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Amundi parte con il piede giusto nel 2025, superando le attese del mercato e confermando la propria solidità in un contesto valutario sfavorevole. Il colosso europeo della gestione del risparmio, controllato da Crédit Agricole, ha annunciato una raccolta netta di 31 miliardi di euro nel primo trimestre, ben oltre i 26,7 miliardi previsti dagli analisti secondo il consensus compilato dal gruppo. Si tratta del miglior dato registrato dal 2021.
Amundi: i risultati del primo trimestre 2025
Il dato riflette una forte dinamica di crescita soprattutto sul fronte degli attivi medio-lungo termine (escluse le joint-venture), che hanno segnato un nuovo record a 37 miliardi di euro. A fare da traino è stato un mandato indicizzato ESG da 21 miliardi con The People’s Pension nel Regno Unito. Il resto della raccolta proviene per 10 miliardi di euro dalla gestione passiva (ETF in primis) e per 6 miliardi dalla gestione attiva.
Alla fine di marzo 2025, il totale degli asset in gestione ha raggiunto quota 2.247 miliardi di euro, in aumento del 6% su base annua ma solo dello 0,3% rispetto a fine 2024. A frenare la crescita, un impatto valutario negativo da 26 miliardi di euro, causato dall’indebolimento di dollaro e rupia indiana rispetto all’euro.
Durante una conferenza con la stampa, la direttrice generale Valérie Baudson ha ridimensionato le preoccupazioni legate alla volatilità dei mercati:
“L’attuale volatilità non rappresenta una fonte di preoccupazione per noi. Amundi resta un consolidatore naturale del mercato”, ha dichiarato. E ha aggiunto: “Constatiamo che la dinamica della raccolta resta invariata. In Francia, ad esempio, osserviamo una raccolta particolarmente forte nell’assicurazione vita, legata al livello dei tassi”.
Il gruppo ha però segnalato che, in corrispondenza dei minimi dei mercati europei toccati l’8 aprile, gli asset (escluse le JV) erano scesi del 3% rispetto alla fine del primo trimestre, e del 2% al 25 aprile.
Risultati solidi e focus sulla difesa
Sul fronte dei conti, l’utile ante imposte è cresciuto dell’11% annuo, attestandosi a 458 milioni di euro, mentre l’utile netto rettificato di competenza del gruppo è pari a 303 milioni di euro, in linea con le attese degli analisti ma in lieve calo rispetto ai 318 milioni dello stesso periodo del 2024.
Tra gli oneri straordinari, pesa il contributo fiscale eccezionale previsto in Francia dal progetto di legge finanziaria 2025: per Amundi ha comportato un costo di 46 milioni di euro nel trimestre, che dovrebbe salire a 72 milioni sull’intero anno.
Guardando al futuro, il gruppo punta all’ottimizzazione dei costi per 30-40 milioni di euro a partire dal 2026, per finanziare investimenti strategici e rafforzare i suoi pilastri di crescita.
Baudson ha anche anticipato che prima dell’estate verranno lanciati nuovi fondi sia attivi che passivi in formato ETF, dedicati all’investimento nella difesa europea. Attualmente Amundi gestisce già 10 miliardi di euro in questo comparto, attraverso un fondo tematico lanciato due anni fa.
Per finanziare i futuri investimenti e accelerare il ridispiegamento delle nostre risorse verso i pilastri della crescita, ci poniamo l’obiettivo di ottimizzare i costi per 30-40 milioni di euro, a partire dal 2026 (…) Prima dell’estate lanceremo altri fondi in gestione attiva e passiva sotto forma di ETF per permettere ai nostri clienti di investire nella difesa europea.