
Le turbolenze che stanno caratterizzando i mercati finanziari hanno coinvolto anche alcune materie prime come il caffè con i prezzi che sono saliti sul listino di New York fino a 4,38 dollari alla libbra, sui massimi degli ultimi 70 anni. Con Andrea Illy, presidente dell’omonimo gruppo che sta guardando con interesse anche uno sbarco a Piazza Affari, abbiamo cercato di capire cosa sta succedendo a questa importante soft commodity e quali saranno i contraccolpi sui prezzi di una delle più amate abitudini degli italiani.
Illy, a cosa è dovuto il rialzo delle quotazioni del caffè sui mercati internazionali?
A favorire la corsa dei prezzi del caffè stanno contribuendo soprattutto gli acquisti in ottica speculativa. Il 70% degli scambi su questa soft commodity è realizzato da operatori non del settore, quindi da persone interessate di più alla speculazione che all’andamento della materia prima. Ad attirare le ondate di acquisti hanno contribuito soprattutto le conseguenze del cambiamento climatico. L’effetto clima ha compromesso il raccolto nei due Paesi produttori più importanti al mondo. In Brasile ci sono state piogge di una intensità mai vista, mentre il Vietnam è stato colpito dalla siccità. In minima parte ha contribuito anche la parziale chiusura del Canale di Suez che provoca un aumento dei costi di trasporto.
Quindi i rialzi proseguiranno anche nei prossimi mesi?
Difficile dirlo. Sulle previsioni dei prossimi raccolti diffuse dal Dipartimento dell’agricoltura americana e dalla brasiliana Conab c’è parecchia opacità soprattutto sull’ammontare delle scorte presenti nei magazzini. Al momento attuale per il 2025 è previsto per il caffè un sostanziale equilibrio tra domanda e offerta mentre per il 2026 è stimato un eccesso di produzione. Rimane comunque uno scenario preoccupante sul lungo termine visto che non sono da escludere ulteriori incidenti metereologici.
I rialzi dei produttori si sono già trasferiti completamente sui consumatori finali o sono attesi ulteriori rialzi?
I rialzi delle quotazioni della materia prima sono stati assorbiti nei vari passaggi nella lunga filiera che arriva al consumatore finale. Pertanto sono da attendersi ulteriori rialzi per la tazzina al bar visto che gli attuali livelli di prezzo non riflettono l’effettivo valore.
I prezzi attuali in Italia risentono della frammentazione della distribuzione articolata su oltre 130 mila bar in concorrenza tra loro. Per un prodotto offerto in una tazzina di porcellana e non in un bicchiere di carta in un locale self service il prezzo dovrebbe essere sicuramente superiore a quello attuale. C’è poi da considerare anche il fatto che la produzione è frammentata tra una miriade di micro produttori in concorrenza fra loro nei Paesi in via di sviluppo. Il prezzo dovrebbe salire anche per garantire a questi agricoltori condizioni di vita dignitose.
Che effetto potranno avere eventuali dazi da parte dell’amministrazione Usa sulla vostra attività?
Non sappiamo ancora se il caffè sarà una delle categorie merceologiche su cui verranno imposti dei dazi da parte della Casa Bianca, però è ovvio che noi abbiamo iniziato a pensarci già da diverso tempo, visto che il presidente Trump aveva annunciato questa intenzione anche in passato. Per ridurre l’impatto di eventuali tariffe sulle produzioni europee stiamo valutando la possibilità di aprire uno stabilimento negli Stati Uniti per rifornire il mercato locale.
Quello americano è un mercato molto importante per noi visto che lì registriamo il 20% del nostro giro d’affari e rappresenta il nostro secondo mercato alle spalle di quello italiano.
L’articolo integrale è stato pubblicato sul numero di aprile 2025 del magazine Wall Street Italia. Clicca qui per abbonarti.