Economia

A chi serve il contante?

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E’ accesa la polemica in merito alla novità introdotta dalla legge di bilancio del governo Meloni che prevede con decorrenza 1° gennaio 2023 l’aumento della soglia massima di utilizzo del contante nelle transazioni a 5 mila euro.

Uso contante: la diatriba tra Bankitalia e governo

A rivelare le criticità è stata Banca d’Italia tramite Fabrizio Balassone, Capo del Servizio Struttura Economica del Dipartimento Economia e Statistica di via Nazionale nel corso di un’audizione alla Camera sulla manovra.

“Contrariamente a quanto avvenuto complessivamente negli ultimi anni”, i nuovi interventi del governo in materia di strumenti di pagamento “vanno nella direzione di agevolare l’utilizzo del contante, mentre in alcuni paesi tra i quali la Germania non è prevista alcuna soglia massima per l’ammontare delle transazioni in contanti e in altri sono previsti tetti inferiore a quello indicato nel disegno di legge: 500 euro in Grecia, 1000 euro in Francia e Spagna e 3000 euro in Belgio”.

In sostanza Bankitalia sostiene che “come già ricordato in passato, i limiti all’uso del contante, pur non fornendo un impedimento assoluto alla realizzazione di condotte illecite, rappresentano un ostacolo per diverse forme di criminalità e di evasione“. In particolare, negli ultimi anni sono emersi studi (anche condotti dalla stessa Bankitalia) “che suggeriscono che soglie più alte favoriscano l’economia sommersa”, intendendo per tale qualsiasi attività economica avente la caratteristica di sfuggire all’osservazione statistica.

La premier Giorgia Meloni difende strenuamente la sua manovra sostenendo che “abbiamo aumentato il tetto al contante perché il tetto al contante sfavorisce la nostra economia perché siamo in un mercato europeo e, in un mercato europeo, il tetto al contante ha un senso se ce l’hanno tutti”. E ha aggiunto:

“È falso che la possibilità di utilizzare moneta contante favorisce l‘evasione fiscale in primo luogo, come dice bene la guardia di finanza, uno che vuole evadere evade comunque; ma soprattutto perché per paradosso più è basso il tetto al contante e più si rischia evasione perché siccome i contanti io posso averli in casa per svariati motivi e, se non li posso spendere legalmente, tenderò a farlo in nero. Quindi più abbassi il tetto al contante più favorisci l’evasione, più fai salire il tetto al contante meno favorisci l’evasione”.

I rilievi dell’UPB

Dati alla mano, è l’Ufficio Parlamentare di bilancio che elaborando i dati sul campione italiano del report “Study on the use of cash by household” della Bce e quelli della “Relazione sull’economia non osservata e sull’evasione fiscale e contributiva” allegata alla Nadef sostiene che dove maggiore è l’uso del contante, maggiore è l’economia sommersa. Confermando così le parole di Bankitalia.

I dati dimostrano anche che le regioni italiane dove l’utilizzo del contante è più diffuso sono proprio quelle in cui si stimano i maggiori livelli di evasione dell’Iva, l’imposta sul valore aggiunto e sono Calabria e Campania.

All’opposto si trovano Lombardia (meno dell’11% di economia non osservata e un utilizzo del contante in valore tra il 55% e il 60%), il Friuli Venezia Giulia (poco sopra l’11% di economia non osservata e meno del 60% di utilizzo del contante) e l’Emilia Romagna (circa il 12% e sotto il 65%). Il documento Upb cita quindi la letteratura economica, “pressoché concorde nel sostenere che l’aumento dei pagamenti in contanti possa comportare un incremento dell’evasione”

Quanto vale l’evasione fiscale in Italia

Nel nostro Paese l’ammontare dell’evasione fiscale, secondo recenti stime, è pari a circa 80 miliardi di euro all’anno e parte di questa cifra sarebbe riconducibile all’evasione di imposte dirette e parte al lavoro nero e anche all’economia sommersa.

In genere però il fisco italiano fa ancora molta fatica a recuperare l’evasione che rimane uno dei problemi cronici per l’Italia visto che l’ammontare delle tasse non riscosse ha sfondato il tetto dei 1.100 miliardi di euro.

I numeri sono quelli indicati direttamente dal direttore dell’Agenzia delle Entrate Enrico Maria Ruffini nel corso di un question time alla Camera rispondendo alle domande dei parlamentari della commissione sul federalismo fiscale.

“Il magazzino dei crediti non riscossi attualmente ha sfondato il tetto dei 1.100 miliardi di euro. All’aumento del magazzino ha contribuito l’assorbimento del magazzino riscossione Sicilia. Il Magazzino è in continuo aumento ed è ingestibile.
E’ un magazzino unico al mondo. Nessuno tiene un magazzino di 22 anni di crediti non riscossi. Si fanno delle scelte. E’ dal 2015 che il Parlamento è informato. Un magazzino così non può essere gestito”

In pratica dice Ruffini nel magazzino entrano 70 miliardi di crediti da riscuotere e ne escono meno di 10 miliardi di crediti riscossi. Così allo stato attuale, dice Ruffini, il magazzino ha circa 130.140 milioni di cartelle con 16 milioni di cittadini iscritti a ruolo.