Investire nei paesi emergenti: perchè è fondamentale

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Articolo di Roberta Porreca, consulente finanziario di Roma

 Un anno di pandemia di coronavirus, dalla quale ancora non siamo usciti, ha messo in ginocchio, nel 2020, tutte le economie mondiali. Ci sono però Paesi che, lo dicono molti analisti, nei prossimi anni, quelli della ripresa economica, cresceranno di più e meglio rispetto alle potenze “tradizionali” come Stati Uniti ed Europa. Caratteristiche demografiche favorevoli, aumento dei consumatori, digitalizzazione e una maggiore attenzione all’ambiente stanno rendendo questi mercati più attraenti per gli investitori.

Uno su tutti, la Cina: nel 2020 l’economia cinese è cresciuta del 2,3%, il mercato azionario ha chiuso con guadagni che hanno superato il 20% e le previsioni per il 2021 sono all’insegna dell’ottimismo: una crescita della domanda interna, di un settore sanitario che è riuscito a fronteggiare velocemente la pandemia, una maggiore attenzione all’ambiente e lo sviluppo velocissimo di nuove tecnologie come il 5G fanno da traino a questo trend positivo.

Sì perché in un Paese dove i cosiddetti “Millennials” sono in crescita, i consumi aumentano, soprattutto quelli legati alle tecnologie ma anche ad alcuni beni di lusso. Il tutto inserito in una cornice in cui la spesa sanitaria cresce e in cui la sfida dei cambiamenti climatici viene affrontata molto diversamente rispetto agli anni passati, con più consapevolezza anche puntando sullo sviluppo delle energie pulite e quindi sulla decarbonizzazione.

Ecco perché, oggi, se nel portafoglio di un nostro cliente non viene introdotto almeno un prodotto di un Paese Emergente e in particolare della Cina, significa che, in qualità di consulenti finanziari, non stiamo capendo nulla dei mercati.

Se è vero, infatti, che la pandemia è arrivata proprio dalla Cina, è vero anche che questo Paese uscirà dalla crisi economica ad essa legata molto prima di tante economie avanzate. Le previsioni di crescita della Cina nel post-pandemia sono del doppio rispetto, ad esempio, alla prima potenza mondiale, gli Stati Uniti. Le obbligazioni dei Paesi Emergenti o le azioni cinesi sono perciò il fiore all’occhiello delle maggiori case di investimento, dei “brand” più importanti e prestigiosi, e sono i prodotti che in futuro saranno più appetibili anche grazie ai numeri dell’inflazione e dei consumi in questi Paesi.

Ecco un breve ma significativo esempio: non tutti conoscono Alibaba. Alibaba, multinazionale cinese, è la più grande piattaforma di e-commerce che fa riferimento al mondo orientale. È, per intenderci, il gemello orientale di Amazon. Alibaba fattura quattro volte più di Amazon con gli stessi tempi e gli stessi percorsi.

Ciò rende l’idea di quanto sia importante, a livello di investimenti, guardare anche fuori dal mondo occidentale per esplorare nuovi orizzonti: parlo spesso della Cina perché è la potenza più grande, ma quando si parla di Paesi Emergenti si intendono anche realtà come la Cambogia, la Malesia, l’Indonesia. Tutti Paesi che in futuro registreranno un aumento del Prodotto interno lordo molto significativo: fino al 2025 la Cina, infatti, lo triplicherà.

Non dimentichiamoci, poi, del Giappone, che pur non è annoverato tra i Paesi Emergenti: investire anche qui può essere una buona opzione. Insomma, per il benessere del nostro patrimonio e quindi del nostro portafoglio investimenti, è fondamentale avere prodotti di questi Paesi.

Ovviamente – e questo dipende da come la normativa Mifid incide su un determinato cliente – si decide volta per volta se i prodotti migliori su cui puntare siano azioni o obbligazioni. L’importante, se il consulente è attento all’andamento dei mercati, è che il cliente abbia una quota del proprio patrimonio investita o nei consumi o nel debito cinese: una scommessa premiante che, analizzati i rischi che tutti i mercati comportano, porterà sicuramente vantaggi.

 

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