Società

Sanità pubblica a pezzi: nel 2015 rosso da un miliardo

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ROMA (WSI) – Un paziente in gravi condizioni: così appare la sanità pubblica italiana che deve fare i conti con macchinari vecchi e obsoleti e cure mediche salvavita troppo costose. A rendere questa triste e reale fotografia della sanità in Italia è stata la Corte dei Conti che segnala un 2015 in profondo rosso con un buco nel bilancio di 1 miliardo.

Per Francesco Longo, economista sanitario della Bocconi, come riporta La Stampa, la soluzione è quella di “portare il livello di finanziamento al livello dei paesi europei con i quali dovremmo confrontarci”.

“Come la Germania, dove laspesa sanitaria pubblica è di 2500 euro a cittadino contro i nostri 1800. Di miliardi in più, secondo l’economista, ne occorrerebbero 10.”

Buco che non permette ai nostri ospedali di essere all’avanguardia e non potersi perciò “permettere” quei macchinari salvavita come quelli per la radioterapia per i pazienti oncologici che costano e dai 2 ai 6 milioni di euro o quei nuovi farmaci d’Oltreoceano contro Aids, tumori, Alzheimer e altre gravi malattie che costano in media 100 mila euro a ciclo terapeutico.

Ma le contraddizioni ci sono: nei nostri ospedali come racconta un recente rapporto di Agenas, l’agenzia per i servizi sanitari regionali, si preferisce spendere soldi per aprire e mantenere reparti con più medici che pazienti, piuttosto che acquistare nuovi macchinari. Il risultato è che nelle corsie stazionano 6400 apparecchiature diagnostiche obsolete, con il 72% dei mammografi e il 76% dei sistemi radiografici con più di 10 anni di funzionamento, come rivela Assobiomedica.

Una situazione grave a cui si aggiunge secondo l’Aifa, l’agenzia italiana del farmaco, lo sforamento pari a 1 miliardo e 700 milioni di euro nella spesa farmaceutica ospedaliera, quella dove si ritrovano i medicinali più innovativi e costosi. Anche qui però non mancano le contraddizioni visto che, vuoi per abitudine, vuoi per diffidenza, gli italiani continuano ancora a voler acquistare medicinali di marca, affidandosi alla griffe, spendendo in un anno 1 miliardo di euro per pagare la differenza di prezzo tra il generico e la pillola di marca.

Un welfare a pezzi insomma in cui a patire di più sono i deboli, gli ammalati e anche i disabili di cui, secondo uno studio della Bocconi, l’80% dei 2 milioni e mezzo vive oggi senza assistenza domiciliare.