Economia

Anche nel 2017 italiani festeggeranno “tax free day” il 19 giugno

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NEW YORK (WSI) – Nel calendario 2017, come in quello dello scorso anno, il tax freedom day ovvero il giorno della” liberazione dalle tasse” si celebrera’ il 19 giugno. Solo dal giorno dopo, ovvero dopo 170 giorni di lavoro, gli italiani potranno intascare realmente i frutti del proprio lavoro.

Sono i calcoli del Corriere.it secondo cui agli operai serviranno un po’ meno, ovvero 130 giorni per portare a termine la loro personale corvée tributaria. Per loro, infatti, il giorno della libertà dall’erario sarà l’11 maggio, mentre nel 2016 era il 10.

Secondo le stime, la pressione tributaria complessiva dovrebbe passare dal 42,6 al 42,3%: una diminuzione troppo lieve per alleviare la pesantezza del fisco sui budget delle famiglie italiane. Tuttavia anche se circa 7 miliardi di euro dovrebbero essere risparmiati, i miglioramenti per le famiglie, non ci sono.

Nel dettaglio, un italiano lavorerà 86 giorni per pagare l’Irpef, 34 giorni per i contributi, 26 per l’Iva, 13 giorni per le imposte locali, 9 per le accise e 2 per le altre imposte. In totale, dunque, un italiano lavora 170 giorni per pagare tasse e tributi, avendo poi a disposizione 195 giorni per se stesso.

Come si nota, a pesare maggiormente sulle tasche degli italiane è l’imposta sul reddito delle persone fisiche, cioè le tasse che si pagano su ciò che si guadagna. Cioè sul lavoro.

“Ma come si spiega questo paradosso; pressione tributaria che scende e schiavitù fiscale che resta invariata? I tagli effettivi alle aliquote hanno interessato solo le imprese con l’Ires che scende dal 27,5% al 24% (e con l’arrivo della nuova Iri per le imprese individuali e società di persone, aliquota del 24%), mentre nessun intervento è stato fatto sul fronte dell’Irpef. In autunno, mentre fervevano le opere nel grande cantiere della legge di Stabilità, si era parlato di possibili tagli alle aliquote ferme da 10 anni (quando al governo c’era Prodi) a partire dal 2018, ma nessun impegno ufficiale è stato preso. E bisognerà vedere se il governo Gentiloni continuerà sulla strada che voleva percorrere l’esecutivo Renzi. Un vero e proprio tabù quello delle aliquote Irpef che nessuno dei cinque premier succeduti a Prodi è stato in grado di scalfire” si legge nell’articolo del Corriere.it.