(9Colonne) – Roma, 1 mar – Un’annata all’insegna del “mattone”. Così che si può riassumere il bilancio 2006 del comparto artigiano guardando all’anagrafe delle imprese gestito dalle Camere di Commercio. Il saldo tra le imprese nate e quelle cessate nei dodici mesi del 2006 è stato di 10.464 unità (nel 2005 era stato di oltre 15mila), pari ad una crescita annuale dello 0,71% (era stato l’1,04% l’anno precedente). Senza il contributo del settore delle costruzioni, però, la differenza tra nuove imprese e imprese cancellate sarebbe stato di segno pesantemente contrario: la crescita, infatti, è concentrata quasi esclusivamente nel settore edile, cresciuto in dodici mesi del 3,55% (+19.222 imprese). A determinare il rallentamento del tasso di crescita complessivo rispetto all’anno precedente sono state le cessazioni, cresciute di oltre 4mila unità rispetto all’anno precedente (110.875 nel 2006 contro le 106.187 del 2005), mentre è rimasto elevato e sostanzialmente stabile il numero delle iscrizioni (poco più di 121mila). Sardegna (1,43%) e Lazio (1,26%) le regioni che mettono a segno la crescita più consistente in termini relativi, seguite a pari merito (1,14%) da Emilia Romagna e Abruzzo. In valore assoluto, l’aumento maggiore si è registrato in Lombardia (+1.847 imprese), Emilia Romagna (+1.684) e Piemonte (+1.284). La capitale degli artigiani resta saldamente Reggio Emilia, dove quasi il 40% delle imprese è artigiano. Questi i dati più significativi che emergono dall’indagine resa nota oggi da Unioncamere sulla base di Movimprese, la rilevazione periodica sulla natimortalità delle imprese artigiane condotta da InfoCamere (la società consortile di informatica delle Camere di Commercio).
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