Economia

TIM: Vivendi ed Elliott salgono sul ring il 4 maggio

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MILANO (WSI) – Tiene con il fiato sospeso la querelle tra il gruppo francese Vivendi, primo azionista di Tim e il fondo americano Elliott guidato da Paul Singer, titolare di una quota dell’8,8 per cento.

Il Tribunale di Milano ieri ha accolto il duplice ricorso d’urgenza del cda di Telecom e di Vivendi  contro la decisione del collegio dei sindaci di integrare l’ordine del giorno dell’assemblea di oggi con la richiesta del fondo americano Elliott di revocare e sostituire sei consiglieri francesi con altrettanti italiani. Secondo il giudice civile Elena Riva Crugnola, la presentazione di dimissioni in blocco dei consiglieri Tim non è “palesemente ingiustificata” e “neppure pare essere univocamente diretta a perseguire un intento di danno”, nei confronti di Elliott.

L’unico effetto prodotto dalle dimissioni è stato quello di comportare la sostituzione dell’intero cda, scrive nella sentenza il giudice. Così i due argomenti di cui Elliott ha richiesto la trattazione (revoca di amministratori e nomina di sei consiglieri) non saranno discussi. L’assemblea di oggi si tiene così con l’ordine del giorno originale, mentre il rinnovo del cda sarà all’ordine del giorno dell’assemblea del 4 maggio.

Dopo questa sentenza, la conta dei voti all’interno del board di Tim tra Elliott e Vivendi è rinviata al 4 maggio prossimo quando si dovrà rinnovare l’intero cda. Due le liste che si sfideranno entrambe di maggioranza e ognuna con 10 candidati. Vivendi parte da una posizione di vantaggio con una quota del 23,9%, mentre Elliott può contare sul 13,7% potenziale. Da capire il ruolo della Cassa Depositi e Prestiti con il recente 4,78 per cento. Immediata la reazione di Elliott:

“E’ solo democrazia ritardata, non democrazia negata. Gli azionisti di Tim avranno comunque l’opportunità di esprimere la loro volontà nell’assemblea straordinaria del 4 maggio”.

Intanto è notizia di poco fa data da France Press, il fermo nei confronti del patron di Vivendi, Vincent Bollorè con l’accusa di corruzione legata a precedenti attività svolte in Africa.