Investimenti: i tre temi da monitorare nel 2022

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di Sergio Malizia*

Investimenti 2022, le strategie per affrontare inflazione, geopolitica e pandemia

Il 2021 si è chiuso con i mercati sui massimi, l’inflazione sui massimi dal 1982 e un numero record dei casi di Covid. Questi tre dati letti così possono disorientare, ma se si analizzano è possibile comprenderli meglio. I mercati finanziari, ad eccezione dei mercati emergenti, hanno goduto di sostenuti utili societari a fronte di un’importante domanda dei consumatori, malgrado i forti rialzi dei costi per la produzione, causati dal notevole aumento delle materie prime e dei costi dell’energia.
L’inflazione è balzata ai massimi degli ultimi 40 anni, ma a questo balzo non ha corrisposto un rialzo dei tassi, cresciuti moderatamente sino all’1,80% per il Treasury Usa a 10 anni, con tassi reali negativi di circa 5 punti percentuali ed un impatto sulle retribuzioni al netto dell’inflazione. Inoltre, la pandemia con la nuova variante Omicron fa meno paura.

 

Investimenti: lo sguardo sul 2022

È probabile che il 2022 sia un anno contrassegnato dalla volatilità, la quale può essere innescata da molteplici cause, tra queste mi concentro in particolare sull’inflazione, la geopolitica e la pandemia.

Il tema dell’inflazione vede ancora proseguire il tormentone tra chi la ritiene transitoria e chi strutturale, ma vi è un largo consenso nel ritenere che essa nei prossimi mesi scenderà e questo sicuramente non potrà che fare bene sia alle obbligazioni sia alle azioni. La Federal Reserve, dopo le esperienze vissute nel 2013 e nel 2018, difficilmente ripeterà lo stesso errore di aumentare bruscamente i tassi di interesse. Tuttavia, la Fed presterà grande attenzione all’andamento dei salari, che se dovessero salire eccessivamente, potrebbero inficiare sui guadagni in termini di produttività e ingenerare una spirale inflazionistica.

I latini direbbero ma cui prodest aumentare rapidamente i tassi?  È bene ricordare che il debito mondiale ammonta a 300 trilioni di dollari, di cui circa il 10% è negli Stati Uniti. Qualsiasi rialzo serio dei tassi metterebbe a rischio la stabilità del sistema finanziario mondiale. Inoltre la transizione energetica e la transizione ambientale comporteranno importanti investimenti per le aziende, che dovranno essere incoraggiate da politiche fiscali espansive e da bassi tassi di interesse. La Fed può agire anche non rinnovando i titoli in scadenza o vendendo i titoli (quantitative tightening) acquistati con il quantitative easing. A seconda degli importi interessati, il risultato potrebbe essere uguale all’aumento di uno/due punti percentuali dei tassi.

Il secondo tema riguarda la geopolitica, dove i protagonisti sono soprattutto gli Stati Uniti, la Russia e la Cina per le tensioni su Ucraina e Taiwan. La situazione è complessa e porterà nervosismo su più fronti, fra questi quello delle forniture di energia all’Europa è certamente uno dei più delicati e in grado di generare volatilità sui mercati finanziari.

Infine il terzo tema riguarda la pandemia, oggi non sappiamo ancora se vi saranno altre varianti dopo Omicron, ma ciò a cui si tende nei prossimi mesi è una transizione verso una endemizzazione del virus e un ritorno graduale alla normalità.

 

Meglio una gestione attiva o passiva?

Se la volatilità la farà da padrona, sarà opportuno valutare il tipo di gestione che si vorrà attivare. Nel caso in cui si abbia un approccio passivo, la volatilità sarà una variabile che non comporterà cambiamenti nell’asset allocation pianificata se si ritiene che alla fine dell’anno un portafoglio ben diversificato a livello geografico e tematico, possa offrire un rendimento che risponda alle aspettative condivise per il rischio concordato.

Invece chi mal sopporta la volatilità, in quanto debole di cuore, sarà più propenso all’adozione di una gestione attiva, con la scelta del timing migliore, alquanto difficile.

 

Dinanzi a tassi reali negativi l’unica strada da percorrere, al fine di ottenere rendimenti reali positivi, è costituita dai mercati azionari, con la scelta dei mercati più a sconto e degli asset con maggiori potenzialità, come ad esempio le azioni con un alto dividendo che rispettano i criteri ESG, i quali risultano essere più resilienti alla volatilità. Inoltre, mantenere una parte del portafoglio in liquidità è importante per comprare nei momenti di debolezza di mercato, quando si presenteranno.

 

Per chi desidera osare, inserire l’Asia in un portafoglio diversificato può essere un’opportunità in virtù delle valutazioni a sconto rispetto agli altri mercati finanziari. All’interno di un portafoglio è bene considerare anche investimenti nell’economia reale, che nei prossimi anni potranno dare molte soddisfazioni, grazie anche agli investimenti del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (Pnrr) che permetterà di rilanciare l’economia nazionale attraverso uno sviluppo verde e digitale.

Da sconsigliare invece il “fai da te”, in quanto quando i mercati finanziari sono direzionali può funzionare, ma quando c’è volatilità, ci sono insidie che possono essere superate solo con l’aiuto di un consulente patrimoniale, al fine di raggiungere un obiettivo che almeno superi l’inflazione, in modo da non perdere potere d’acquisto.

 

*La carriera lavorativa di Sergio Malizia

Iscritto all’Albo dei consulenti finanziari dal 1992, ho iniziato la professione nel 1989 in Sanpaolo Invest. Nel 2004 ho acquisito, tra i primi in Italia, la certificazione European financial advisor (Efa) e nel 2019 quella di Consulente patrimoniale. Dal 2004 al 2013 sono stato dirigente di Anasf Sicilia. Dal 2007 sono in Fideuram e tra il 2014 e il 2018 sono stato componente del board della Fondazione Efpa Italia. Ho conseguito diversi master, tra i quali Executive Financial Upgrade Education alla Tanaka Business School-Imperial College London, Contabilità e controllo di gestione e il master in Family Office organizzato dall’Aifo. Nell’anno accademico 1999/2000 sono stato docente al master in Diritto Comparato ed Europeo della Facoltà di Scienze Politiche di Palermo. Appassionato di ciclismo, da sempre mi occupo anche di sociale. Dal 2000 sono socio del Rotary Club Palermo Ovest e dal 1993 al 1996 sono stato presidente dell’Asiama (Associazione siciliana assistenza malati di aids) di cui sono stato socio fondatore.

L’articolo integrale è stato pubblicato sul numero di febbraio del magazine Wall Street Italia

 

 

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