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Attentato a Berlino, killer ucciso a Milano

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MILANO (WSI) – Anis Amri, l’uomo responsabile dell’attentato di Berlino che ha visto un tir lanciarsi dritto sulla folla accorsa ai mercatini di Natale uccidendo 12 persone e facendo una cinquantina di feriti, sarebbe stato ucciso a Sesto San Giovanni. Amri, che ha compiuto 24 anni il 22 dicembre, è morto il giorno dopo il suo compleanno.

Il ragazzo di origini tunisine, con un passato da delinquente che li è valso anche il carcere a Palermo, sarebbe stato fermato per un controllo formale dalla polizia in piazza Primo maggio stanotte e pare abbia estratto poi una pistola sparando sugli agenti che hanno risposto al fuoco uccidendolo. Un agente, Cristian Movio, è rimasto ferito nella sparatoria.

Il ministro degli Interni Marco Minniti ha confermato l’identità dell’uomo ucciso dalle forze dell’ordine: si tratta proprio dell’uomo ricercato dalle autorità tedesche per la strage del 19 dicembre compiuta nelle vie dello shopping nei pressi della chiesa Kaiser Wilhelm Memorial. A ucciderlo è stato Luca Scatà, originario di Canicattinini, in provincia di Siracusa.

Un breve video pubblicato sul sito della rivista Panorama, che mostra le immagini dei poliziotti al buio intorno a un’area delimitata chiusa al pubblico, fa pensare che la sparatoria sia avvenuta poco prima dell’alba.

Ieri quattro persone sono state arrestate in Germania in connessione agli attentati di Berlino. La Germania aveva provato a deportare Amri, un richiedente d’asilo la cui domanda era stata respinta dalle autorità tedesche.

Attentato Berlino
Il killer 24enne tunisino autore della strage a Berlino.

Amri, piccolo delinquente diventato attentatore

Amri aveva lasciato la Tunisia nel 2011, in un periodo di cambiamenti e caos nel suo paese dopo la Primavera Araba. Il ragazzo, allora nemmeno ventenne, è sbarcato in Italia, all’isola siciliana di Lampedusa dove si era iscritto a scuola prima di rendersi protagonista di episodi violenti o di piccola delinquenza. Forse è in carcere che è incominciato il suo processo di radicalizzazione.

La sua sembra la classica storia – purtroppo già letta in altri casi di attentatori – della radicalizzazione progressiva di un giovane delinquente migrante in Europa. Dieci giorni prima dell’attentato sanguinario, Anis Amri aveva chiamato il fratello Walid per dirgli che aveva l’intenzione di tornare a casa, nella città di otto mila abitanti di Oueslatia, per le vacanze di fine anno e che voleva lanciarsi in un progetto economico nella sua città natale.

Dopo il periodo in prigione in Italia doveva essere espulso in Tunisia, ma è finito in Germania nel 2015. A Palermo era stato condannato a quattro anni per aver provocato un incendio di una scuola. Secondo un vicino della famiglia Asri – dunque secondo la versione dei familiari – l’incendio era stato un atto involontario, causato dal mozzicone di una sigaretta lasciato su un materasso.

Dopo la sua liberazione nel 2015 è stato confinato in un centro di detenzione per essere espulso. Siccome non c’erano documenti disponibili, perché il giovane non è stato riconosciuto dalle autorità tunisine, Asri è stato rimesso in libertà.

È lo stesso scenario che si e prodotto più tardi in Germania, dove il ragazzo si è trasferito nel 2015. La sua domanda d’asilo è stata respinta a giugno del 2016, ma Asri non è stato espulso in Tunisia, sempre per mancanza di documenti riconosciuti. Le autorità tunisine si sono rifiutate per mesi di riconoscere Asri come cittadino del loro paese.

Finito in detenzione provvisoria, Amri è stato poi rimesso in libertà. È a quel punto che i servizi di intelligence hanno perduto traccia del ragazzo, schedato. Quando i documenti sono finalmente arrivati in Germania mercoledì 21 dicembre, era troppo tardi.

Nella città che gli ha dato i natali, a 40 chilometri a ovest della quarta città santa dell’Islam, Kairouan, non era noto per il suo attivismo islamista jihadista. Nel 2008 era stato condannato a un anno di prigione per possesso di cannabis e nel 2011 è stato incriminato per  furto d’auto.