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Banca Etruria: processo ai vertici, 22 assolti e un condannato

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La vicenda giudiziaria degli ex vertici di Banca Etruria, imputati a vario titolo per bancarotta fraudolenta o semplice, si conclude in primo grado con 22 assoluzioni e una sola condanna.
Nel 2015 la banca toscana era stata al centro di un decreto governativo per il salvataggio dei correntisti, che però non ostacolò l’azzeramento degli investimenti di azionisti e obbligazionisti junior, rimasti vittime di una gestione clientelare dell’erogazione del credito. Una condotta che, secondo l’accusa, avrebbe portato la banca sull’orlo del fallimento. Nel novembre 2015 Etruria finì in liquidazione coatta amministrativa e, nel febbraio dell’anno successivo, fu dichiarata l’insolvenza.

Banca Etruria, il processo

I protagonisti di quella vicenda, però, non hanno ricevuto alcuna condanna nell’ambito del processo celebrato presso il Tribunale di Arezzo, con l’eccezione di Alberto Rigotti, ex consigliere di amministrazione, cui sono stati inflitti sei anni di reclusione per bancarotta. Per gli altri nomi illustri coinvolti, come Lorenzo Rosi (ex presidente dell’ultimo Cda), Natalino Guerrini, Giovanni Inghirami, la sentenza è stata di assoluzione. L’accusa aveva chiesto la condanna per tutti gli imputati, con pene comprese fra gli uno e i sei anni.

Le parti civili coinvolte hanno già annunciato il ricorso contro le sentenze assolutorie: “Ci sono persone che sono andate in dialisi, che hanno avuto infarti e ora si ritrovano con questa sentenza. Lo Stato resta latitante le persone continuano a soffrire. Valuteremo per l’appello”, ha dichiarato il legale di parte civile Riziero Angeletti.

In un giudizio precedente, celebrato con rito abbreviato nel gennaio 2019, erano stati condannati l’ex presidente Giuseppe Fornasari (5 anni), l’ex direttore generale Luca Bronchi (5 anni) l’ex vicepresidente Alfredo Berni (2 anni e 6 mesi) e l’ex consigliere Rossano Soldini (un anno e 6 mesi).

Estraneo al processo arrivato oggi a sentenza era l’ex vicepresidente Pier Luigi Boschi, padre dell’ex ministro Maria Elena Boschi, la cui posizione era già stata archiviata nella fase preliminare delle indagini sia per bancarotta fraudolenta sia, nell’agosto 2020, per bancarotta semplice.