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Banca Giappone stampa moneta per fare acquisti nell’azionario

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TOKYO (WSI) – Nel giro di 30 mesi la Banca del Giappone entrerà in possesso dell’intero mercato dei fondi comuni del paese e, tenuto conto dell’outlook offerto ultimamente, potrebbe presto comprare anche singoli titoli.

A dirlo è Kazuhiko Ogata, chief economist di Credit Agricole per il Giappone.
“Comprare titoli azionari amplificherebbe il sentiment di mercato propenso al rischio”, favorendo gli asset azionari e accelerando indirettamente la debolezza della moneta.

È possibile che le autorità di politica monetaria ricorrano a tale misura estrema, secondo l’economista. Ogata prevede pertanto un rafforzamento del dollaro sulla divisa nipponica fino a 130 yen entro fine anno. Il valore si confronta con il livello odierno di 120,22.

Dietro al balzo della Borsa di Tokyo visto negli ultimi anni ci sarebbe la mano delle autorità di politica monetaria, che stampando denaro stanno comprando fondi comuni legati all’azionario ormai dal 2010.

Gli acquisti sono aumentati con il passare degli anni e Abe ha fatto pressioni perché le autorità monetarie mostrassero che le sue politiche stavano funzionando, arrivando al punto tale che nel settembre del 2014 la BoJ è arrivata a detenere oltre l’1,5% dell’intera capitalizzazione di mercato di ETF legati all’azionario.

Dopo aver così sorpssato anche Nippon Life, ora nessuno detiene più titoli azionari giapponesi dell’istituto centrale.

Dall’autunno del 2014 la liquidità è però in caduta libera in Giappone. La banca centrale della terza economia al mondo non ha ancora accettato che le misure accomodanti straordinarie non hanno avuto le conseguenze sperate.

Il fatto che la BoJ stia comprando tutti i bond possibili immaginabili non viene ancora citata dall’istituto come la causa principale dell’impatto negativo che le sue azioni tanno avendo sulla liquidità, ma per lo meno viene inserita nell’elenco delle ragioni che “potrebbero essere” all’origine del fenomeno.

La cecità delle autorità in questo frangente ha anche spinto all’ammutinamento di uno dei suoi membri più ‘falchi’, che non vuole più sentirsi tra i responsabili degli effetti artificiali e in certi casi deleteri provocati dal programma di Quantitative Easing.

La perdita di liquidità, secondo la BoJ, “potrebbe essere influenzata dal forte calo dei rendimenti a lungo termine, dai tassi a breve e medio termine che più o meno in contemporanea sono passati in negativo; dai cambiamenti strutturali dei mercti, dal piano di acquisto di bond e dalle modifiche alle strutture di regolamentazione finanziarie”.

(DaC)