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Bernanke al bivio: evitare baratro fiscale o mettere i conti della Fed a rischio?

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New York/Siena – Bernanke e’ giunto al bivio: aiutare il paese a scongiurare il baratro fiscale con nuove operazioni di accomodamento monetario straordinarie (Operation Twist) o tenere in ordine i conti della banca centrale, che questa settimana si riunisce per la consueta sessione di politica monetaria? Un bel dilemma, in un momento ancora delicato per la maggiore economia al mondo che fa fatica a riprendersi dopo essere scivolata nella fase di recessione piu’ grave dai tempi della Grande Depressione.

La Federal Reserve ha cercato di alimentare le attivita’ economica, mantenendo i tassi a livelli pari a zero, sui minimi storici, per diversi anni e promettendo di farlo fino ad almeno meta’ 2015. Lo ha fatto comprando debito governativo. Grazie in parte a queste misure, gli Stati Uniti sono stati in grado di emettere 4 mila miliardi di dollari di titoli di stato dal 2009 al 2011, sborsando un interesse di massimo l’1,5% del Pil. Lo consente il mandato della Fed. Ma in un’economia che funziona, il rialzo dei costi di interesse puo’ giocare un ruolo utile: per esempio quello di avvertire il governo che il debito e’ insostebile.

E’ pertanto la stessa Fed con le sue politiche che ha disincentivato le autorita’ politiche a intervenire per ridurre il gap di bilancio. Secondo il report annulale “central bank for central banks”, la Bank for International Settlements (BIS) ha sottolineato che le politiche di tassi zero combinate a un rifornimento di liquidita’ quasi illimitata senza condizioni di sorta “disincentiva le autorita’ fiscali a limitare i loro bisogni e requisiti quando si tratta di prendere denaro in prestito”.

Tassi di interesse: dopo l’annuncio delle dimissioni di Monti i listini azionari europei hanno aperto in calo. Forte rialzo per gli spread in particolare quello italiano che si è riportato sopra i 350 pb. Il tasso decennale italiano è salito al 4,8% ai livelli di fine novembre. L’attenzione in settimana sarà rivolta alle aste italiane che collocheranno titoli a breve e medio lungo termine per circa 10 Mld€. Venerdì era previsto la conclusione del buyback greco, ma l’agenzia del debito ha deciso di prolungare il termine per ricevere altre offerte, precisando che si concluderà nella notte tra martedì e mercoledì per essere così pronti per la riunione dell’Eurogruppo del 13. Secondo un esponente del governo il risultato è stato molto positivo con un ammontare di bond acquistati pari a circa 26 Mld€ (10 Mld€ offerti dalle banche e 16 Mld€ circa da investitori esteri inclusi hedge funds).

Secondo il settimanale tedesco Der Spiegel la Troika avrebbe chiesto la partecipazione delle banche nel piano di salvataggio cipriota. Per il settimanale nel Memorandum di intesa, che contiene le condizioni per il salvataggio, i creditori ed azionisti potrebbero accettare delle perdite prima che il paese ottenga gli aiuti. La settimana si presenta ricca di eventi a partire da mercoledì quando si terrà la riunione Ecofin che discuterà della sorveglianza bancaria. Seguirà la riunione dell’Eurogruppo che analizzerà i risultati del buyback greco e discuterà del piano cipriota. Nelle giornate di giovedì e venerdì si terrà la riunione dei capi di stato e governo. Nuovo tema di discussione per queste riunione sarà sicuramente il caso italiano. L’attenzione degli operatori sarà infatti focalizzata sulla crisi politica italiana e sulle ripercussione che questa potrà avere sulla crisi del debito europeo.

Negli Usa listini azionari in lieve rialzo dopo i dati macro sul mercato del lavoro che hanno superato le attese, grazie anche al minore impatto dell’uragano Sandy, come segnalato dal dipartimento del lavoro. Il tasso di disoccupazione a novembre è sceso al 7,7%, parallelamente all’incremento dei lavoratori scoraggiati (+166.000 unità) non computati nella forza lavoro. Allo stesso tempo, i timori determinati dall’incertezza su tempi e modalità di risoluzione del tema del fiscal cliff, si è riflesso sulla fiducia dei consumatori: la lettura preliminare del dato di dicembre effettuata dall’università del Michigan, si è posizionata ai minimi dallo scorso agosto, a causa principalmente del peggioramento dell’indice prospettico. In settimana attesa l’ultima riunione Fed dell’anno, che sarà seguita dalla conferenza stampa di Bernanke.

Valute: euro in deprezzamento vs dollaro, in scia al calo dei listini azionari europei. Il cross euro dollaro è in area 1,29, il livello di supporto passa da 1,287-1,28 mentre quello di resistenza ad 1,295. Secondo la CFTC, gli speculatori hanno ridotto l’ammontare delle posizioni che puntano ad un calo del cross, portandolo ai minimi dal settembre 2011. Yen stabile vs dollaro nonostante la recessione tecnica nel paese alla luce della revisione della variazione trimestrale annualizzata del Pil nel secondo trimestre (portata al -0,1% dal +0,1%). Verso euro si sta assistendo stamani ad un lieve apprezzamento dello yen con il cross che continua a collocarsi sopra il supporto 106. Il successivo passa da 105,25, la resistenza per oggi passa da area 107.

Secondo la CFTC, gli speculatori continuano ad aumentare le posizioni nette che puntano ad un deprezzamento dello yen vs dollaro, portandole sui massimi dall’agosto 2007. Yuan cinese in lieve deprezzamento vs dollaro sulla scia di dati macro contrastati sul lato della crescita a novembre: produzione industriale e vendite al dettaglio migliori delle attese, esportazioni molto al di sotto delle attese sebbene in crescita su base annua.

Materie prime: chiusura di settimana in lieve calo per il greggio Usa, mentre il Brent ha chiuso invariato. Questa mattina si sta assistendo ad un lieve rialzo di entrambi le tipologie. La chiusura di settimana è stata negativa per la maggior parte delle commodity ad eccezione dei metalli preziosi e di alcuni metalli non ferrosi. In calo i cereali e la soia. Olio di palma in lieve rialzo questa mattina nonostante le scorte in Malesia siano salite a novembre al nuovo record.

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