000 punti dall’1 dicembre 2010. Il MidCap ha ceduto l’1,07%, a 22.366,33 punti, dopo aver segnato un minimo di 22.304,84 punti. Volumi per un controvalore di circa 3,2 miliardi di euro.

Giornata terribile per le banche, barometro del listino milanese. UNICREDIT ha perso il 5,54%, toccando intraday 1,3140 euro, minimo dai livelli dell’aprile 2009. In linea INTESA SANPAOLO: -4,26%. Il titolo dell’istituto guidato da Corrado Passera è sceso sino a 1,6540 euro, eguagliando i minimi dell’anno già toccati nei giorni 24 e 25 maggio scorsi, livelli che non venivano visti dal marzo 2009. Pesante MEDIOBANCA: -4,06%. Il titolo di Piazzetta Cuccia è peggiorato dopo che una fonte ha riferito che la banca d’affari vede l’utile 2010-2011 attorno ai 500 milioni.

Sulla stessa lunghezza d’onda le altre banche: BANCO POPOLARE -2,75%, MONTEPASCHI -2,47% e POPOLARE MILANO -2,02%. Meglio UBI: -0,94%. Una fonte ha riferito che l’aumento di capitale da 1 miliardo è stato sottoscritto da una quota ben superiore al 90%. Fuori dal paniere principale, BANCA INTERMOBILIARE è caduta del 2,99%, CARIGE del 4,05% e CREDITO EMILIANO del 2,1%. In affanno anche risparmio gestito e assicurazioni. AZIMUT è scesa del 3,91%, MEDIOLANUM del 2,34% e BANCA GENERALI del 4,03%. GENERALI ha lasciato sul terreno il 2,64%.

Discorso a parte per FONDIARIA-SAI, che ha guadagnato lo 0,3%. Il titolo della compagnia assicurativa ha rimbalzato dopo il sell-off di ieri, conseguenza dell’annuncio di un aumento di capitale a forte sconto. Altra seduta da profondo rosso, invece, per MILANO ASSICURAZIONI: -12,46%. A picco le azioni di risparmio, che, rispettivamente, hanno ceduto il 7,05% e l’11,43%. PREMAFIN si conferma resistente: +0,67%.

Tonico l’automotive: in Europa è salito dell’1,54%. Secondo l’interpretazione dei trader, il settore beneficia delle indiscrezioni di stampa sull’intenzione del governo cinese di allentare le restrizioni sull’acquisto di nuovi veicoli. A Milano, PIRELLI ha guadagnato il 2,43% e CAMFIN il 3,23%. Appannate, invece, FIAT (-1,42%), FIAT INDUSTRIAL (-1,16%) ed EXOR (-2,79%). Tra le mid cap, PIAGGIO continua a macinare acquisti: +3,65%.

Bene il lusso, che, interpreta un dealer, si giova della quotazione di Prada ad Hong Kong e dell’imminente sbarco a Milano di Ferragamo. TOD’S è salita del 2,93%. Fuori dal listino principale, PIQUADRO +2,6%. In nota dedicata al settore, Nomura sottolinea che a maggio le esportazioni sono aumentate del 31,6%. Tonica ATLANTIA (+0,63%) nella giornata in cui il Consiglio di Stato francese ha dato ragione al gruppo italiano e al governo di Parigi sul ricorso contro lo stop ad una gara. Fra le mid cap, SEAT brillante (+2,78%), grazie alle indiscrezioni di stampa sulla ristrutturazione del debito.

In generale, il comparto bancario in Italia e’ stato messo sotto pressione negli ultimi tempi, anche se poi guardando alla tabella delle prove annuali degli istituti finanziari, Intesa e Unicredit hanno perso molto di meno rispetto delle banche Usa (-5% da inizio anno). “La fotografia del 2011 non e’ cosi’ negativa, considerando aumenti di capitale e dividendi”, aveva detto in mattinata a Class CNBC il broker Alessandro Frigerio, di RMJ Sgr.

Ma è vero che la media del core tier one in Europa e’ del 10%, mentre per le italiane il livello si attesta intorno al 7-9%, quindi sono ancora meno capitalizzato della media.

Le altre piazze finanziarie europee proseguono invece il trend rialzista (anche se ora cede anche Madrid con un -0,76%), dopo le forti perdite segnate nella giornata di ieri. Rimangono invece positive Parigi (+0,44%), Francoforte (+0,66%) e Londra (+0,64%), che però riducono notevolmente i rialzi della mattinata.

Sul fronte dell’azionario globale si è guardato oggi – ma alla fine queste notizie hanno avuto poca presa sui mercati – , all’accordo raggiunto ieri a Bruxelles a favore degli aiuti alla Grecia. Il nuovo ministro delle Finanze Evangelos Venizelos, nonostante i tanti problemi e’ riuscito a strappare di fatto un accordo con Ue e Fmi sulle misure di austerita’ quinquennali.

Un’altra buona notizia – ignorata, alla fine – è rappresentata dalle dichiarazioni del premier cinese Wen Jiabao che ha scritto sul Financial Times che gli sforzi della Cina volti a contenere l’inflazione stanno funzionando e che per questo il ritmo di crescita dei prezzi allenterà il passo. A tal proposito, buona la performance in Asia, con la borsa cinese che ha chiuso in rialzo del 3% la settimana, la migliore cinque giorni da novembre.

Ieri i listini del Vecchio Continente erano scesi ai minimi di tre mesi dopo che i dati sulle richieste di sussidio di disoccupazione in Usa hanno aumentato l’incertezza sulla solidita’ della ripresa economica. Oggi i dati economici superiori alle stime del Pil e degli ordini dei beni durevoli non hanno risollevato neanche gli Stati Uniti, che hanno guardato ai problemi dell’Europa, e proprio delle banche italiane.

D’altronte oggi, per quanto riguarda il target del rapporto del 3% tra deficit e Pil in Europa(soglia ideale), il presidente della Commissione Ue Barroso ha dichiarato che l’Europa e’ molto lontana da tutti gli obiettivi che si era fissata per il 2020. Secondo gli analisti anche quelli per 2008 e 2014 non sono realistacamente raggiungibili.

Sugli altri mercati o futures sul petrolio stanno scendendo sul Nymex dello 0,36% a $90,66 il barile.

L’euro invece non festeggia affatto l’accordo in Grecia e scende fino a $1,4181 sui mercati newyorchesi. L’euro cede anche contro il franco svizzero a 1,1891, e contro lo yen a 113,90. Anche il dollaro perde contro lo yen a 80,31.