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BERNANKE RIBASSISTA?

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(WSI) – Il governatore della Federal Reserve, Ben Bernake, ha ricevuto un encomio dagli ambienti finanziari americani per il suo comportamento nel primo trimestre del suo mandato. La politica di aumento dei tassi di interesse, ieri giunti al 5 per cento con un rialzo di un quarto di punto, in una escalation rapida, anche se graduale, non ha suscitato disapprovazione, ma approvazione.

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Il problema, se mai, è di sapere a che punto si fermerà la corsa verso l’alto, che egli ha intrapreso, allo scopo di combattere preventivamente i focolai di inflazione, che per la verità sinora, negli Stati Uniti, non si sono manifestati in misura particolarmente preoccupante. Il fatto è che all’America, attualmente, conviene un tasso di interesse positivo di livello sostenuto, soprattutto in relazione alla politica, che la Fed sembra voler perseguire, di non sostegno alla quotazione del dollaro.

Un progressivo deprezzamento del dollaro rispetto all’euro e allo yen, che comporta anche un suo deprezzamento verso altre valute asiatiche, oramai appare inevitabile, dato il “grande canyon” costituito dal disavanzo della bilancia corrente dei pagamenti degli Usa con la Cina. Il dollaro basso aiuta le esportazioni americane e riduce la convenienza delle importazioni asiatiche. Quindi può aiutare a chiudere la voragine costituita dal deficit del commercio estero degli Usa, che alla lunga non può essere controbilanciato da flussi di capitali provenienti dall’estero, magari dalle stesse multinazionali americane operanti nei paesi terzi. Ma il dollaro basso implica una spinta inflazionistica sul lato delle importazioni.

Fino a questo momento, il tasso di inflazione americano è rimasto sotto controllo, nonostante il petrolio, non solo a causa dello sviluppo della produttività, che ha controbilanciato la spinta all’aumento dei costi dovuta agli aumenti di salari, ma anche a causa del basso prezzo delle importazioni asiatiche. L’indebolimento del dollaro, ovviamente, comporta che questo beneficio svanisca. Ecco così che un tasso di interesse sostenuto diventa anche un mezzo per sventare la spirale inflazionistica che potrebbe essere suscitata dalla politica di basso tasso di cambio del dollaro con le altre valute.

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