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Derivati: 700 trilioni, cioè 10 volte il Pil mondiale

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Il valore nozionale dei derivati mondiali ha superato l’astronomica cifra di 700 trilioni di dollari, secondo l’ultima rilevazione (2011) della Banca dei Regolamenti Internazionali, ovvero piu’ di 10 volte quello che il Fondo Monetario Internazionale riporta essere il PIL mondiale nello stesso anno (65 trilioni di dollari). Come dire che esistono circa 100,000 dollari di derivati per ogni abitante del pianeta. Per questo anni fa Warren Buffett li defini’ “armi di distruzione di massa”.

L’offerta di derivati è nelle mani di un ristrettissimo numero di banche d’affari: l’ Office of the Currency Comptroller riporta che nell’ultimo trimestre dell’anno scorso le 5 maggiori banche globali (JP Morgan Chase, Bank of America, Morgan Stanley, Goldman Sachs e HSBC) detenevano il 95.7% dei 230.8 trilioni di dollari di valore nominale lordo in contratti derivati. Tale concentrazione e’ in aumento rispetto al 2009, quando 5 banche contavano per l’80% del mercato dei derivati.

I derivati spostano semplicemente il rischio ma non lo eliminano a livello aggregato. Quando una controparte in uno scambio di derivati guadagna un’altra ha una perdita corrispondente e tale perdita può portarla al fallimento. Con i derivati il rischio finanziario sistemico aumenta in quanto essi fanno salire la leva e generano una catena di relazioni tra più partecipanti dove ciascuno di essi deve essere in grado di adempiere alle proprie obbligazioni pena l’impossibilità di adempiere da parte di tutti.

Il collasso di Lehman Brothers nel settembre del 2008 e la necessita’ di salvare il gruppo assicurativo AIG subito dopo hanno evidenziato quanto importante sia il rischio sistemico insito nei derivati e come esso possa portare a un cantagio immediato e dalle conseguenze catastrofiche per il sistema finanziario globale.

Considerato l’effetto potenzialmente devastante del mercato dei derivati, diversi Paesi hanno manifestato la volonta’ di riformarlo, ma tale processo e’ ostacolato sia dalla difficolta’ di coordinamento tra i vari organi di regolamentazione a livello internazionale, sia dalla reticenza delle banche a essere assoggettate a un maggiore controllo e a rendere tale mercato piu’ trasparente.

In assenza di una rapida e incisiva azione per minimizzare il rischio sistemico nel mercato dei derivati e’ solo questione di capire quale sara’ il prossimo evento che inneschera’ quella che da piu’ parti ormai viene definita la “bomba a orologeria” dei derivati.